(Fda) In provincia di Perugia sono state raccolte nel 2010 2.089 tonnellate di olii esausti, un dato in aumento rispetto alle 1.956 dell’anno precedente, su un totale di 2.950 recuperate nell’intera Regione Umbria. Ma una percentuale significativa (intorno al 5 per cento del “potenziale”) che ancora sfugge alla raccolta, con il concreto rischio di inquinare i bacini idrici.
A renderlo noto in una nota è stato oggi il Coou -il consorzio obbligatorio degli olii usati- che sta monitorando in questi giorni insieme a Legambiente lo stato di salute dei laghi della regione (leggi).
L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino.
“Se eliminato in modo scorretto, questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come un campo di calcio”, ha detto Paolo Tomasi, presidente del Coou.
Secondo il consorzio, a contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. In tutta Italia, delle 436 mila tonnellate di olio lubrificante che sono state immesse al consumo nel 2010, il Consorzio ha recuperato 192 mila tonnellate di oli usati, oltre il 95 per cento del potenziale raccoglibile.
La percentuale che ancora sfugge alla raccolta, sia a livello nazionale che nella provincia di Perugia, si concentra nel settore industriale e in particolar modo nel “fai da te” in autotrazione, nautica e agricoltura.
Secondo Tomasi, “Con la nostra attività di comunicazione cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell’ambiente provochino poco inquinamento”. In 27 anni di attività il COOU ha raccolto più di 4,5 milioni di tonnellate di olio usato, evitandone così lo sversamento in mare, nei fiumi e nei terreni agricoli.