Carlo Ceraso
Sembra difficile da credere, ma pare proprio così: Giovannino Antonini ha paura. Non c’è altra motivazione per spiegare altrimenti il fatto che il presidentissimo della Scs non abbia convocato neanche per oggi il Cda della Cooperativa che controlla Banca Popolare Spoleto. Sarà che sul suo capo pesa la mozione di sfiducia presentata da 4 dei 7 membri del board (Cucchetto, Protasi, Raggi e Solfaroli)? Quasi certo. La mozione è stata presentata a protocollo il 27 ottobre scorso e per di più con ‘carattere di urgenza’. Ma ad oggi nulla. Antonini preferisce indubbiamente rinviare il voto che, con ogni probabilità, lo vedrebbe perdere la guida della holding. E così guadagna tempo, forse per ‘lavorare’ sui singoli consiglieri, forse sul Collegio dei revisori.
Era stato lui stesso ad annunciare al Giornale dell’Umbria di aver convocato il board per oggi (peraltro il 7 del mese è la data calendarizzata per il 2011 dei lavori del Cda). Così non è stato. Insomma l’ex dominus Bps, già protagonista del braccio di ferro con Bankitalia, ne ha avviato un altro, stavolta tutto interno ma ugualmente dai risvolti scontati. Dalla sua mantiene il voto dei fedelissimi, ovvero gli avvocati Bellingacci e Zuccari, comunque pochi per cambiare l’esito del voto, che appare scontato se i 4 confermeranno quanto messo nero su bianco. Un ritardo inspiegabile. Nel 2008, in piene festività, il Consiglio impiegò quattro giorni (Natale e Santo Stefano incluso), per promuovere, votare e ratificare il defenestramento del malcapitato Cardarelli (l’ex presidente Scs che si era opposto ai “metodi” di Antonini). Quest’anno ce ne sono voluti 7 di giorni per far scendere dallo scranno Fausto Protasi, il cui scranno, occorreva ad Antonini per rimaner in sella dopo il capitombolo decretato da Bankitalia. E' anche vero che Società quotate in Borsa, anche di grande prestigio, convocano i Cda in 24-36 ore e dunque non è da escludersi che entro la settimana il Consiglio si faccia.
Impossibile al momento conoscere le strategie di Antonini. Ma neanche quelle dei dissidenti, costretti ad attendere la convocazione. Impotenti? Non proprio. Se è vero che l’istituto di piazza Pianciani non vanta un collegio dei probiviri cui rivolgersi, c’è sempre la magistratura. Fra le ipotesi al vaglio, se dovesse continuare il silenzio della presidenza, ci sarebbe anche una richiesta d’urgenza, come previsto dall’articolo 700 del codice di procedura civile, per costringere il Cda a riunirsi. Il Palazzo di giustizia potrebbe dunque tornare al centro dell’attenzione. Come 6 mesi fa quando fu confermato l’avvio di una inchiesta su Bps: una indagine che non vedrebbe ancora indagati né ipotesi di reato. Ma che resta ancora in piedi.
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