Omicidio Fezzuoglio, verso sentenza di appello per Pala e Arzu - Tuttoggi.info

Omicidio Fezzuoglio, verso sentenza di appello per Pala e Arzu

Sara Minciaroni

Omicidio Fezzuoglio, verso sentenza di appello per Pala e Arzu

Il carabiniere trentenne venne freddato con un colpo di kalashnikov alle spalle durante una rapina ad Umbertide
Mar, 09/09/2014 - 09:00

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Il processo di appello per l’omicidio del carabiniere Donato Fezzuoglio torna in aula questa mattina con la requisitoria del sostituto procuratore generale Giuliano Mignini e del pm applicato Paolo Abbritti. Il processo di secondo grado si è aperto lo scorso 26 marzo, con le richieste della difesa dei due imputati, Raffaele Arzu e Pietro Pala, già condannati in primo grado al massimo della pena: ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi e risarcimento alle parti civili di un milione e trecento mila euro come provvisionale.

In questi mesi si sono svolte due udienze, riassumibili in due punti salienti: la deposizione di Sonia Carta, sorella di Ivo Carta, considerato uno dei complici della banda che il 30 gennaio del 2006 mise a segno una rapina ai danni della filiale di Umbertide del Monte dei Paschi di Siena, nella quale alcuni colpi di kalashnikov ferirono a morte il trentenne carabiniere poi insignito della medaglia d’oro al valor militare. Ivo Carta, morto nel 2006 in Sardegna, ucciso da un colpo di fucile, secondo quanto dichiarato in aula dalla sorella nei giorni precedenti la rapina di Umbertide avrebbe raggiunto “il continente” per portarle un’auto. Sarebbe venuto dalla Sardegna per la sorella quindi, e non per compiere una rapina, su questo elemento la difesa punterà per cercare di scalfire l’impianto accusatorio che dai giudici Daniele Cenci e Giuseppe Noviello (a latere) venne invece considerato ben solido, dopo oltre 17 ore di camera di consiglio il 12 maggio del 2013. Altro elemento è quello che riguarda le nuove perizie scientifiche disposte dalla Corte d’appello.

Un campione di Dna è stato prelevato con il suo consenso da Pietro Pala e confrontato con quello di un mozzicone di sigaretta rivenuto in fondo alla scarpata nella zona di Piegaro, dove venne trovata una delle auto usate dai banditi per la fuga. Secondo il professo Giuseppe Novelli, perito noto per aver già lavorato nel processo per l’omicidio Meredith, la traccia sul mozzicone ad oggi non sarebbe più analizzabile, quindi non è stato possibile svolgere un accertamento. Sarebbe invece compatibile, secondo il perito, il dna di Pala con quello isolato sulla stessa sigaretta dagli uomini del Ris di Roma nei giorni del ritrovamento e della repertazione della prova. Secondo la difesa di Pala, condotta dagli avvocati Francesco Falcinelli e Riccardo Marri, questa traccia, peraltro collocata fuori dalla scena del delitto non sarebbe sufficiente a determinare il coinvolgimento del loro assistito nell’omicidio del giovane Fezzuoglio, per il quale il condannato si è sempre dichiarato innocente.

Ma secondo l’accusa, e secondo i giudici che hanno formulato la sentenza di primo grado fu proprio Pala a premere il grilletto: “Va solo precisato che – scrive la corte – con riferimento a Raffale Arzu, la Corte è ben consapevole che il grilletto del kalashnikov che ha colpito alle spalle Donato Fezzuoglio è stato azionato dalla mano di Pietro Pala, così come sa che le rapine delle automobili (usate per la rapina e per la fuga, ndr) non sono state poste in essere da Pietro Pala, che in quel frangente stava scappando a bordo della Thema guidata da Ivo Carta. Deve però ritenersi che l’elemento omicidiario e tutti i fatti nel processo contestati in significativa progressione criminosa (furti d’auto per preparare la rapina; omicidio del carabiniere Fezzuoglio; tentato omicidio del carabiniere Monti; rapine, tentate e consumata, di auto per fuggire; ulteriori furti di auto) vanno del pari imputati a Raffaele Arzu e a Pietro Pala, così come lo sarebbe a tutti i complici rimasti -purtroppo- sino ad oggi sconosciuti(…)”. Ora non resta che attendere.

La sentenza potrebbe arrivare, secondo calendario già il prossimo 19 settembre. Al banco della parti civili siederanno la moglie di Fezzuoglio, Emanuela e il figlio Michele (difesi dall’avvocato Giancarlo Viti) i fratelli Graziano e Mariolino, il padre Michele e la madre Carmela (difesi dall’avvocato Nicola Di Mario). In questo processo anche il Comune di Umbertide si era costituito parte civile, così come il Ministero dell’Interno e il Ministero della Difesa (Avvocati Betti e Brozzo). E’ atteso che la pubblica accusa chieda la conferma delle pesantissime condanne di primo grado, mentre la difesa, che ha già chiesto l’annullamento della sentenza, punterà al ribaltamento.

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