Posterna, 28 milioni di risarcimento | Valentini chiede i danni prima della demolizione - Tuttoggi.info

Posterna, 28 milioni di risarcimento | Valentini chiede i danni prima della demolizione

Sara Fratepietro

Posterna, 28 milioni di risarcimento | Valentini chiede i danni prima della demolizione

Lettera a Comune, Regione, Provincia e Findem: "Noi, agito in conformità ai permessi rilasciati". Per i proprietari degli immobili si ipotizza un rimborso di 12 milioni
Ven, 25/03/2016 - 14:58

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La sorte del doppio palazzo della Posterna sembra segnata, le speranze che si possa evitare una demolizione del complesso sono ridotte al lumicino e ora spunta una richiesta di risarcimento danni da quasi 28 milioni di euro. A presentarla è il geometra Rodolfo Valentini, titolare della società Madonna delle Grazie srl, proprietaria dell’edificio. Una mossa che di certo non coglie impreparato il Comune di Spoleto, che si aspettava un atto di tal genere da un momento all’altro, ma che non è l’unico destinatario della missiva. Il documento della società Madonna delle Grazie, datato 18 marzo ma diramato oggi, è indirizzato infatti all’amministrazione comunale, ed in particolare alla Direzione urbanistica edilizia, ma anche alla Findem, la società guidata da Francesco Demegni proprietaria in passato del terreno dove è stato costruito il “mostro delle mura”, alla Regione Umbria ed alla Provincia di Perugia.

La cronistoria – Nella lettera si ricorda come la Madonna delle Grazie srl ha comprato dalla Findem, in permuta, il 19 aprile 2006 il terreno di via Interna delle Mura: “nell’atto di permuta e relativi allegati è specificata la natura edificabile del terreno suddetto con una potenzialità edificatoria di mc 15.000, in virtù del Piano attuativo di ristrutturazione urbanistica del progetto di mobilità alternativa di Spoleto (I stralcio)”. Progetto che, viene ricordato, fu approvato dal consiglio comunale di Spoleto il 29 aprile 1999 (ma ci fu un’altra delibera anche l’anno precedente) dopo due atti della Regione datati 25 marzo e 14 aprile sempre del 1999. Proprio in base a quel piano attuativo, che nelle varie fasi era stato approvato e condiviso da Comune, Regione, Provincia e Soprintendenza, era stato presentato ed ottenuto un permesso di costruire da parte della Findem, rilasciato il 15 febbraio 2006, con nulla osta un mese dopo della Soprintendenza. Permesso a costruire poi intestato alla Madonna delle Grazie (il 28 aprile 2006) dopo la permuta citata. “Sulla scorta di tali titoli autorizzativi – evidenzia Valentini – la Madonna delle Grazie ha realizzato, in perfetta conformità ai titoli stessi e alle previsioni urbanistiche, l’edificio denominato ‘Palazzo della Posterna’ dal toponimo dell’area in questione“.

Demolizione in arrivo – Che l’edificio sia stato da subito contestato da varie associazioni cittadine, ambientalisti ed alcuni partiti politici è cosa ben nota. Tanto da portare, durante la realizzazione dell’edificio, la Procura della Repubblica di Spoleto (ed in particolare l’allora pm Federica Albano) ad aprire un fascicolo, sequestrando, nel 2009, il doppio palazzo quando era ancora in costruzione. Ne sono seguiti anni di processi, con in primo grado la sentenza del Tribunale di Spoleto che aveva condannato 6 imputati su 10 e disposto la demolizione di una parte del complesso immobiliare. La Corte di appello di Perugia aveva invece ribaltato la sentenza, dichiarando l’immobile legittimo ed assolvendo tutti. Nel frattempo il complesso edilizio era stato terminato e buona parte di appartamenti ed uffici venduti. Il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura perugina aveva però fatto sì che la sentenza di secondo grado fosse annullata: si era quindi tornati davanti ai giudici, questa volta della Corte d’appello di Firenze. Che non solo hanno confermato la sentenza di primo grado, ma hanno addirittura disposto la demolizione dell’intero doppio palazzo. A dicembre la doccia fredda, con l’ultimo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile e la sentenza fiorentina divenuta definitiva. La stessa Corte d’appello di Firenze nei giorni scorsi ha scritto al Comune di Spoleto chiedendo alcuni chiarimenti, proprio in vista dell’esecuzione della sentenza di demolizione.

La richiesta di danni – Vista la situazione, quindi, Rodolfo Valentini (che è uno dei 6 condannati per abuso edilizio) è pronto a chiedere i danni agli enti coinvolti nella vicenda. Ben 27,8 milioni di euro il risarcimento ipotizzato dalla società Madonna delle Grazie, visto “il rilevantissimo danno” arrecato alla stessa società. Più dettagliatamente, vengono chiesti 9,5 milioni per la “perdita dell’ingente investimento effettuato per la realizzazione del manufatto“; 800mila euro di “interessi bancari sostenuti e sostenendi in ordine all’investimento effettuato”; ben 16 milioni di euroda corrispondere a titolo di risarcimento danni nei confronti degli acquirenti delle unità immobiliari realizzate che dovranno essere abbattute“; 1,5 milioni per il “danno di immagine arrecato alla società scrivente che per effetto di quanto sopra non potrà sostanzialmente più continuare l’attività edilizia”. Una divisione tra gli enti per il danno causato non viene fatta, lasciando intendere che questo sia solo un primo atto verso il contenzioso. “La presente – spiega la Madonna delle Grazie srl – costituisce atto di costituzione in mora e interruttivo della prescrizione a tutti i sensi di legge“. Valentini ricorda comunque che “come emerge dalla documentazione il manufatto in questione è stato realizzato in conformità alla strumentazione urbanistica e ai titoli autorizzativi edilizi rilasciati, nonché in conformità ai pareri rilasciati dai competenti organi istituzionali. Pertanto nessun addebito può essere sollevato nei confronti della società scrivente, che risulta aver rispettato pedissequamente quanto previsto nel piano attuativo di iniziativa pubblica sopra citato e dal titolo autorizzativo”. Una questione complessa, in verità, considerando che la stessa azienda edile, ed il suo legale rappresentante per essa, è stata considerata colpevole dell’abuso edilizio. Lo stesso Valentini, al pari degli altri imputati, – viene di fatto evidenziato dalla sentenza della Corte d’appello di Firenze – “non poteva non sapere di star agendo fuori dalle regole”. Cosa succederà ora, quindi, è ancora tutto da vedere.

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