Una guerra di firme. Dopo l’ordinanza di stop alla musica al locale di Corso Garibaldi, e quelle stop&go all’attività commerciale in via del Verzaro, contro gli esposti dei residenti gli operatori raccolgono firme. “Da oggi in Giardino si parte con la raccolta di firme per la sopravvivenza dei luoghi di aggregazione nel centro storico. Perchè il centro – continuano – è di tutti”. La richiesta è quella di far sedere ad un tavolo amministratori e cittadini e, insieme, capire come gestire al meglio la situazione.
Una soluzione che non è piaciuta a molti, quella di firmare un’ordinanza e fermare le attività musicali di un locale in corso Garibaldi. Non solo giovani, ma anche professionisti e famiglie e che sui social, sulla questione, hanno voluto difendere il locale. E così, a poche ore dall’aver ricevuto l’atto comunale che gli vieta di fare musica dal vivo i gestori del piccolo bistrot perugino dicono la loro. E lo fanno su facebook: “Amministrare una comunità significa anche saper tutelare e custodire le esigenze di tutti“.
Movida – coprifuoco. Il caso riaccende la polemica sulla questione che divide la città: da una parte c’è l’esigenza che la città sia viva anche di notte, non solo per l’attrattività nei confronti dei tanti giovani che hanno scelto Perugia come luogo dove studiare. Senza dimenticare che una zona viva è una zona più sicura. Dall’altra c’è il diritto, da parte dei residenti, al risposo notturno. Un’esigenza che va senza dubbio rispettata ma che, continua il locale di Porta Sant’Angelo “di fronte alla quale non possono venir sistematicamente e di norma misconosciute le innumerevoli altre esigenze che sono espressione di tutti gli altri membri di una comunità“. Tutto, infatti, è partito con due esposti firmati da 56 residenti della zona a cui è seguito una rilevazioni acustica dell’Arpa e lo stop alla musica.
“Al fianco dell’esigenza di quiete – continua dal Giardino – esiste infatti l’esigenza di lavorare, di fare imprenditoria, esiste l’esigenza per chi fa musica ed arte di esprimersi di fronte ad un pubblico e di trovare degli spazi dove la loro arte sia retribuita, esiste l’esigenza per chi ha il dono di saper cucinare di trovare delle attività in cui farlo, esiste l’esigenza per chi ha il talento dell’accoglienza di avere di luoghi in cui esprimerlo, esiste l’esigenza per i produttori di vendere e affidare i propri prodotti a delle attività capaci di promuoverli, ed infine sopratutto esiste l’esigenza e il diritto delle persone di incontrarsi e di vivere i luoghi della propria città. Il Giardino, almeno nelle nostre intenzioni, rappresenta e custodisce tutte queste esigenze“.
Aggregazione contro il degrado. Ma, prima di tutto, va tutelato un luogo di aggregazione di giovani che da quel luogo hanno spazzato via spacciatori e degrado. “Un luogo che nasce in una delle zone più belle ma anche più problematiche della città, e che cresce proprio sulla convinzione che il problema della sicurezza e del degrado possa essere combattuto solo attraverso una comunità che si riappropria dei propri spazi. E’ un’attività che da lavoro a 5 persone, tra cui un padre australiano disoccupato e uno chef di altissimo livello che siamo riusciti a riportare in Italia; è un attività in cui vengono venduti e promossi i prodotti del nostro territorio, in cui ogni sera viene fatta una proposta artistica, musicale e culturale che è il frutto della passione e dell’impegno economico e organizzativo di chi da anni sceglie di puntare sulla cultura e sulla qualità; è un luogo frequentato da tutti, famiglie, giovani e non e in cui ogni sera le diverse generazioni si incontrano e si mescolano“.
Questione di decibel. “Esistono delle regole che però sono a tutela solo di quest’ultima esigenza. Delle regole che, di fatto, non permettono neanche l’aggregazione perché i volumi prodotti da 40 persone che parlano sarebbero già al di sopra di quelli consentiti. Ora quello che chiediamo è che attività come la nostra, possano essere messe nelle condizioni di esistere, e che dunque si pensi a delle regole che ci mettano nella condizione di poterle rispettare. “E’ arrivato il momento di fare uno sforzo, cittadini ed istituzioni insieme, per trovare quel ” in medio stat virtus” che tuteli la quiete dei residenti, ma che finalmente , al di là delle ipocrisie, tuteli anche lo sforzo di chi continua ad investire nel centro storico, e di chi il centro storico lo vuole vivere e non è disposto ad abbandonarlo ad una quiete vuota“.
Da Palazzo. Pochi giorni fa proprio l’assessore al Commercio Cristiana Casaioli aveva annunciato in Consiglio la complessità della questione ma la volontà da parte del Comune di tutelare residenti e commercianti proprio nell’ottica di investire nel centro storico e nella sua attrattività.