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Lyondell Basell/Terni, licenziamenti degli operai – Cgil, Cisl e Uil scrivono al ministro Zanonato

Redazione

Lyondell Basell/Terni, licenziamenti degli operai – Cgil, Cisl e Uil scrivono al ministro Zanonato

Mar, 16/07/2013 - 17:49

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Il prossimo 20 luglio scatteranno i licenziamenti da parte della Lyondell Basell nei confronti degli operai che lavorano nell'azienda di Terni. La situazione è ormai arrivata alla stretta finale e, dopo infinite ed estenuanti trattative sulla cessione dell'azienda, i sindacati hanno deciso di rivolgersi al ministro dello Sviluppo Economico, Falvio Zanonato, per chiedere un impegno da parte del governo affinchè vigili su quanto sta accadendo negli stabilimenti di Terni.
La nota sindacale siglata congiuntamente da Cgil, Cisl, Uil:

Gentile signor ministro, la presente per rappresentarle le vicende in Italia della “Lyondell Basell”, la multinazionale americana fra i più grandi produttori di polipropilene. Come è noto, “Lyondell Basell” è stata sotto la protezione (dai debitori) del Cap.11 della legge fallimentare statunitense dal gennaio 2009 a maggio 2010. Ne è uscita con un nuovo assetto proprietario – fondi statunitensi che si sono sostituiti per buona parte al precedente proprietario (Access Industries) – che, offrendo garanzie alle banche ha ottenuto dal tribunale di New York un abbattimento percentuale del debito prodotto, su leva finanziaria, dall'acquisizione di Lyondell da parte di Basell nel 2007. Immediatamente è ripresa la produzione di profitti – si era peraltro interrotta solo tra ottobre 2008 e fine 2009 – che ne ha permesso la quotazione a Wall Street il 28 ottobre 2010 a 21$ azione. Oggi il titolo oscilla attorno a 65/68$. Usciti dall’amministrazione controllata il fatturato globale si è stabilizzato intorno ai 48/51 miliardi di $, con un mol tra i 4,6 e i 5,8 miliardi di $. Anche la controllata italiana – Basell Poliolefine Italia – presenta tutt’ora un andamento positivo, anche avendo alcune produzioni contabilizzate in Europa per scelte organizzative e fiscali. Nel 2010 ha avviato le procedure per chiudere lo stabilimento di Terni. Attualmente non ha ancora sciolto definitivamente il nodo della vendita alla cordata di imprese che ha presentato un piano per il rilancio del sito umbro.

Con la chiusura di Terni, che rientrava tra i 14 impianti da chiudere nel mondo è iniziato il ridimensionamento della presenza in Italia, proseguita con la decisione annunciata a dicembre 2012 di tagliare un quarto del budget del Centro Ricerche a Ferrara.
Questa operazione deriva dalla scelta di rivedere la struttura dei costi della produzione in Europa: la R&D ora è finanziata totalmente dai business e Basell ha deciso di tagliare 10,8 mln €/y e 105 posizioni di lavoro. In concreto si rischia di smantellare un Centro di innovazione che è il più significativo in Italia nel campo delle materie plastiche e lo si orienta a mantenere l’aggiornamento della produzione di catalizzatori per poliolefine, alla manutenzione delle tecnologie proprietarie sul poliproprilene (40 % produzione mondiale
con tecnologie Basell) e alla definizione di una nuova tecnologia sulla produzione di polietilene, per sfruttare in Nord America il vantaggio dei gas da fracking (sha
le gas).
Si sta definendo pertanto un quadro di alleggerimento della presenza Lyondell Basell in Europa e in Italia a vantaggio del trasferimento di produzioni e innovazione verso oltre oceano con questo atto si riduce il sistema industriale italiano, indebolendo sia la produzione di innovazione industriale che determinando condizioni di svantaggio per le
filiere produttive direttamente a valle dei cicli produttivi (biomedicale, automotive, edilizia, ecc). Chiediamo pertanto urgentemente, poiché il 20 luglio scadono i tempi della procedura di licenziamento collettivi, un incontro coinvolgendo tutti i soggetti istituzio
nali interessati per impedire, oltre al disfacimento degli assetti di ricerca, atti unilaterali di licenziamento in una società dalle solidità economiche così evidenti. Un tale atto rappresenterebbe per altro un grave precedente perché l’azienda, dopo aver avviato unilateralmente la procedura di mobilità L.223 , ha sempre rifiutato nei vari incontri succedutisi di prendere in considerazione le proposte sindacali ad evitare i licenziamenti collettivi (Cassa integrazione; contratti di solidarietà; part-time; incentivi all’esodo volontario; ricollocazioni; ecc.) rendendo inutile l’esame congiunto previsto dalla legge perché ha già deciso di volere licenziare.
Senza un segnale di contrapposizione alla deindustrializzazione del nostro Paese non si produce crescita, ma ci si ferma a prendere atto del lavoro che se ne è andato. Certi della sua sensibilità e del suo intervento, l'occasione ci è gradita per salutarla cordialmente.

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