Umbria Jazz 18, tutto ok | Pagnotta, "Chiedo scusa per i Chainsmokers" | Fine di un' epoca - Tuttoggi.info

Umbria Jazz 18, tutto ok | Pagnotta, “Chiedo scusa per i Chainsmokers” | Fine di un’ epoca

Carlo Vantaggioli

Umbria Jazz 18, tutto ok | Pagnotta, “Chiedo scusa per i Chainsmokers” | Fine di un’ epoca

Cade anche l’ultimo dogma, quello dell’infallibilità di Carlo Pagnotta | Cartellone UJ condizionato dagli agenti degli artisti?
Lun, 23/07/2018 - 08:28

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Quando è tempo di bilanci, arriva anche il momento in cui, oltre l’effettività dei dati, si rende necessario guardare aldilà del visibile. Ci sono fatti che nella loro apparente poca significatività, nella realtà, diventano segnali chiari del cambiamento, ovvero del disagio che si verifica all’interno di una organizzazione o di una azienda, in generale in un contesto ancora fortemente condizionato dal carattere umano, proprio come è Umbria Jazz.

Nel giorno dell’incoronamento, la conferenza stampa di chiusura tenuta ieri, 22 luglio,  dell’edizione 2018 di UJ, è bastato un semplice “chiedo scusa” a proposito del concerto al Santa Giuliana dei Chainsmokers, pronunciato dal Re in persona Carlo Pagnotta, per rendere chiaro che l’augusto principe è nudo di fronte al popolo. Non ci sfugge il valore dell’umiltà con il quale ci si rende conto di dover ammettere una scelta sbagliata, ma al contempo sappiamo fin troppo bene con che tipo di “animale da palcoscenico” abbiamo a che fare per non considerare altri scenari al momento indicibili, non opportuni.

Il Bilancio del bravo organizzatore

Eviteremmo volentieri la tiritera del “quanto siamo bravi e belli” attraverso l’enunciazione delle cifre, ma l’obbligo professionale ce lo impone e per tanto ci limiteremo allo stretto indispensabile della notizia.

Recita il comunicato stampa di UJ, “ 1 milione e 450 mila euro di incasso da biglietti e merchandising e circa 35.000 paganti…un festival che ha coinvolto oltre 500 artisti in 250 eventi, per 10 giorni di grande musica da mezzogiorno a tarda notte. Un successo anche dal punto di vista musicale: la “festa” a Quincy Jones, i Massive Attack che hanno avuto la meglio sul diluvio che si è abbattuto sulla città e la magia di David Byrne rimarranno nella storia di UJ: in totale sono stati oltre 28.000 i paganti all’Arena. Il Teatro Morlacchi, dedicato al jazz più ortodosso, ha totalizzato una presenza di oltre 4 mila spettatori. Notevole il successo anche per i concerti alla Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria, dove è stato spesso necessario aggiungere posti, se non, come nel caso di Danilo Rea, replicare il concerto.”.

E questo è quanto, anche se del successo del Morlacchi eravamo già convinti sin dalla presentazione ufficiale della manifestazione. (CLICCA QUI)

Entusiasmo dei presenti, per primo il sindaco di Perugia Andrea Romizi, “Che fosse una edizione da record lo si era capito sin dal primo weekend. Le variazioni registrate al Minimetrò dicono di passaggi aumentati  del  +33% “.

L’assessore regionale Fernanda Cecchini, che con una magistrale sintesi dipinge la giornata. “E’ facile tenere le conferenze stampa quando tutto va bene – aggiungendo poi – È importante che questi risultati siano arrivati subito dopo il riconoscimento del Ministero; avremmo fatto una figuraccia nel caso contrario”.

Il Presidente della Fondazione Renzo Arbore, “Mai vista una Perugia così piena…per me che sono jazzista, sono stato felice di poter fare un bel bagno di pelle nera”. 

Il Re è nudo

E il microfono passa nelle mani di Carlo Pagnotta. L’inizio del discorso regale è come solito travolgente “C’è il concerto di Danilo Rea, facciamo alla svelta”. Ecco e grazie che siete venuti alla conferenza!

Prosegue poi  con il solito schema del chi mena per primo, mena due volte, “La città intasata, fino ad un certo punto (a causa dei provvedimenti per la sicurezza n.d.r.). Intasata da per tutto meno che davanti ai concerti gratuiti, grazie all’editto Gabrielli. La gente faceva la fila davanti al Brufani e dentro era vuoto. Per un sindaco di Torino che ha capito poco, ci ritroviamo come ieri sera davanti al Brufani con la fila e dentro vuoto. Una cosa semplicemente ridicola.”

Poi Pagnotta passa ai ringraziamenti, che vanno al Parlamento, all’On. Marina Sereni, artefice del milione aggiuntivo alle casse della Fondazione, per poi proseguire con la stupenda Orchestra di Umbria Jazz. Poi riparte la lagnetta,  “Non voglio parlare delle Clinics. Però finalmente abbiamo scoperto che le Clincs esistono da 33 anni. Benissimo. Grazie a chi ce le fa fare”. E non c’è niente da fare proprio, quei 40mila e passa euro che la Fondazione CaRiPerugia gli ha negati, al Re non vanno ne su ne giù e manco di lato. Ne sentiremo ancora parlare.

E riparte alla carica, “A Orvieto noi stiamo facendo il nostro lavoro, che facciano (l’amministrazione n.d.r.) anche loro altrettanto altrimenti cambiamo sede.” Aggiunge poi  di sfuggita, “la stampa si è comportata bene, non ho nulla da dire”. Ricordiamoci bene queste parole e la concezione di “stampa” nel reame di UJ, perchè sarà un tema che affronteremo a breve.

E alla fine dello show venne il tempo del pentimento, del Re nudo, che chiede di essere compreso. “Chiedo scusa per i Chainsmokers, dico la verità. Succede, non tutte le ciambelle riescono con il buco. M’hanno fregato. Avevano fatto 15mila paganti nel mese di marzo, e mi sarei accontentato anche della metà, ma è andata male. Io non so che gusti ha la gioventù. Vi chiedo scusa, a me piace la musica e non mi piace il rumore. Però i fuochi d’artificio erano belli”. E così sia, il Re ha detto.

A qualcuno è parso anche un bel gesto. E tutto si sarebbe chiuso li se dalla platea non fosse partita la domanda fatidica, “quanto sono costati i Chainsmokers ?”. Sulle prime il Re  abbozza una smorfia, poi ci pensa un pò su e  con un certo sussiego sibila “20-30mila euro”, aggiungendo poi, dando di gomito al vicino Arbore, “magari mettiamoci uno zero in più”, avvalorando a tutto tondo la voce che il duo di DJ americani sarebbe costato in realtà tra i 300 e i 350mila euro, per  un totale di paganti all’Arena intorno ai 2mila. Il biglietto aveva un prezzo di 50 euro, ergo un bagno di sangue.

Analisi su un concerto “ciambella”, di chi piange e di chi si lecca le dita

I nostri 3 o 4 fedeli lettori che si interessano di jazz e dei nostri puntuali reportage da Umbria Jazz, da 9 anni a questa parte, avranno notato che per l’edizione in corso sulle nostre pagine non ci sono state le consuete recensioni del dopo spettacolo al Santa Giuliana. Tuttoggi.info non ha infatti  chiesto accredito stampa alla manifestazione.

La motivazione di questa scelta redazionale, in accordo con il Direttore della testata e la società editoriale Syn-Media, è scaturita proprio da una valutazione sul concerto dei Chainsmokers che, chi scrive,  aveva messo nero su bianco in un post sulla propria pagina di Facebook in tempi non sospetti, lo scorso 24 gennaio. Riportiamo il post integrale per completezza di informazione:

stavo ascoltando casualmente il capolavoro di Hermeto Pascoal “Calendar do Som” (Il calendario del Suono). Questo incredibile e magnifico artista brasiliano tra il 1996 e il 1997 ha composto ben 366 pezzi musicali, uno per ogni giorno più uno per ogni mese del calendario, in modo che ognuno di noi, se vuole, ha una musica personale per il giorno ed il mese del suo compleanno o di qualsiasi sua ricorrenza. Una idea, oltre che geniale, di grandissimo spessore umano.
Quando all’improvviso in redazione è arrivata la notizia che questi due MAMMALUCCHI vincitori di Grammy, saranno uno degli eventi musicali di Umbria Jazz 2018 al Santa Giuliana….Ho provato ad ascoltare due dei loro pezzi più famosi …sta robaccia per fare massa. Traditori, mi vergogno io per voi.”.

E’ seguita l’indignazione di un camerlengo personale del Re, che ovviamente non citeremo per non regalare pubblicità gratuita, che nell’ossequio del suo compito di servitore ha fatto gentilmente sapere per via indiretta alla redazione di Perugia del giornale che chi aveva scritto un simile post definito “offensivo” (ribadiamo sulla propria pagina di Facebook e a titolo evidentemente personale, non in un articolo per chiarirci), sarebbe potuto andare tranquillamente al mare durante la manifestazione. Il diplomato ad Oxford per classe, tatto e professione, avrebbe in sostanza detto che il giornalista non era gradito. E fin qui tutto è possibile. Anche che un dipendente di Umbria Jazz pagato con soldi pubblici dica alla stampa cosa è gradito e cosa no, incluso il ricattino del “non ti do il pass”. Ma tant’è.

Ne è scaturito naturalmente un carteggio tra le parti interessate che ha portato alla decisione di non seguire la manifestazione se non per le conferenze stampa di presentazione e chiusura. Vi evitiamo i dettagli, aggiungendo solamente che il camerlengo di cui sopra ha aggiunto in risposta a una richiesta di spiegazioni, che comunque lui (o chi per lui) non aveva nulla contro il giornale. Miseria e nobiltà alla Totò. Peccato che il giornale lo fanno i giornalisti, anche quelli “indesiderati”.

Chi fossero i Chainsmokers era noto a tutti, e su Youtube senza tanti sforzi di petto erano visibili le performance del duo americano, che per 300 o 350mila euro sono venuti a Perugia a farci sentire il remix di “What is love” e del Re Leone, sparando  coriandoli e fuochi artificiali. Una cifra che rappresenta un terzo del finanziamento  appena conquistato dal Mibact e che alla fine non ha avuto copertura con l’incasso al botteghino. Dio solo sa perchè un navigatore di lungo corso come Pagnotta, che dovrebbe essere l’ambasciatore del Jazz, abbia  acquistato questa specie di fumetti viventi che al massimo sanno far suonare bene la suoneria del loro cellulare. Come mettere due vegetariani a vendere la porchetta alla Sagra di Costano.

Gli scenari possibili, il ruolo degli agenti di spettacolo

Uno degli scenari possibili, anzi fortemente probabili,  potrebbe essere che nel mondo turbinante e poco rassicurante degli agenti di spettacolo i Chainsmokers siano stati una specie di “tassa” per avere qualche altro artista incluso nel programma. O ti prendi tutto il pacchetto o niente. Se non fosse che il prezzo dei due DJ è francamente esorbitante (il compianto Prince costò circa 450mila euro, ma ancora oggi c’è gente che si commuove al ricordo di quel concerto che ebbe 7mila e più paganti. E, a proposito, Prince suonava strumenti musicali dal vivo e non usava consolle con chiavette e file arzigogolati).

Pagare una cifra del genere, o anche solo simile, a un certo tipo di artisti potrebbe causare una sorta di  meccanismo al rialzo anche per altri musicisti (leggasi i loro agenti di spettacolo)  che invece fino ad ora avevano guardato con benevolenza  la manifestazione. Un incidente insomma che rischia di avere più conseguenze di quelle che si voleva sminuire in conferenza stampa con un semplice , “chiedo scusa”. Un momento di scarsa lucidità o di sottovalutazione, o forse l’inevitabile conseguenza di una sorta di roulette russa che alza sempre più la posta in gioco.

Essere la terza manifestazione jazz internazionale più famosa dopo solo Montreux e Montreal, comporta che per rimanere in gioco si debba accettare regole e prezzi sulla cui natura andrebbe aperta una discussione seria. Ma la cosa peggiore è che colui che spende i soldi, il Re,  e che nella conferenza stampa di presentazione ebbe a dire sprezzante, “io so quello che spendo non quello che incasso, al resto ci penseranno gli altri”, dimostra una volta di più di non voler uscire da questa situazione di impasse e di stretta dipendenza dagli agenti degli artisti.

Per quante volte ancora ci andrà di lusso come è accaduto stavolta? Per quanto ancora i concerti di artisti seri e musicalmente preparati, andranno a pagare con i loro incassi e la loro credibilità verso il pubblico di appassionati,  i buchi di chi decide come spendere certe cifre? Ci si vanta di tenere basse le spese delle Clinics, pagando a quel sant’uomo di Giovanni Tommaso (a cui ci lega un mare di ricordi musicali passionali sin dai tempi del Perigeo), la cifrona di 7mila euro annui +Iva, e si protesta con una lagna che non ha più fine contro la Fondazione CaRiPerugia che toglie sempre alle Clinics 40mila euro di fondi ricorrenti che ormai non possono più rientrare nelle regole dei bandi,  e poi come fosse una aranciatina ne diamo una vagonata ai fumetti viventi. Dio vi perdoni almeno. Noi, intanto, continuiamo a dire che è una vergogna, che ci vergognamo per voi.

E che nessun giocatore delle tre carte ci venga a dire ora che le spese della produzione artistica sono abbondantemente coperte da  incassi e sponsor, magari per poi sostenere che i fondi pubblici non vengono sprecati, perchè lo sa anche un bambino che senza i soldi della Regione (500mila euro circa) e il milione del Mibact, tutto l’ambaradan nemmeno si mette in moto. Non basta certo Conad, che pure fa moltissimo, e gli altri sponsor a consentire l’accensione del “palco”.

Il destino di essere Re – Tutti utili e nessuno indispensabile

Bisognerà capire prima o poi quale dovrebbe essere la dimensione vera di una simile manifestazione. Si può ripartire dalle motivazioni per cui il Mibact  ha deciso di sostenere Umbria Jazz. Non saremo certo noi a dire che questa eredità va buttata. Quello  di cui si  può fare a meno invece è tutto il contorno di amici degli amici, dei circoletti, dei camerlenghi serventi che decidono quale è la stampa buona e quella cattiva, dei pass elargiti come benefit e via cantando. Ma sopratutto si può pensare di fare a meno di un Re che ritiene di essere non soltanto colui che sovrintende al libero Stato, ma prentenderebbe anche di essere colui che dice la messa nella libera Chiesa. Ci manca solo la trinità e allora di fatto saremmo tutti in Paradiso. A quel punto che ci frega se paghiamo 300 o 350mila euro i Chainsmokers? Potrebbe  anche venire il tempo di un Cristina D’Avena Reunion al Santa Giuliana, chi se ne importa a  quel punto.

Troppi soldi dei cittadini in ballo. E di questi tempi non è bello sentirsi rispondere con sarcasmo, come ha fatto Carlo Pagnotta con il giornalista che ha chiesto, “Quanto sono costati i Chainsmokers?”.

Nella nostra piccolissima esperienza professionale, abbiamo conosciuto molto bene un altro Re,  che sosteneva di poter fare in casa sua quello che gli pareva, anche se i conti li pagava lo Stato. Poi  venne il tempo in cui  gli tolsero anche il marchio della ditta e a nulla sono valsi avvocati e strilli. Lui non c’è più ma la sua creatura ancora vive, e bene. Tutti siamo utili e nessuno indispensabile. Lo sappiamo  benissimo anche noi di Tuttoggi, che non essendo indispensabili, ci siamo recati al mare come suggerito da un qualsiasi camerlengo pagato con i nostri stessi soldi

© Riproduzione riservata

Foto:Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)

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