L'Umbria meglio della media nazionale, ma i costi legati al Covid hanno fatto chiudere in perdita 6 aziende del settore su 10
Il Covid nel 2021 ha fatto chiudere in perdita il 60% delle circa 8mila aziende umbre del settore del turismo. Ma i turisti che sono arrivati nel Cuore verde d’Italia – comunque più che nella media italiana – spendono di più: 70,6 euro a testa al giorno, contro i 41,7 dell’anno precedente.
Ma disdette dell’ultimo momento e altri costi per la messa in sicurezza e la sanificazione hanno appunto ridotto i margini di profitto, con solo 2 aziende su 10 in attivo. Nel complesso, le imprese ricettive della regione hanno registrato un calo dei ricavi 2021 del 17,7% rispetto all’anno precedente.
Quanto alla multistagionalità, arrivano segnali incoraggianti che aprono interessanti opportunità per la regione.
Sono solo alcuni degli elementi chiave che emergono dal 1° Report di Analisi economico-territoriale per la regione, realizzato da Isnart per la Camera di Commercio dell’Umbria, in stretta collaborazione con Unioncamere. Il Rapporto costituisce il primo step di analisi per lo svolgimento della linea 1 dell’Attività di “Specializzazione economica per stare vicino alle imprese e ai territori”, relativa al “Progetto Fondi di Perequazione 2019-2020 Sostegno al Turismo” realizzato da Isnart per il Sistema Camerale.
Mencaroni: col lockdown molti giovani hanno cambiato settore
Questo il commento del presidente della camera di commercio d ell’Umbria, Giorgio Mencaroni: “Dall’ottimo lavoro dell’Isnart, che rappresenta un primo step del progetto che ha l’obiettivo di esaminare i fenomeni turistici e supportare quindi le imprese ad orientarsi tra le numerose incertezze determinate dalla crisi economica e sociale, emerge un quadro di grande interesse e approfondito della filiera completa del turismo in Umbria, dalla consistenza, alle caratteristiche, alle tipologie, all’andamento complessivo con gli opportuni confronti, ai problemi in essere e così via. Un quadro complesso, che cade nel momento in cui il settore turistico affronta problemi importanti, determinate da tutta una serie di fattori ben illustrati nel Report. Intanto l’aumento dei costi, una serie di problematiche legate alla gestione delle prenotazioni a fronte di possibili disdette causa Covid-19, oltre alle politiche aggressive di prezzo da parte delle piattaforme di prenotazione e acquisto, hanno determinato nel 2021, per le imprese ricettive della regione, un calo di ricavi e utili nonostante l’aumento delle presenze turistiche. Segnalo inoltre le crescenti difficoltà a reperire personale idoneo. Con il lockdown e le restrizioni delle strutture ricettive, e più in generale turistiche, molti giovani che prima erano attivi nel settore hanno infatti cambiato lavoro ed è ora difficile riempire questi vuoti. Comunque rimaniamo ottimisti sulle prospettive del turismo umbro, in linea con quanto emerge dal Report, anche grazie alla spinta promozionale della regione messa in atto”.
La potenziale multistagionalità
Il trend dell’occupazione camere in Umbria è tipicamente stagionale, con un picco di 8 camere su 10 vendute nel mese di agosto, in linea con il valore nazionale. Tuttavia, emerge anche un numero di camere vendute nei mesi primaverili e autunnali che è di poco superiore alla media Italia. Questo trend evidenzia un importante fattore di multistagionalità potenziale della regione, grazie a località molto attrattive nei periodi menzionati (ad esempio Spello e l’Infiorata, Gubbio e gli altri borghi, la Valnerina. Nel confronto con il 2020, le imprese dell’Umbria hanno visto aumentare le camere vendute di +19 punti percentuali netti. Una crescita importante, soprattutto se paragonata a quella nazionale (+14,2).
Il turismo straniero resta molto debole
La pandemia ha colpito duramente il settore turistico, in Italia come nel resto del mondo, con una flessione della domanda che ha interessato soprattutto il turismo internazionale. Nel 2021, rispetto al periodo pre-pandemia, in Umbria si sono registrate flessioni del 32% negli arrivi turistici e del 24,9% nelle presenze complessive. Tali variazioni percentuali risultano, tuttavia, inferiori al dato medio nazionale (arrivi -45%%, presenze -37,2%). Flessioni più marcate si sono registrate per i flussi turistici internazionali: -65,6% gli arrivi e -52,9% le presenze nelle strutture ricettive, in linea con la media nazionale. Nella provincia di Perugia, il calo degli arrivi è delle presenze è superiore alla media regionale di un punto percentuale. Situazione opposta nella provincia di Terni.
In Umbria si concentra il 2,3% degli arrivi turistici registrati in Italia nel 2021 (periodo gennaio-ottobre) e, in particolare, l’1% dei flussi internazionali. L’incidenza percentuale dei flussi turistici è più marcata nella provincia di Perugia, quest’ultima ospitante oltre l’80,0% sia degli arrivi che delle presenze umbre, anche sul fronte internazionale. Segue la provincia di Terni con il 17,4% di arrivi e il 15,0% di presenze; ai Paesi esteri fanno riferimento rispettivamente il 16,2% e il 14%.
Prenotazioni degli alloggi in affitto, segnali incoraggianti
L’andamento delle notti prenotate nelle strutture Airbnb in Umbria (18mila 405) registra una forte stagionalità tra giugno e settembre. L’estate del 2021 segna una lieve ripresa sul 2020, avvicinandosi ai valori pre-pandemia, ma è nel quarto trimestre che la ripresa si concretizza, con valori percentuali positivi che raggiungono il picco massimo a novembre (+17%). Interessante anche il mese di febbraio, in cui si registra il picco minimo di andamento negativo delle notti prenotate. Nel complesso ci sono segnali incoraggianti per un’offerta turistica multistagionale nei periodi all’infuori dell’estate.
La questione della trasparenza mercato alternativo
Dai dati fonte AIRDNA risultano poco più di 17mila le strutture in affitto in termini di offerta turistica. Di queste, oltre 15mila sono appartamenti per locazioni brevi; le restanti (1.938) sono camere in affitto. Il sistema ricettivo ufficiale registra però 4.271 strutture, di cui 797 B&B. Il mercato alternativo è quindi 4 volte superiore rispetto alle strutture turistiche registrate ufficialmente Anche il mercato alternativo ha sofferto degli effetti della pandemia da Covid-19, tant’è che l’offerta estiva 2021 ha subito un calo numerico di strutture legate a Airbnb pari al -12,4%.
Le motivazioni di scelta della vacanza in Umbria
I turisti scelgono di fare vacanza in Umbria principalmente per motivi:
1. culturali (44,0%);
2. di svago e relax (12,4%); in contesti rurali (23%).
3. naturalistici 18%
4. enogastronomici 10,1%
Una volta a destinazione, i turisti svolgono attività in linea con le motivazioni di vacanza in partenza. La ricerca di svago e relax, anche in campagna, porta però le attività a contatto con la natura come escursioni e gite (68%) a prevalere su quelle tipicamente culturali, tra visite ai centri storici (40%) e ai monumenti e siti di interesse archeologico (31,3%). Seguono le degustazioni di prodotti enogastronomici locali (16%).
Le maggiori problematiche specifiche per le imprese
Tra le maggiori difficoltà riscontrate nel 2021 dalle imprese umbre, spiccano:
1. La gestione delle prenotazioni a fronte di possibili disdette causa Covid-19 (per il 55,0%);
2. Le politiche di prezzo associate alle camere a causa di un aumento dei costi sostenuti, in primis per garantire le misure di sicurezza (48,3%);
3. La gestione degli spazi comuni, ad elevato rischio di diffusione del virus (21%). Quest’ultimo punto richiama la minor dimensione delle imprese umbre, aspetto emerso in precedenza, giustificando di fatto il numero più basso di addetti rispetto al valore nazionale. Meglio affrontate invece, rispetto alla media Italia, le problematiche inerenti: nuovi-target di clientela; nuovi mercati; reperimento di personale stagionale.
Buone previsioni per il 2022
Oltre allo scenario sulle prenotazioni, anche quello della ricerca online delle destinazioni umbre per vacanza è positivo: nel primo trimestre 2022 si registra una crescita rispetto allo stesso periodo del 2021, con picchi di interesse in particolare nei weekend. Il trend delle ricerche svolte dagli italiani tramite Google, in merito al fare vacanza in Umbria, mostra una loro maggior fiducia sulla possibilità di viaggiare nei prossimi mesi, il che fa ben sperare in un ulteriore aumento per il periodo pre-estivo e per quello estivo.
Le prenotazioni previste per gli alloggi privati nel 2022
Le previsioni sulle prenotazioni di alloggi privati in Umbria per il 2022 mostrano un chiaro segnale di crescita rispetto al 2021, con variazioni progressivamente in aumento tra primavera ed estate. L’andamento segue la stagionalità regionale, crescendo di mese in mese fino al picco di variazione a giugno (+247% rispetto alle prenotazioni registrate nel 2021) e superando in estate il trend di crescita nazionale.
Incidenza della filiera turistica regionale sul totale nazionale
L’Umbria si posiziona al 17° posto del ranking regionale come numero di imprese della filiera turistica, davanti a Basilicata, Molise e Valle d’Aosta. La regione ospita oltre 8mila imprese legate a tale filiera e registrate al quarto trimestre del 2021, ovvero l’1,4% dell’offerta complessiva della filiera italiana. Per quanto riguarda gli addetti, l’Umbria ne conta oltre 32 mila, l’1,2% di quelli legati al turismo in Italia. Il che evidenzia come la dimensione media delle imprese sia più bassa di quella italiana.
Nella provincia di Perugia, è presente il 77% delle imprese della filiera turistica umbra (oltre 6 mila) e l’80,0% dei relativi addetti (oltre 25mila). Segue a distanza la provincia di Terni, con il 24% delle imprese e il 21,0% degli addetti del settore. La dimensione media delle imprese turistiche in Italia è di 4,2 addetti, ma in Umbria questo valore scende a 3,6. La provincia di Perugia lo supera di poco (3,8), pur attestandosi sempre al di sotto della media nazionale; inferiore anche quello associato alla provincia di Terni (3,2).