Una Storia Vera, la Rocca si fa palcoscenico per gli attori del Carcere di Spoleto - Tuttoggi.info

Una Storia Vera, la Rocca si fa palcoscenico per gli attori del Carcere di Spoleto

Sara Cipriani

Una Storia Vera, la Rocca si fa palcoscenico per gli attori del Carcere di Spoleto

"Un viaggio nella fantasia, come Il regista Giorgio Flamini "Un viaggio nella fantasia, che è anche sognare la riconquista della libertà"
Sab, 06/07/2019 - 16:22

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Una Storia Vera è una storia che merita di essere raccontata, ma – in questo caso – soprattutto vissuta.

Gli spettacoli della compagnia teatrale #SIneNOmine sono ormai una tradizione nel cartellone del Festival dei Due Mondi. Sotto la direzione di Giorgio Flamini conquistano ogni edizione nuovi traguardi e migliori risultati.

Quello più evidente in questa stagione teatrale è che la performance, preparata e interpretata da diversi detenuti del Carcere di massima sicurezza di Spoleto, è uscita dalle mura della casa circondariale per trovare la sua dimensione all’interno della Rocca Albornoziana.

Certo, un passaggio da prigione a “prigione”, visti i trascorsi della fortezza, che conta nel suo recente passato ben 165 anni da casa di reclusione. Ma sempre e comunque uno scampolo d’aria e d’emozione per i 18 detenuti (tra attori, tecnici e fonici) che hanno potuto esibirsi di fronte al proprio pubblico, sotto al cielo libero dei cortili della Rocca, oggi adibita a spazio museale e di cultura.

Un’emozione che hanno saputo ben trasmettere gli attori nel raccontare, in due parti, una bella rivisitazione della storia di Pinocchio di Carlo Collodi – Pi-noc-chi-o scomposto e del romanzo dell’antica Grecia, Una Storia Vera di Luciano di Samosata, affiancati nella performance dal coro AdCantus Ensemble Vocale e  dalle danzatrici Euno.

Uno spettacolo itinerante che accoglie lo spettatore già fuori dalle mura con un gioco di specchi (simbolo di introspezione e di riflesso della luce della cultura all’interno dello spazio chiuso del carcere) realizzato dalle sinuose ballerine e sottolineato dalle voci dirette dal Maestro Corrias.

Due guardiani ad aprire le porte al vero e proprio spettacolo, mentre si passa alla Corte d’Onore, dove tutti i personaggi della storia del famoso burattino di legno sono disposti ordinatamente nel cortile e a turno raccontano la propria parte di storia, mentre la Fata turchina (una bravissima Lucia Napoli) suona il violino e canta sopra al pozzo che le fa da cassa di risonanza. Un questa prima parte di racconto non ci sono barriere tra attori e pubblico, nella stessa compenetrazione di spazi suggerito dagli archi della Corte.

Per la seconda parte lo spettacolo si sposta invece nel Cortile delle Armi, dove in un più classico approccio con la platea, gli attori recitano da un palco a forma di balena. Il racconto cambia e il viaggio comincia. Sono tre gli interpreti principali, tra cui l’aiuto regista Sara Ragni, che accompagnano lo spettatore lungo il visionario viaggio di Luciano, lo stesso scrittore che dichiara nel prologo che “Scrivo dunque di cose che non ho vedute, né ho sapute da altri, che non sono, e non potrebbero mai essere: e però i lettori non ne debbono credere niente”. Un andare immaginario fin su alla Luna, attraversando il Mare di Latte, approdando sull’Isola di Formaggio e altre ancora, tra guerre, balene e ippogrifi, dove si incontrano per una chiacchierata Omero, Ulisse, Socrate, Pitagora, raccontato con maestria tanto nella recitazione quanto nella fisicità.

“Un’esperienza cosmica – ha dichiarata il regista Giorgio Flamini, supportato dall’aiuto di Pina Segoni – E’ stato effettivamente un viaggio sulla Luna e per molti di loro (detenuti n.d.r.) è stato trovarla. A questa esperienza fuori dalla casa di reclusione, grazie all’autorizzazione e alla disponibilità del Comandante del Carcere di Spoleto Marco Piersigilli, hanno partecipato 18 detenuti, tra cui alcuni in condizionale o già in percorso di recupero. Sono entrati in un’esperienza di lavoro e di formazione professionale in ambito teatrale in cui si sono relazionati con i professionisti. Le due parti dello spettacolo sono un racconto intorno al fantastico che parte anche dai sogni. Il sogno anche della casa di reclusione, che è quello della riconquista della libertà”.

Il percorso che si conclude ormai da anni è il frutto del lavoro scolastico svolto dallo stesso Flamini e altri professori della sezione di scenografia dell’IIS Sansi Leonardi Volta, distaccata alla Casa di Reclusione di Spoleto.


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