Giovannino Antonini, l’ex re della finanza umbra, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver truffato un noto industriale umbro. E’ questa la conclusione a cui è arrivato il Procuratore di Spoleto, Gennaro Iannarone, che ha firmato il decreto di citazione a giudizio. L’inchiesta era scattata nel novembre 2011 dopo che il malcapitato – un impresario edile di Terni con alcune attività anche in provincia di Perugia – aveva scoperto che l’ingente versamento affidato ad Antonini, nella convinzione di aver stipulato una polizza vita, era stato invece incassato dallo stesso per altri fini.
I fatti, per quanto ha ricostruito la pubblica accusa, risalgono al dicembre 2008 quando l’imprenditore ternano viene contattato da Antonini il quale, in qualità di Agente generale di una nota compagnia assicurativa (risultata estranea alla vicenda), gli propose di sottoscrivere una polizza vita.
L’uomo si convince e decide di sottoscriverne una per 170mila euro emettendo un assegno di pari importo. Il 30 dicembre dello stesso anno Antonini lo versa sul proprio conto corrente presso una agenzia della PopSpoleto “con contestuale prelievo del contante“: una somma considerevole che ben difficilmente chiunque altro avrebbe potuto ritirare il giorno stesso. Un dettaglio per Antonini che all’epoca della Spoleto era il n. 1.
Secondo le risultanze dell’inchiesta giudiziaria quei soldi sarebbero serviti in realtà per “ripianare l’esposizione debitoria” che il titolare della ditta edile Baronci – il cui crack innescò la maxinchiesta sulla Banca che vede indagate, a vario titolo, anche per reati gravi quali la mediazione usuraria, una trentina di persone – aveva nei confronti della stessa Bps a seguito della “apertura di tre linee di credito a nome di suoi parenti, favorita dallo stesso Antonini“.
L’ex dominus di piazza Pianciani avrebbe reiterato il reato cercando, in almeno due occasioni, di rassicurare il suo cliente circa il buon fine dell’operazione finanziaria. Una prima volta nel gennaio 2009 quando consegnò all’imprenditore una “ricevuta della avvenuta riscossione“; la seconda quasi tre anni più tardi, nell’ottobre 2011: è a questa data che il cliente si fa avanti per poter riscattare anticipatamente la polizza ma Antonini comincia a tergiversare, a guadagnare tempo, promettendo di lì a breve ogni informazione utile alla riscossione. Insospettito del modo di fare, l’imprenditore si rivolge direttamente alla Compagnia assicurativa scoprendo così che la polizza non era stata mai attivata. Al costruttore, difeso dall’avvocato Enrico De Luca, non rimase altro che presentare la denuncia dando così avvio alle indagini.
Per Antonini, difeso dall’avvocato Manlio Morcella (rispettivamente a destra e a sinistra della foto in home page), il rinvio a giudizio rappresenta una nuova tegola che si va ad aggiungere ad almeno altre due inchieste ‘scottanti’, anche se non ancora concluse: quella, come dicevamo, sulla gestione della Banca Popolare dove risulta indagato insieme ad altri amministratori e dirigenti bancari (l’avviso conclusione indagini risale ormai al maggio 2013) e quella condotta dalla Procura di Roma che nel mese di agosto 2013 lo mise agli arresti domiciliari per la presunta corruzione in atti giudiziari del giudice del Tar Lazio Angelo De Bernardi (il magistrato che avrebbe dovuto ‘ammorbidire’ il ricorso contro il commissariamento della Spoleto decretato da Bankit e Mef). Antonini in tutti e tre le vicende si è sempre dichiarato innocente e pronto a dimostrare l’estraneità dei fatti che gli vengono addebitati.
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