SAN BEVIGNATE, Barelli "I lavori sono illegittimi, l’autorizzazione paesaggistica era scaduta" - Tuttoggi.info

SAN BEVIGNATE, Barelli “I lavori sono illegittimi, l’autorizzazione paesaggistica era scaduta”

Redazione

SAN BEVIGNATE, Barelli “I lavori sono illegittimi, l’autorizzazione paesaggistica era scaduta”

Dom, 23/03/2014 - 14:12

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L’autorizzazione paesaggistica per lo “steccone” davanti a San Bevignate è scaduta il 29 luglio 2013, quindi ben prima dell’entrata in vigore della proroga (del 21 agosto con il Decreto del Fare, o del 9 ottobre 2013 con il Decreto Cultura, a questo punto è irrilevante). Lo afferma l'avvocato Urbano Barelli. Secondo il presidente di Italia Nostra infatti, la Determina Dirigenziale con la quale la Giunta regionale ha rilasciato l’autorizzazione reca la data del 29 luglio 2008, n.6749.

“Non è quindi vero che tutto è legittimo come ha sostenuto l’amministratore dell’Adisu, né che l’iter è regolarissimo come ha affermato il Sindaco di Perugia. La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell’Umbria ha quindi adempiuto ad un suo preciso dovere d’ufficio quando nei giorni scorsi ha inviato gli atti alla Procura della Repubblica”.

In attesa di vedere come procederà la Procura della Repubblica, il 14 marzo Italia Nostra di Perugia ha chiesto formalmente al Sindaco del Comune di Perugia, all’Amministratore dell’ADISU, alla Presidente della Giunta regionale della Regione Umbria, all’Assessore alla cultura della Giunta regionale della Regione Umbria e al Rettore dell’Università degli Studi di Perugia di poter partecipare al Tavolo istituito per risolvere la vicenda dello “steccone” di San Bevignate.

“Un progetto di residenza universitaria che – spiega Barelli – approvato da tutti gli enti interessati, oggi sembra nessuno voglia vedere costruito in quella zona. Nessuna risposta, di alcun tipo, è pervenuta, nemmeno quella negativa. Anzi, in verità il Comune di Perugia ha risposto per dire che la richiesta non poteva essere protocollata perché nella PEC (Posta Elettronica Certificata) mancava la firma digitale. Abbiamo provveduto anche ad inviare una nuova PEC con la firma digitale, ma invano. Tutto ciò conferma quanto Italia Nostra ha constatato da tempo, cioè che le nostre istituzioni riempiono i loro Statuti, leggi, regolamenti e discorsi pubblici di democrazia e partecipazione che poi, nei fatti, vengono costantemente negate”.

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