“I Giovedi della Capitale” proseguono. Si tratta di incontri tematici promossi dalla Fondazione Perugiassisi 2019 e inseriti nel programma di candidatura a Capitale Europea della Cultura, con la collaborazione del Circolo dei Lettori di Perugia. Nell’appuntamento di ieri, presso la Sala Sant'Anna, il giornalista Marcello Sorgi ha presentato il suo nuovo libro, “Le sconfitte non contano” edito da Rizzoli. Titolo ha un significato forte, soprattutto perché è il sunto dell’insegnamento tramandato da padre a figlio. E proprio di questo parla il libro, di un figlio che ripercorre il ricordo di suo padre come un eroe, un uomo vissuto in un epoca difficile dove i diritti dei più deboli venivano calpestati e non riconosciuti.
Durante l'incontro sono intervenuti a fianco dello scrittore, il coordinatore dell'iniziativa Arnaldo Colasanti e l'assessore alla Cultura della Regione Umbria Fabrizio Bracco.
La storia – Nel libro leggiamo l’insegnamento che Nino Sorgi rivolge al figlio Marcello, ripercorrendo difetti ed errori della storia del dopoguerra italiano, in terra di Sicilia. Anni importanti, a partire dal 1943, epoca segnata dalla povertà e dalla guerra contro i feudi dei capimafia. Nino è un giovane soldato Siciliano che si oppone al vecchio potere: da qui nasce la sua conversione alla Sinistra. Diventando poi avvocato, Nino sceglie di stare dalla parte dei più' deboli, cioè dei contadini (logorati dalla riforma agraria) e dei giovani, incentivandoli verso un futuro migliore. “La Sicilia di allora, si avvicinava all'India suddivisa addirittura in caste, una netta divisione tra ricchi e poveri” afferma Colasanti ricordando il filo che unisce il passato al presente. “Le sconfitte in questo caso non contano, perché una vita sognante e una vita vissuta, é la vittoria di ogni uomo”.
“Orgoglioso di mio padre” – Nel libro il racconto scorre in maniera sobria, discreta, affascinate e mai banale. “Raccontare la storia di un padre é sempre bello, ma in questo caso era importante raccontare il anche contesto in cui è vissuto. Il contesto era quello Siciliano, dove non si poteva avere libertà d'opinione e si negava la libertà di stampa”, spiega il giornalista Sorgi. Nello scorrere delle pagine, che rendono lo spaccato di una vita difficile e di lotte per i diritti fondamentali, compaiono anche i due grandi registi del cinema Visconti e Rosi, i quali per poter girare i loro film in Sicilia erano sempre controllati dalle forze dell'ordine: tutte le sere venivano visionate le scene le scene girate durante la giornata. I giornali da parte loro dovevano tacere le giuste interpretazioni degli eventi di cronaca nera, raccontandoli come normali “incidenti”, questo perché tutto veniva gestito dal potere della mafia.
Le sconfitte vanno combattute – L’intervento dell’Assessore Bracco infine sottolinea un aspetto importante della Sicilia, ossia quello di una regione che si ritrova a dover combattere contro la “malavita”, situazione si è purtroppo trascinata fino ai nostri giorni. Tanti sindacalisti, all’epoca dei fatti narrati da Sorgi, furono uccisi durante manifestazioni, e questo ci aiuta a capire la scelta di Nino di esercitare la sua professione di avvocato a Palermo. La sua fu una scelta civile per dare un contributo alla terra che tanto amava. “Gli sconfitti sono destinati a scomparire, ma non in questo caso, perché a volte la sconfitta può essere momentanea e combattendo possiamo riemergere”, conclude Bracco.
d.s.