Monsignor Renato Boccardo, "per le chiese danneggiate dovremo fare una scelta su quale salvare". "La burocrazia ci rallenta ancora"
E’ ormai tradizione che il 24 gennaio, giorno in cui nel calendario religioso si festeggia San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti, la stampa locale si riunisca con il Vescovo dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo. Quest’anno per causa di forza maggiore, l’appuntamento è slittato al 14 febbraio, giorno di San Valentino. Che a voler fare delle battute è un po’ come dire “ai giornalisti serve un atto d’amore per poter esercitare la loro professione”. Certo è, che in tempi di intelligenza artificiale, la cosa appare anche di buon auspicio.
Una mattinata, quella di oggi, dedicata a fare il punto sui principali appuntamenti della diocesi, ma anche sui tanti impegni della stessa in ambito sociale e territoriale. Come ad esempio lo stato dell’arte sulla ricostruzione post-sisma che sta interessando un numero considerevole di luoghi di culto. Con Monsignor Renato Boccardo, presente anche il responsabile della comunicazione e della Sala Stampa Diocesana, il Direttore Francesco Carlini.
Chiese e ricostruzione post- sisma 2016
Il Direttore Francesco Carlini, ha infatti consegnato ai giornalisti presenti un foglio A3, quasi un “lenzuolo” nel quale è racchiusa la lista dei progetti di ricostruzione attualmente in essere (cantierati e con fondi a disposizione).
Tanto per dare alcune cifre di orientamento dopo il sisma del 2016 sono stati censiti ben 362 luoghi di culto danneggiati. “Una parte forse non potrà essere recuperata, e ci troviamo a dover fare una scelta”, aggiunge Monsignore con una certa tristezza. Si tratta evidentemente di quei luoghi di culto già molto marginali sul territorio e che venivano utilizzati di rado. Sicuramente una perdita dal punto di vista storico e culturale ma una necessità imprescindibile se le risorse verranno utilizzate per salvare le chiese vive ed operative. Purtroppo la coperta è corta, e non da adesso.
Intanto la buona notizia è che dal 2016 sono 24 le chiese riaperte, di cui 10 sono state salvate con fondi assicurativi e 14 con i fondi della ricostruzione post-sisma. I primi lavori, andate in porto e che hanno portato alla riapertura effettiva sono stati quelli della chiesa di Cerreto di Spoleto, Vallo di Nera, Cortigno ed anche San Nicolò a Spoleto prima che venisse inaugurata la nuova parrocchia. “La nostra idea e volontà è quella di dare una chiesa ad ogni comunità”, aggiunge il Presule.
Ma Monsignore ha qualche parola anche per la dinamica con cui tutta la buona pratica progettuale ed operativa degli uffici diocesani si ritrova a dover far di conto nei rapporti con Soprintendenza, ufficio della ricostruzione e uffici tecnici dei comuni interessati. “In verità, a causa di sottigliezze poco comprensibili, viene voglia di chiedere agli interessati se davvero hanno voglia di portarla a termine la ricostruzione. Certo questi uffici non hanno solo colpe proprie ma scontano la grave carenza di personale, che è il problema principale”. E anche qui la coperta è corta ovviamente.
E mons. Boccardo racconta qualche episodio curioso di quelli che hanno costretto a ripresentare daccapo un intero progetto, come lo sforamento di appena 50 cm in lunghezza su una struttura di servizio ad un luogo di culto. O lo svettamento di 30 cm di una colonna di ascensore sopra ad un tetto di un edificio collegato ad una chiesa. Di fatto non errori tendenziosi ma solo piccolissimi aggiustamenti su progetti già approvati e cantierati. Tuttavia il Presule ha parole di apprezzamento per l’ex- Commissario Straordinario Legnini e l’attuale in carica, Guido Castelli, con i quali la collaborazione è decisamente preziosa e fattiva.
Gaza e Israele
Inevitabile un passaggio sulla drammatica crisi mediorientale, sulla quale Mons. Boccardo dice poche e significative parole, “Alla fine di ogni discorso possibile la realtà è che stanno male tutti, israeliani e palestinesi”. Ed aggiunge, “A chi conviene questo lucroso business del commercio d’armi?”.
Ogni ricostruzione su cause e possibile epilogo, è decisamente priva di alcuni fattori di valutazione fondamentali come quello su quante generazioni occorreranno, dopo la auspicabile pace, per normalizzare i rapporti tra due stati conviventi. Un interrogativo al quale per rispondere occorre avere almeno altri 30-40 anni a disposizione. Almeno 3 generazioni, dopo i fatti.
Spoleto, o cara…
Il territorio spoletino vive una crisi del lavoro impressionante e progressiva (in peggio) da 20anni a questa parte. “Viviamo una fase molto complessa di incertezza e precarietà– commenta Monsignore- proprio l’altro giorno ho ricevuto gli ex-dipendenti delle cementerie che mi hanno rappresentato le loro grandi difficoltà. E con le altre situazioni pregresse la cosa si fa pesante”.
Sulla ormai “abusata” questione dell’Ospedale di Spoleto, Monsignore torna a ripetere le sue considerazioni, già espresse in molti contesti pubblici, “Il dovere delle Istituzioni è quello di fornire l’assistenza sanitaria alle popolazioni che le hanno elette.”
E dunque si potrebbe citare non a caso il famoso detto, uomo avvisato mezzo salvato! Ma il Vescovo aggiunge anche, “Se non si rinuncia alle contrapposizioni da bambini che litigano, e ci si mette a dialogare, allora si rischia sul serio di non andare da nessuna parte”. E poi una indicazione utile ai contendenti, “Comunque è importante che Comune e Regione dialoghino, perchè occorre allungare gli orizzonti e usare un sano realismo sulle spese di quanto si ha in mente di fare”. Insomma i compiti a casa vanno fatti bene. E non manca un cenno alla Valnerina, di cui tutti si riempiono la bocca ma che avendo la grande difficoltà dell’orografia complessa, necessita di elasticità mentale anche per ciò che riguarda i progetti di futuri collegamenti. Meglio una galleria in più e qualche curva di meno.
Mensa della Misericordia
C’è stato un tempo, poco prima del Covid e subito dopo la fine della pandemia, in cui la mensa della Caritas aveva un incremento di utenti che aveva fatto seriamente preoccupare gli addetti ai lavori. Specchio dei tempi, la situazione però attualmente ha subito un progressivo ridimensionamento nei numeri di utilizzo. Racconta il Presule che se una grossa parte degli avventori prima era formata da extracomunitari, ora sono le famiglie italiane in gravi difficoltà e in aumento. Una vera e propria traslazione della “povertà”. Magari non si recano direttamente alla mensa, e ritirano invece un pacco di aiuti, ma di fatto le difficoltà ci sono e si sentono, soprattutto sul versante bollette.
Riforma Pievanie, dopo i mugugni, ora la stabilizzazione
Quando Monsignor Boccardo lanciò nel territorio della Diocesi la riforma delle parrocchie in Pievanie, raggruppando parte dei luoghi di culto di alcuni territori con conseguente riassegnazione dei sacerdoti, una parte dei fedeli non restò in silenzio, gridando in alcuni casi , tutta la loro insoddisfazione.
Il Vescovo accenna ad un sorriso, mentre se ne riparla nell’incontro odierno. “Avevo spiegato per bene quali erano i fattori determinanti della riforma. Diminuiscono i preti e contestualmente aumenta anche la loro età. Le vocazioni non sopperiscono al problema e quindi era necessario raggruppare la struttura. Ho sempre detto che non si trattava di fondere le parrocchie, ma di fondarle”. Ma aggiunge anche che per la comprensione, è stato utile andare a spiegare personalmente in ogni territorio interessato il motivo della riforma, dati alla mano.
Del resto Mons. Boccardo lo aveva scritto con attenzione in un documento del Direttorio per le Pievanie cosa si intendeva fare: “La Pievania è dunque uno “strumento missionario”: sua finalità principale non è garantire i servizi religiosi in una situazione di scarsità di clero (almeno rispetto ai numeri cui si era abituati), ma costruire opportunità, momenti e spazi di incontro con Dio e con gli uomini, riconosciuti come fratelli. Essa quindi non è un “meno” (meno preti, meno Messe, meno servizi, meno residenzialità), ma un “più” (più qualità, più iniziative pastorali, più scambio di esperienze). Sarà pertanto necessaria una flessibilità maggiore di quella tradizionale della parrocchia, una più grande capacità di riflessione e di creatività, con l’intervento di più operatori pastorali. Perché a tutti i livelli ormai o si fa sistema o si è destinati all’insignificanza.“
Sta di fatto che per qualcuno ancora la faccenda è classificabile tipo Una carezza in un pugno, come diceva il Molleggiato.
Trovato un organo a Spoleto, il Festival è salvo!
I lettori lo sanno, noi cialtroni di Tuttoggi.info non potevamo resistere senza porgere una cortese domanda a Monsignore, “Eccellenza, ma alla fine lo abbiamo trovato un organo per fare qualche concerto del Festival dei Due Mondi?“.
Come dimenticare la famosa polemica sul concerto d’organo di Cameron Carpenter della scorsa edizione eseguito nella basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, dopo che si era detto che a Spoleto non ci fossero strumenti adatti, ma soprattutto che il Vescovo non consentiva spettacoli nei luoghi di culto. Non rigireremo il coltello nella piaga e per i più curiosi invitiamo alla lettura degli articoli dell’epoca ed indicati in fondo alla pagina, ma Monsignore (che sa essere molto spiritoso se lo desidera), anticipa una novità. C’è da poco stato un colloquio tra Boccardo e Paola Macchi, direttrice amministrativa del Festival, per riformulare un accordo sugli impegni dell’edizione 2024. “In questo incontro ho assicurato che non appena la chiesa di San Domenico tornerà agibile, questa diventerà il luogo destinato a rappresentazioni e concerti anche per il Festival dei Due Mondi. Li c’è un organo di grande importanza. che magari avrà bisogno di essere ricontrollato, ma che sarà utile”.
E quell’organo, chi scrive lo conosce bene. Li ha studiato e si è esercitato per ore e ore il M° Angelo Silvio Rosati, probabilmente il più importante organista umbro in esercizio, e sicuramente uno dei primi d’Italia. Interminabili pomeriggi di musica, in cui il compito del M° Rosati era trovare la giusta interpretazione e quello indegno di chi scrive, era quello di girare le pagine dello spartito.
Alla fine, poi, Monsignor Renato Boccardo non è così austero come qualcuno lo dipinge. Ha ritrovato anche un organo ed una chiesa adatte per il Festival. E di sicuro non era una impresa semplice, a quanto se ne sa!