“La discriminazione determinata dall'orientamento sessuale è una tematica molto complessa e delicata, che andrebbe affrontata con serietà aprendo una discussione approfondita con tutti i soggetti coinvolti. Il clima da campagna elettorale, le facili strumentalizzazioni, l'approccio superficiale e ideologico caratterizzano ancora una volta l'approccio della sinistra alle questioni di genere”. Così il capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale, Franco Zaffini, attacca la proposta di legge “Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento sessuale”, firmata dai consiglieri del Partito democratico Mariotti, Barberini e Cintioli.
Per l'esponente di Fratelli d'Italia “le politiche anti-discriminazione vanno sicuramente sancite e perseguite, ma non possono rappresentare un mero veicolo di promozione di un'ideologia di genere. Le differenze vanno riconosciute e tutelate quali diritti individuali inviolabili e vanno anche tollerate nell'ambito del diritto collettivo, ma non possono essere banalmente naturalizzate”.
Zaffini boccia la proposta di legge per le previsioni in materia di istruzione, “che veicolano una visione distorta e semplicistica della famiglia e dei sentimenti, imponendo in ambito scolastico un'ideologia 'gender' che sovverte il ruolo paterno e materno. In questo contesto culturale sarebbe la famiglia fondata sull'unione naturale tra uomo e donna e la “normalità statistica” ad essere paradossalmente bersaglio di comportamenti discriminatori (vedi il caso di genitore 1 e genitore 2)”.
Il consigliere regionale promette di “ostacolare con ogni mezzo” la previsione per cui “la Regione promuove iniziative affinché, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, siano svolti percorsi per l'informazione e la sensibilizzazione sugli aspetti correlati all'identità di genere ed all'orientamento sessuale”, attività che invece spetta alla famiglia, come riconosciuto dalla Costituzione e dalla Dichiarazione dei Diritti Universali dell'Uomo.
L'ultimo “no” Zaffini lo rivolge alla “ulteriore diffusione di opuscoli demenziali (come la favola gay) nelle scuole, già oggetto di vibrate proteste da parte di genitori ed insegnati. Il diritto o capriccio di un adulto non può mai prevalere sul diritto di un fanciullo di crescere senza subire messaggi subliminali e ad alto contenuto ideologico”.