Spoleto56, inaugurate le Mostre ufficali del Festival dei 2Mondi/ Foto-video - Tuttoggi.info

Spoleto56, inaugurate le Mostre ufficali del Festival dei 2Mondi/ Foto-video

Redazione

Spoleto56, inaugurate le Mostre ufficali del Festival dei 2Mondi/ Foto-video

Dom, 30/06/2013 - 12:07

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Presentate ieri (29 giugno ndr.), le mostre ufficiali del Festival dei 2Mondi di Spoleto. Per questa edizione, la novità è il ritorno di Achille Bonito Oliva come curatore che va a sostituire Vittorio Sgarbi. La nota caratteristica di quest'anno, almeno a scorrere i curriculum degli artisti prescelti, è una certa continuità verso un tipo di arte più orientata all'installazione e alla multimedialità. Due gli eventi in programma ed inaugurati ieri. Il primo alla Rocca Albornoziana, definito in programma come prologo, con Achille Bonito Oliva: “Sconfinamenti”, progetto e produzione Change Performing Arts, direzione creativa Elisabetta di Mambro / Franco Laera.

L'altro a Palazzo Collicola Arti Visive, a cura di Gianluca Marziani e con una nutrita fila di artisti molto presenti sulla scena del Contemporaneo.

Ecco la lista degli artisti presenti per “Sconfinamenti”:

Shoja Azari

THE KING OF BLACK
2013, HD video colore, suono, 24’
Courtesy Leila Heller Gallery, New York

Il video The king of black mescola in un modo originale le tecniche del film muto, le immagini delle preziose miniature persiane, l’azione teatrale e l’animazione digitale. Il racconto è basato sul poema epico Haft Paykar (le sette bellezze) scritto nel 1197 da Nizami di Ganja, il più grande scrittore epico della letteratura persiana che con i suoi poemi offrì materia a tutti i miniaturisti dei secoli successivi.
Il racconto morale di Nizami descrive l’impazienza di un principe che, violando l’appello alla perseveranza di una delle sue sette mogli, è costretto ad abbandonare il giardino dell’Eden. Dietro l’allegoria dell’antico poema, l’artista Shoja Azari nato a Shiraz e residente a New York critica così la realtà sociale e politica del suo paese.

Peter Greenway
THE ICE TIME
40,000 years in 4 minutes
2012, 5 media players e 5 monitors, 4’, colore
editing Irma de Vries, soundtrack Huibert Boon, programming Matteo Massocco

“Possiamo certamente affermare che molto presto si avrà una ri-dislocazione delle terre emerse poiché gli oceani si innalzano sempre di più. E ci sarà presto una inondazione a cui seguirà il ghiaccio. Possiamo dire che l’umanità è un tipo di vita costretta a fiorire nei brevi intervalli tra due ere glaciali.
I cambiamenti meterologici sono lenti, continui e devastanti per l’evoluzione della specie. Qui in cinque sequenze vi è il racconto del previsto prossimo evento condensato in quattro minuti. Quarantamila anni in quattro minuti.”
Così descrive la sua ultima installazione il filmaker gallese, con una formazione ed una vocazione di pittore, che – predicando la morte del cinema – si è fatto pioniere del crossover tra linguaggio cinematografico, pittura, letteratura e nuove tecnologie digitali.

Ahmet Güneştekin
BELEK (Memorie)
2012-2013, proiezioni video e suono

Sulle pareti e sul pavimento di una stanza in penombra scorrono in sequenza le immagini di date comprese tra il 1909 ed i nostri giorni, tra il massacro degli Armeni di Adana e gli avvenimenti odierni di Piazza Taksim. Una colonna sonora diffonde sincronicamente voci e suoni originali che si riferiscono a quegli avvenimenti.
L’artista turco Ahmet Güneştekin interroga così la memoria collettiva nostra e della sua gente sulla serie di violenze e attentati ai diritti umani che si sono succeduti in poco più di un secolo in quella parte del mondo.

Shrin Neshat
IL TEATRO E’ VITA. LA VITA E’ TEATRO.
Don’t ask where the love is gone.
Fotografia di Luciano Romano
2012, B/W, 9 stampe giclee su carta hahnemühle e dibond
Commissionata da Comune di Napoli/Stazione Toledo / Metropolitana di Napoli spa

Al termine di una residenza a Napoli per concorrere anche con una sua opera alla realizzazione della stazione metropolitana Toledo progettata da Oscar Tusquets, Shirin Neshat ha fissato in drammatiche immagini in bianco e nero nove attori ed attrici del teatro underground napoletano. Sono nove corpi che sembrano forzare le pareti di una prigione senza luogo e senza tempo. “Cerco l’universalità che possa valere per tutti”, afferma l’artista americana di origine iraniana. “La bellezza dev’essere unita al sentimento, all’ impegno sociale e politico. Da soli la bellezza resta un canone estetico e l’ impegno un grido. Solo uniti diventano qualcosa che possiamo chiamare arte”.

Sri Astari Rasjid
UNDERCOVER, UNDERWEAR, UNDERWORLD TROOPS
Soundtrack di Rahayu Supanggah
2013, fiberglass, stainless steel mesh & mixed media

La preoccupazione costante del lavoro artistico dell’indonesiana Sri Astari è quella di rileggere le tradizioni della cultura di Giava e del suo simbolismo attraverso le lenti dell’invadente life style di origine occidentale che rapidamente ha cambiato lo scenario dei valori nella vita sociale del suo paese.
In particolare al centro della sua critica vi è la posizione della donna, con tutte le sue contraddizioni, tra radici della tradizione e consumismo dilagante. Ma spesso tale critica prende la forma dello humor, come nella rappresentazione delle sette figure sospese tra eleganze antiche e ammiccamenti erotici, ambiguamente in contrappunto con la colonna sonora di Rahayu Supanggah.

Sislej Xhafa
SHHHHHHHHHHHHHT
2013 blanket, newspaper, clothes
Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin

Un corpo è disteso per terra, interamente nascosto da una vecchia coperta. Non sappiamo chi sia, se dorma o se sia ubriaco, se riposi o sia morto. Il titolo che l’artista kosoviano ha dato all’opera non ci aiuta a sciogliere l’enigma ed anzi contribuisce a rinforzare i nostri dubbi di spettatori casuali. Ma anche incolpevoli? Sisley Xhafa punta il dito proprio sulla complessità della realtà politica, economica e sociale della realtà contemporanea e lo fa con mezzi semplici, ora con ironia e ora con acida irrisione, che non è facile classificare. “La realtà è più forte dell’arte – afferma Sisley Xhafa – Come artista non mi interessa riflettere la realtà, ma voglio interrogarla e metterla in discussione”.

A Palazzo Collicola saranno invece presenti :

ANTONIO MARRAS + DANILO BUCCHI
Insieme Siamo Altro

Una firma della Moda e un artista italiano in grande ascesa s’incontrano nelle sale del Piano Nobile. Due approcci alla costruzione, due modi elaborativi che si integrano per modi e strutture. Il disegno, codice primario per Bucchi, è la sorgente creativa di Marras, la sua memoria fedele. Vestire i corpi, attitudine lavorativa di Marras, è invece la tensione implicita di Bucchi, una sartorialità pittorica che cerca sulle superfici il codice distintivo e l’alchimia emotiva. Una mostra a quattro mani che riflette sui canoni del disegno, sui rapporti tra immagine e materiali, sui passaggi dentro il processo ideativo. Quando l’abito diventa habitus.

Cosmogonia presenta
I MONDI DI MARIO SCHIFANO IN UNA COLLEZIONE DAVVERO PRIVATA

La storia di una donna che si racconta attraverso una fetta speciale della sua collezione d’arte contemporanea. Marina Deserti, imprenditrice di successo, ripercorre la sua vita assieme ai lavori di Mario Schifano, raccolti negli anni in un continuo legame tra cultura e passioni quotidiane, famiglia e tempo libero, ricordi e voglia di futuro. Una selezione di opere per un viaggio in dodici sezioni tematiche con molti inediti e una grande sorpresa, la sala completa coi quattro grandi quadri “Ex Film”. Disegni, tele, collage, fotografie manipolate e sculture per attraversare i mondi di Schifano dentro le storie personali di una collezione “davvero” privata.

GIANFRANCO CHIAVACCI
Binaria

Un maestro della fotografia sperimentale, un ricercatore sfrenato che per cinquant’anni ha lavorato sui codici iconografici e i temi concettuali tra fotografia e pittura. A Spoleto viene presentata la complessa ricerca pittorica di Gianfranco Chiavacci (1936-2011), dedicata al tema della binarietà sulle superfici bidimensionali. Un artista con cui indagare i legami tra immagine e tecnologia, scienza e composizione visiva, materiali e percezione. La mostra di Spoleto fa parte di un doppio progetto espositivo: dopo la tappa estiva dedicata alla pittura, sarà Palazzo Fabroni (Pistoia, primavera 2014) a dedicare un’ampia antologica all’opera fotografica di Chiavacci.

GIUSEPPE RIPA
In un certo senso una mostra antologica

Prosegue il viaggio di Palazzo Collicola nella Fotografia Italiana Contemporanea. E’ oggi la volta di Giuseppe Ripa, artista italiano di matura esperienza sul campo instabile del Pianeta, autore di sette momenti seriali che hanno visto una parallela linea editoriale col marchio Charta. Il progetto di Spoleto avrà il suo focus sui cicli americani Moondance e Liminal. Una terza sezione verrà dedicata alla nuova serie dal titolo Seaside. L’ultima sezione riguarderà i precedenti cicli Anima Mundi, Tibet, Memorie di pietra, Lightly, Aquarium, evocati in mostra attraverso gli omonimi artbooks (editi da Charta) e uno slide-show coi lavori non esposti nelle altre sale. Ripa porta la fotografia ai suoi archetipi, ad una purezza universale e sembra dirci che non contano realmente i luoghi specifici ma l’occhio, l’approccio conoscitivo, la disposizione emotiva.

GIULIANO CORELLI
Daily Mirror

Giuliano Corelli (Condino, 1971) è un artista anomalo e raffinato, privo di foga espositiva, concentrato a lavorare nel suo studio dal 2007, anno in cui si è trasferito in Toscana e ha iniziato a scolpire il marmo. Da quel giorno sono nate nove grandi sculture col tipico bianco di Carrara, tutte in scala naturale, nove posizioni di vita quotidiana dei suoi uomini urbani dai lineamenti contemporanei e catalizzanti. Nove visioni che, tramite posture e azioni catartiche, ribaltano la staticità del manichino e implicano una lettura morale, un codice etico che prende il monumentalismo per ricondurlo al vissuto quotidiano, proprio come accadeva ieri con George Segal e oggi con Charles Ray.

Collicola onthewall presenta
2501_BORONDO_ LUCAMALEONTE_ MONEYLESS_ SBAGLIATO

Cinque nuovi interventi sui muri di Palazzo Collicola Arti Visive, a conferma di una vocazione del museo per i linguaggi urbani e i nuovi codici espressivi. Le opere rappresentano ulteriori inserimenti nelle zone interstiziali della struttura, ampliando così una mappatura parietale che prende spunto dalla sala di Sol LeWitt dal titolo “Bands of Color”. Per il museo spoletino è la conferma di una speciale attenzione ai codici dell’arte metropolitana, in sintonia con il Moca di Los Angeles, la Tate Modern di Londra e gli altri spazi che seguono le frequenze più innovative dell’arte contemporanea.

Per la mostra “Sconfinamenti”, l'ingresso è gratuito.

(Car.Van.)

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