Mezzi a motore nei sentieri, la lettera aperta del presidente nazionale del Cai Montani alla governatrice Tesei

Mezzi a motore nei sentieri, la lettera aperta del presidente nazionale del Cai Montani alla governatrice Tesei

Redazione

Mezzi a motore nei sentieri, la lettera aperta del presidente nazionale del Cai Montani alla governatrice Tesei

Gio, 22/02/2024 - 16:57

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"La presenza di motociclette sui sentieri disincentiva la presenza dei camminatori che oggi rappresentano l’unico modello di sviluppo turistico davvero sostenibile"

In merito al dibattito sulla normativa che regolamenta la viabilità montana e secondaria in Umbria, riceviamo e pubblichiamo dal presidente del Cai nazionale, Antonio Montani, la lettera aperta indirizzata alla governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei.

Gentile Presidente,

Ho atteso ad inviarle questa mia nella speranza di un ripensamento da parte della giunta da Lei guidata rispetto all’emendamento Puletti, inoltre nei giorni scorsi ho inutilmente cercato di contattarla per poterle esprimere personalmente quanto riporto qui.

Innanzi tutto vorrei partire da un dato tecnico, ovvero la definizione di sentiero nella legge nazionale, dove è compare esclusivamente nel Codice della strada (D.Lgs. n. 285/1992) che lo definisce “strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni o di animali” (art. 3 co. 1, n. 48); mentre la strada viene definita quale “area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali” (art. 2, co. 1).

Lo stesso Codice individua e classifica le tipologie di strade: autostrade, strade extraurbane (statali, regionali, provinciali, comunali), strade urbane e, da ultimo, itinerari ciclopedonali e ne disciplina la circolazione ma non lo fa per il sentiero e questo perché al sentiero non si applica il Codice della strada perché il sentiero è di norma riservato al “passaggio di pedoni o animali” e non ai mezzi motorizzati.

È un errore asserire che la circolazione dei mezzi motorizzati è consentita, tranne dove è vietato, per i sentieri il principio è ribaltato. Ci sono poi considerazioni che vanno al di là dell’attenta lettura delle norme e sono considerazioni di carattere generale, calate tra l’altro in una specifica realtà, quella umbra, che fa del suo paesaggio millenario e di riscoperti modi di frequentarlo, conoscerlo e amarlo, un punto di forza dell’offerta turistica e culturale.

La rete sentieristica umbra è unica per concentrazione di elementi naturali, architettonici e paesaggistici che consente al camminatore in pochi chilometri di incontrare eccellenze culturali uniche al mondo. L’Umbria è attraversata dal Sentiero Italia CAI, che vede in questa regione alcune delle tappe più belle; dalla via Francigena che si appresta a ricordare gli 800 anni di San Francesco con eventi internazionale; e una dedalo di percorsi che uniscono borghi di bellezza unica. Anche nei drammatici mesi successivi al terremoto i sentieri hanno rappresentato un’occasione di ripartenza, portando in Umbria cittadini da tutto il paese per dimostrare la vicinanza a questa terra magica.

La stragrande maggioranza della rete sentieristica umbra è manutenuta dai volontari del Cai, anche grazie ai contributi straordinari che riceviamo dal Ministero del Turismo. Il passaggio su un sentiero di un mezzo motorizzato, ad esempio una moto da enduro, provoca danni spesso irreparabili e mortifica il prezioso lavoro dei volontari. La presenza di motociclette sui sentieri disincentiva la presenza dei camminatori che oggi rappresentano l’unico modello di sviluppo turistico davvero sostenibile e davvero utile alle popolazioni locali.

Per questi motivi la percorrenza dei mezzi motorizzati deve avvenire sui sentieri solo quando strettamente necessaria con la previsione di specifiche deroghe al divieto generalizzato.

Voglio essere certo, gentile Presidente, che ci sarà a breve un ripensamento da parte della Regione sull’opportunità di non modificare l’emendamento della Consigliera Puletti, che pur nell’obiettivo di dare certezza interpretativa alla norma eviti scenari estremamente dannosi per l’ambiente, per l’economia e anche per la “brand reputation” della Regione.

Il Club Alpino Italiano, forte dei suoi principi, della sua storia di oltre 160 anni e dei suoi 350.000 associati non smetterà di chiedere rispetto per il lavoro dei propri volontari, per l’ambiente e per le popolazioni che abitano i territori montani.

Restando disponibile ad un urgente incontro nelle forme che riterrà, La saluto cordialmente.

Il Presidente Generale del Club Alpino Italiano
Antonio Montani

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