Una donna era rimasta parzialmente tetraplegica dopo intervento all'ernia al disco, Corte dei conti condanna chirurgo
Ci fu un intervento chirurgico sbagliato a causare una tetraplegia parziale in una donna operata di ernia al disco nel luglio 2013 all’ospedale di Perugia. Lo ha stabilito la Corte dei conti dell’Umbria, condannando un chirurgo allora in organico al Santa Maria della Misericordia al pagamento di 533mila euro alla Regione Umbria.
La Procura regionale contabile aveva chiesto la condanna a pagare 800mila euro, cifra che però i giudici hanno ridotto valutando che “nei confronti della paziente siano state poste in atto tutte le procedure diagnostiche e terapeutiche per limitare il danno”. I familiari della donna, dopo i gravissimi danni permanenti riportati, avevano chiesto i danni all’ospedale, pagati dall’assicurazione per un importo complessivo di 1 milione e 150mila euro. A cui è seguito il processo contabile per danno erariale nei confronti del chirurgo.
Il medico, difeso dall’avvocato Franco Libori, aveva basato la sua difesa sostenendo che il “danno midollare è scaturito da un cedimento del tessuto osseo dei corpi vertebrali, imprevedibile ed inaspettato“. Considerazioni che però dagli accertamenti tecnici svolti anche dai consulenti delle assicurazioni coinvolte erano state smentite, evidenziando invece una “imperizia” da parte del chirurgo. Nemmeno l’ipotesi di un eventuale difetto di funzionamento dello strumento utilizzato per l’operazione è stata ritenuta valida, “atteso il dovere di controllo specifico del buon funzionamento della strumentazione da parte del chirurgo operatore”.