Sta suscitando un grande e animato dibattito pubblico la recente dichiarazione, forse più un appello al mondo nazionale, di una delle ultime testimoni italiane sopravvissuta alla tragedia dei campi di sterminio nazisti, durante la seconda guerra mondiale, la Senatrice a vita Liliana Segre.
La Segre, contrariamente all’idea tradizionale che la conoscenza della storia passa necessariamente attraverso il contatto con le testimonianze contemporanee (anche materiali come i campi nazisti) di ciò che è stato vissuto, affronta il tema spinoso delle gite scolastiche sui luoghi della più grande tragedia umana che l’Europa in particolar modo, ma il mondo intero in generale, ha visto accadere nel corso della seconda guerra mondiale: l’eliminazione sistematica di popoli, razze e generi, di uomini, donne e bambini che non fossero di pura razza ariana.
Sostiene la Senatrice Segre, “Contesto la parola gita in tutte le sue forme quando riferita ai campi di sterminio. La gita i ragazzi la devono fare a Lucca o a Spoleto. Ai campi di sterminio si va in pellegrinaggio, non in gita, e i bambini non sono adatti”.
Del resto non è la prima volta che Liliana Segre giudica negativamente l’istituto della gita scolastica ai campi di sterminio. In una sua vecchia dichiarazione del 2015, durante uno dei tanti incontri di testimonianza sull’Olocausto nelle scuole italiane, la Senatrice disse chiaramente, “La mattina le scolaresche vanno lì, ascoltano le guide, magari stanno attenti. E poi la sera… tutti in birreria. Ecco, quando io sento dire che si organizza una “gita scolastica” a Dachau mi indigno. Ma quale gita? Semmai è una lezione di Storia. O un pellegrinaggio. E poi, trovo insopportabile questa abitudine di “consolare” i giovani la sera dopo aver toccato con mano la follia dello sterminio nazista. Molto meglio non partire, non andare. La vita non funziona così. Dopo i dolori non arrivano le caramelle di consolazione, come si fa con i ragazzi di oggi “.
In qualche modo l’appello della Senatrice coinvolge così anche Spoleto a cui viene riconosciuto un valore ed un modello culturale virtuoso, certamente già diffuso e con una sua solidità, che dovrebbe poter stimolare una serie ulteriori di riflessioni su come la nostra città viene intesa in chi la osserva fuori dalla sua quotidianità. Una valutazione schietta su un valore ed un patrimonio culturale profondo e radicato che non va abbandonato in una sorta di microcosmo (spesso politico) fatto di sterili discussioni, quando invece sarebbe necessario progettare ed investire seriamente su una simile “ricchezza”.
Nella giornata di oggi, 29 ottobre, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova Stagione del Teatro Stabile dell’Umbria a Spoleto (CLICCA QUI), Tuttoggi ha chiesto all’Assessore Ada Urbani come volesse commentare le parole della Senatrice Segre.
L’Assessore ci ha risposto così, riferendosi alla citazione di Spoleto, “Che lo abbia detto la Senatrice Segre, che conosco bene e che so sta facendo cose molto importanti, mi fa un grande piacere e la ringrazio. Questo testimonia il grande sforzo che Spoleto sta compiendo in campo culturale e che ci ha visti recentemente protagonisti anche con temi a noi cari come la cultura dell’Olio e dell’Olivo”. Sul tema del patrimonio culturale e del suo sviluppo, Ada Urbani ha poi proseguito rafforzando il concetto di metodo, “occorrono forti sinergie, perché solo lavorando tutti insieme possiamo ottenere il massimo risultato”.
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Video dichiarazione ripresa dall’Agenzia Televisiva Vista ( Youtube)