di Fabio Muzzi
Si è tenuta questa mattina presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, la conferenza di presentazione della mostra che sarà visibile al Centro Italiano di Arte Contemporanea (CIAC) a partire da domani alle ore 18.00, ora in cui è prevista l’inaugurazione. La sede della presentazione non è stata scelta a caso, è infatti la Fondazione che si occupa della gestione del CIAC, tramite la società strumentale “Centro per la cultura e lo sviluppo economico srl”, deputata a svolgere attività dirette alla realizzazione degli scopi perseguiti dalla fondazione stessa.
Dopo l’introduzione del presidente della Fondazione Alberto Cianetti, sono stati i due curatori della mostra, Italo Tomassoni e Bruno Corà, ad entrare nei dettagli. Il primo ha fornito un quadro d’insieme del momento storico in cui hanno avuto espressione le opere di Vincenzo Agnetti. L’arte concettuale, genere sotto cui si collocano le opere realizzate da Agnetti, si fonda sui concetti più che sull’opera in quanto tale. Introdotto in un primo momento in America sul finire degli anni ’60, questo genere artistico ha avuto la sua massima espressione nel decennio degli anni ’70. Questa nuova forma espressiva non parla più di “opere”, quanto di “lavori”, intendendo un prodotto come il risultato di un processo lavorativo che si integri con informazioni che coinvolgano il pubblico rendendolo parte attiva. Tra gli esponenti di questa corrente riconosciuti in Italia vi sono Boetti e Paolini, ma il massimo esponente per coerenza dei lavori con le linee identificative è sicuramente Vincenzo Agnetti.
È stato poi Bruno Corà a soffermarsi più in dettaglio sull’artista a cui è dedicata la mostra. La prima definizione con cui è descritto Agnetti, è quella di outsider. Appena terminati gli studi decise infatti di fare arte non producendo opere e chiamando quest’esperienza Arte No, in merito coniò lo slogan secondo cui era necessario “dimenticare a memoria”. L’opera chiave di Agnetti è senz’altro l’opera in cui un libro è stato privato di tutte le parole contenute al proprio interno, intitolata appunto “Libro dimenticato a memoria”: è questa anche l’immagine riportata sulla locandina dell’evento. Tra le 52 opere presenti all’interno della mostra si trova anche la “Macchina Drogata”, realizzata dall’artista sostituendo alle cifre del calcolatore Olivetti Divisum, delle lettere: sarà possibile per i visitatori del museo comporre parole con questa macchina e conservare quanto prodotto.
La mostra, ad ingresso gratuito, inizierà domani 23 giugno e sarà visitabile sino al 9 settembre. Nei prossimi giorni, inoltre, è attesa la visita della figlia di Vincenzo Agnetti, che terrà una conferenza su vita e opere del padre defunto nel 1981.