Morto per un malore in canonica, celebrati i funerali di don Armando

Morto per un malore in canonica, celebrati i funerali di don Armando

Redazione

Morto per un malore in canonica, celebrati i funerali di don Armando

Sab, 23/04/2022 - 11:15

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Le esequie del vicario parrocchiale a Civitella d’Arna- Sant’Egidio-Lidarno, già della congregazione dei Passionisti e animatore della comunità di Montescosso

Celebrati nella chiesa parrocchiale di Ponte San Giovanni i funerali di don Armando Di Renzo, vicario parrocchiale a Civitella d’Arna-Sant’Egidio-Lidarno, morto all’ospedale “S. Maria della Misericordia” di Perugia dove era stato ricoverato il 18 aprile a seguito di un grave malore avuto in canonica.

Don Armando e il nuovo Spirito della Chiesa

“Era entusiasta e provava una gioia infinita per aver potuto rincontrare nel periodo quaresimale, dopo due anni di pandemia, le famiglie, in occasione delle benedizioni pasquali – ha raccontato con voce commossa don Antonio Sorci –. Era contentissimo del Cammino sinodale della Chiesa italiana voluto dal Santo Padre e voleva sapere dalla gente che cosa ne pensasse, interrogandola su quest’evento ecclesiale. Don Armando voleva che i fedeli partecipassero e che si rendessero conto della novità che lo Spirito Santo stava soffiando nella Chiesa; novità che significa partecipazione attiva, coerente, sentita e profetica. Come non ricordare la gioia che si leggeva nei suoi occhi durante il recente Triduo Pasquale e la contentezza per la nuova partenza pastorale che stava avvenendo. Poi un grave malore improvviso lo ha portato via alla sua gente, ai suoi cari e a tutti noi suoi confratelli. Tutta la popolazione è sgomenta per la perdita di un sacerdote che è stato un convinto fedele servitore della vigna del Signore, con una delicatezza ed una presenza sempre discreta e puntuale nel farsi carico delle sofferenze umane e spirituali delle tante persone che incontrava”.

Dopo quasi mezzo secolo, nel 2020, don Armando – ha sottolineato don Antonio Sorci – lascia la comunità passionista di Montescosso nel momento in cui la stessa chiude per carenza di vocazioni e viene incardinato come sacerdote diocesano, continuando il suo ministero presbiterale, soprattutto della riconciliazione, di predicatore e di guida spirituale nelle comunità a lui assegnate dell’Unità pastorale di Sant’Egidio.

Chi era don Armando

Armando Di Renzo nasce il 6 giugno 1949, a Casalincontrada (Ch), entrando poco più che adolescente nel Seminario della Congregazione della Passione di Gesù Cristo in Ancona, dove a diciotto anni entra nel noviziato di Morrovalle (Mc), emettendo la professione il 15 settembre 1968, con il nome di Armando dell’Addolorata. Per quattro anni (1968-72) studia a Perugia, dimorando presso la comunità passionista di Montescosso. Dopo aver approfondito gli studi teologici prima nelle Marche e poi ad Assisi, viene ordinato diacono a Montescosso, il 10 ottobre 1976, e successivamente ordinato sacerdote a San Martino in Pensilis (Ch), il 23 luglio 1977. L’anno successivo consegue la licenza in teologia presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo di Roma. Ritorna nella comunità di Montescosso nel 1980 dove resterà per quaranta anni, ricoprendo l’incarico di amministratore-economo con particolare attenzione alla cura dell’azienda agricola della congregazione.

Man mano che diminuivano i suoi impegni amministrativi nella comunità di Montescosso, realtà che andava ridimensionandosi per numero di religiosi, cresceva il suo coinvolgimento nelle attività pastorali della stessa comunità e nella cooperazione con le parrocchie circostanti in costante espansione demografica.

“Sempre crescente è stato il suo servizio pastorale e liturgico nella nostra Chiesa diocesana – ha evidenziato don Antonio Sorci –. Sono tante le parrocchie in cui ha dato la sua esperienza, la sua spiritualità, il suo desiderio di annunciare Cristo: Bosco, Civitella d’Arna, Sant’Egidio, Lidarno, Colombella, aiutando e sostenendo i parroci nel loro ministero. Negli ultimi cinque anni ha servito maggiormente le comunità parrocchiali di Civitella d’Arna, Lidarno e Sant’Egidio, comunità – ha concluso il parroco – che oggi lo piangono e pregano affinché il Signore lo ripaghi con la “ricompensa del giusto”».

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