La Voce della Terra, Sant'Anatolia entusiasta del violoncello"ben temperato" di Ana Carla Maza - Tuttoggi.info

La Voce della Terra, Sant’Anatolia entusiasta del violoncello”ben temperato” di Ana Carla Maza

Carlo Vantaggioli

La Voce della Terra, Sant’Anatolia entusiasta del violoncello”ben temperato” di Ana Carla Maza

Dom, 07/08/2022 - 14:04

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Sfacciatamente brava, la Maza suona il violoncello tradizionale come se fosse una Fender Stratocaster o a tratti una Lira bizantina

Se J.S. Bach aveva pensato ad una raccolta di preludi e fughe per strumento a tastiera (“Il Clavicembalo ben temperato”, senza distinzione tra clavicembalo, clavicordo e organo da camera), in tutte le 12 tonalità, la deliziosa cubana Ana Carla Maza ha pensato bene invece di concentrare tutto il possibile dei suoi “preludi” raccontati e delle sue tempestose fughe di matrice caraibica “suonate”, in una sorta di compendio per Violoncello “ben temperato”.

Il tutto offerto generosamente ieri, 6 agosto, ad un pubblico partecipe ed entusiasta nell’ultimo concerto in programma de La Voce della Terra 2022, organizzato da Visioninmusica di Silvia Alunni in una piazzetta scrigno di Sant’Anatolia di Narco.

Il titolo di questo compendio contemporaneo è Bahia ed l’ultima fatica della musicista dell‘Avana, vera, originale e sfacciatamente brava interprete del violoncello tradizionale, suonato come se fosse una Fender Stratocaster o a tratti, una Lira bizantina. Sant’Anatolia di Narco del resto si presta molto all’ispirazione in tal senso, con il suo dedalo stretto di viuzze e piazzette medievali su cui si affacciano antichissime costruzioni in pietra.

Cuba, Bahia e Paris

Ana Carla Maza inizia a suonare lo strumento a 8 anni e calca il palco per la prima volta a L’Avana ad appena 10 anni.
Un enfante prodige che nel 2012 si trasferisce a Parigi per studiare al Conservatorio e inizia una carriera da solista che la porta a esibirsi in tutta Europa e ad incontrare il violoncellista Vincent Segal che è stato per lei fonte di grande ispirazione.

Un percorso classico per i musicisti del continente nord e sud-americano. Sembra quasi di rivedere George Gershwin a Parigi mentre intorno a lui inizia a girare la musica dodecafonica di compositori come Igor Stravinskij, Arnold Schoenberg o Maurice Ravel da cui il povero George G. fu rifiutato come allievo per il timore del vecchio compositore delle contaminazioni tra vecchio e nuovo continente.

Quello che mi piace del jazz è che non ci sono barriere, non ci sono divieti. Ed è così che vedo il violoncello, che puoi suonare come un basso jazz degli anni Cinquanta o come un arco di un concerto classico”, chiarisce sena tante sorprese Ana Carla.

Le sonorità della Maza sono infatti un mélange di jazz, musica classica e gli immancabili colori della sua America Latina. Musicista elegante e raffinata, con il suo ultimo lavoro Bahia, crea un favoloso connubio di violoncello classico e voce, che attinge a suoni cubani, samba, bossa nova, tango, jazz e chanson.
Il brano che dà il titolo all’album ‘Bahia’ è un’ode al distretto de L’Avana, dove ha passato la sua infanzia e a cui sono legati i suoi ricordi, tradotti nella pazzesca sensazione di Cuba che trasmette la sua musica.

L’uso della lingua francese mescolata nei testi allo spagnolo caraibico ( la pronuncia è notevolmente diversa da un perfetto spagnolo) rende i suoi brani come una sorta di colonna sonora di certi quartieri parigini, stretti, fumosi ed anche discretamente pericolosi, in cui risuonano le storie zingare di gruppi come Les Négresses Vertes mentre Ana Carla suona il violoncello “ben temperato” come la chitarra manouche del grande Django Reinhard.

Impossibile rimanere seduti davanti a tanta provocazione e da subito, già al secondo brano in programma, il pubblico di Sant’Anatolia inizia ad interagire con il folletto caraibico che, novello Pifferaio di Hamelin, condurrà per mano tutti i presenti in un viaggio fatto di ritmo battuto con le mani, canto condiviso e applausi a non finire.

Proposta, qualità…e novità

Non si poteva pretendere di più come coronamento di una programmazione che quest’anno ha visto La Voce della Terra raggiungere un livello qualitativo e di proposta davvero molto elevato, grazie anche alla lungimiranza di Visioninmusica.

Ma la macchina della cultura e della musica non si ferma qui e Silvia Alunni sta già lavorando alla chiusura del cartellone di Spoleto Jazz Season 2022. Manca solo un nome per avere la lista al completo, ma i due già scritturati sono come un “un lampo giallo al parabris”, direbbe del Sole Paolo Conte.

Abbaglianti e grandi promesse del Jazz contemporaneo e internazionale. Ma il silenzio è d’obbligo al momento.

Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)

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