Rifiuti, aumenti per 3,8 milioni su famiglie e imprese per colpa dei portoghesi - Tuttoggi.info

Rifiuti, aumenti per 3,8 milioni su famiglie e imprese per colpa dei portoghesi

Redazione

Rifiuti, aumenti per 3,8 milioni su famiglie e imprese per colpa dei portoghesi

Camicia svela i grandi morosi e chiede la testa di due politici | E Cecchini attacca il Comune di Perugia
Mer, 19/12/2018 - 17:11

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Il conto della Gesenu è salato: 49 milioni e 500mila euro. E’ il costo preventivato per garantire il servizio di raccolta rifiuti a Perugia nel 2019. Quasi 3 milioni e 800mila euro in più rispetto al conto presentato lo scorso anno. Con il rischio di dover aumentare sensibilmente la bolletta per le famiglie e le imprese.

Per coprire le spese in più da sostenere per trasferire i rifiuti negli impianti di fuori regione. Ma anche a causa dei “portoghesi”, secondo quanto denunciato dal consigliere Carmine Camicia, pronto a fare i nomi di imprese, partiti politici e associazioni che non pagano la Tari. Grandi morosi per i quali il consigliere socialista chiede di sospendere il servizio di raccolta dei rifiuti.

E nel frattempo, per mandare un segnale, Camicia chiede la testa di due assessori.

Sul primo punto, invece, i consiglieri della Lega Emanuele Fiorini e Valerio Mancini hanno chiesto all’assessore Cecchini chiarimenti sui conferimenti di rifiuti indifferenziati nella Regione Marche. “I cittadini di diversi comuni umbri – hanno ricordato i due esponenti dell’opposizione – hanno visto lievitare nell’ultimo triennio l’importo della Tari a causa dei costi di trasporto rifiuti fuori dall’Umbria e a causa degli alti costi di trattamento che la società Gest, affidataria del servizio, ha concordato con la società ‘Picena Ambiente’ e con i Comuni dell’Aio Marche n. 5. Una situazione  – sottolineano – che non è causata da situazioni di emergenza conseguenti a calamità naturali, come previsto dal decreto legislativo “152/2006” ma dalla cattiva gestione dell’impiantistica in provincia di Perugia”.

Nella sua risposta l’assessore Fernanda Cecchini ha spiegato che “l’accordo con la Regione Marche, stipulato a dicembre 2017, prevede un quantitativo di 10mila tonnellate annue, che rappresenta il 2 per cento del fabbisogno di gestione umbro. Tonnellate non sono state portate tutte a trattamento perché già da novembre vengono destinate agli impianti regionali di Foligno, Città di Castello e Orvieto. È vero che non si possono portare rifiuti fuori regione, a meno che non ci siano accordi interregionali.  Dopo mesi di immobilismo, Tsa ha affidato la progettazione per il consolidamento della discarica di Borgo Giglione, che la Regione cofinanzierà con un milione. I 5 anni di immobilismo dell’Amministrazione comunale di Perugia – ha attaccato Cecchini – non possono essere addebitati alla Regione. Noi ci siamo fatti carico di svolgere un ruolo non strettamente nostro, mentre il Comune di Perugia, socio al 49 percento di Gesenu, non si è attivato. Abbiamo dovuto stipulare un accordo con le Marche proprio per fare fronte a questa situazione. Non credo che ci sarà bisogno di prorogare l’accordo con le Marche per il 2019 e spero che le società di gestione e il Comune non chiederanno il nostro intervento all’ultimo minuto, come avviene di solito”.

Valerio Mancini ha replicato evidenziando che l’aumento della Tari non riguarda solo Perugia, ma altri Comuni, come Città di Castello, Umbertide, Gubbio, Magione, Castiglione del lago. “L’inefficienza degli
impianti non dipende dalla Regione – ha concluso – ma il Piano rifiuti doveva intervenire per rendere efficiente la filiera, evitando di portare i rifiuti fuori regione”.

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