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ITALIA SECONDA AL MONDO DOPO USA PER ROBOT IN SALA OPERATORIA. L'ANALISI DEL PROF. LUCIANO CASCIOLA

Redazione

ITALIA SECONDA AL MONDO DOPO USA PER ROBOT IN SALA OPERATORIA. L'ANALISI DEL PROF. LUCIANO CASCIOLA

Mer, 22/10/2008 - 00:36

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L'Italia seconda al mondo per la chirurgia robotica. Sono stati infatti 1.585 i casi trattati in 29 ospedali italiani nel 2007. A detenere il primato sono gli Stati Uniti che, su 719 sistemi installati nel mondo, ne hanno 545 contro i 119 in Europa. L'Italia supera anche Francia (18 ospedali con un robot in sala operatoria), Germania (13) e Regno Unito (9). Si conferma, dunque, la forte predisposizione del nostro Paese all'innovazione in campo chirurgico. La buona notizia arriva da Luciano Casciola, direttore della struttura complessa di chirurgia generale dell'ospedale San Matteo di Spoleto, in occasione del congresso nazionale della Società italiana di chirurgia (SIC), in corso a Roma e giunto alla sua centodecima edizione. A beneficiare dei robot in sala operatoria saranno “sempre più i pazienti con neoplasie maligne. E' infatti proprio in questo settore – sottolinea Casciola – che vediamo la massima applicazione e sviluppo della chirurgia robotica, tanto da ritenere che in un prossimo futuro la maggior parte degli interventi oncologici possano essere eseguiti attraverso un robot”. La chirurgia robotica consente al medico di praticare un intervento chirurgico manovrando, a distanza, un robot non completamente autonomo ma capace di eseguire manovre comandate e di grande precisione. E' una tecnica entrata in uso nell'ultimo decennio e rappresenta un'evoluzione della chirurgia laparoscopica, la metodica che rende possibile interventi chirurgici all'addome e al torace con piccoli fori cutanei. Rispetto alla chirurgia laparoscopica tradizionale, però, quella robotica presenta alcune differenze importanti. Il chirurgo è distante fisicamente dal campo operatorio e siede a una consolle, dotata di un monitor che proietta immagini 3D, dalla quale comanda il movimento di bracci robotici. A questi vengono fissati i vari ferri chirurgici miniaturizzati – pinze, forbici, dissettori – che un'equipe presente al tavolo operatorio provvede a introdurre nella cavità sede dell'intervento. L'impiego del robot ha il vantaggio di consentire una visione tridimensionale con un'immagine più ferma, e di rendere le manovre più delicate e fini, anche perché gli strumenti chirurgici sono articolati alla estremità del braccio robotico che resta più distanziato dal corpo del paziente rispetto a quanto sia possibile alla mano del chirurgo.”Inoltre – aggiunge Casciola – invece che in piedi al tavolo del paziente, il chirurgo lavora seduto in una posizione ergonomica rendendo meno faticoso anche l'intervento più complesso, con un notevole risvolto in termini di risk management”. “Abbiamo visto – spiega Casciola – che il maggiore vantaggio per il malato consiste nella possibilità di essere sottoposto a interventi a elevata complessità con un approccio mininvasivo, che comporta minime perdite ematiche e una pronta e meno dolorosa ripresa dall'intervento chirurgico. Ciò ha un impatto notevole in quei pazienti con neoplasie maligne che devono essere sottoposti alla chemioterapia dopo l'intervento chirurgico”. Infatti un intervento poco invasivo, quale quello effettuabile con il robot, permette a questi pazienti di iniziare la chemioterapia più precocemente e in migliori condizioni generali, già subito dopo l'operazione. “Nel nostro ospedale di Spoleto è proprio a questo tipo di pazienti che consigliamo un intervento robotico – conferma Casciola – Abbiamo così trattato con successo tumori maligni al fegato, pancreas, stomaco, intestino e apparato urinario riscontrando come la degenza postoperatoria sia notevolmente migliorata rispetto a quella della chirurgia tradizionale, che richiede grosse incisioni cutanee. Le perdite di sangue si sono ridotte così come la necessità di trasfusioni e di analgesici. I pazienti, inoltre, sono stati affidati alle cure dei colleghi oncologi in tempi ridotti rispetto a quanto avveniva in precedenza. E' quindi proprio in questo settore – ribadisce dunque l'esperto – che intravediamo la massima applicazione e sviluppo della chirurgia robotica, tanto da ritenere che in un prossimo futuro la maggior parte della chirurgia oncologica possa essere eseguita attraverso un robot”. Le applicazioni della robotica in campo sanitario non sono, in ogni modo, limitate alla sala operatoria. Dove vi è bisogno di estrema precisione, assicurano gli addetti ai lavori, la robotica e l'informatica sono riuscite a superare i limiti propri della natura umana. In radioterapia, per esempio, è stato recentemente messo appunto un sistema che permette di irradiare e distruggere cellule maligne in zone difficilmente accessibili del corpo umano risparmiando le cellule sane circostanti. Si chiama Cyberknife, e trova il suo maggiore impiego nel trattamento dei tumori cerebrali e del midollo spinale. “La tecnologia informatica che si nasconde dietro CyberKnife è molto avanzata – sottolinea Casciola – Ciò permette una terapia altamente automatizzata, garantendo così una precisione di trattamento del tutto indipendente dalla capacità tecnica del chirurgo. Uno degli aspetti salienti di questa tecnologia innovativa è costituita dal fatto che il sistema CyberKnife compensa i movimenti anche impercettibili del paziente, garantendo così un elevatissimo grado di precisione”. Infine i robot, come tutte le apparecchiature digitali, hanno l'enorme vantaggio di permettere un loro collegamento in rete con la possibilità di interazione a distanza. “E' già realtà il teleconsulto – conclude infatti Casciola – Attraverso di esso un esperto, ovunque si trovi, potrà consigliare il chirurgo alla consolle guidandolo passo dopo passo durante l'intervento. E lo sarà sempre più anche la telechirurgia – conclude – dove un chirurgo esperto potrà operare a distanza in zone inaccessibili del pianeta o anche oltre”. (fonte AdnKronos/Salute)


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