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La MaMa Spoleto Open, al Festival la memoria del movimento del ’77

Redazione

La MaMa Spoleto Open, al Festival la memoria del movimento del ’77

L’uccisione di Francesco Lorusso e cosa rimane nella memoria dopo 40 anni esatti, nello spettacolo di Andrea Adriatico
Lun, 03/07/2017 - 18:16

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Non aveva neanche 25 anni Francesco Lorusso quando fu ucciso durante una manifestazione, l’11 marzo 1977 a Bologna. Sulla lapide commemorativa in via Mascarella c’è scritto che è vivo e lotta insieme a noi: ma chi era Francesco? La memoria del movimento del ’77 e di un’intera epoca che sembra lontana e dimenticata ritorna, a 40 anni esatti, a teatro con “Chiedi chi era Francesco”, uno spettacolo di Andrea Adriatico, scritto da Grazia Verasani. L’appuntamento è alFestival di Spoleto, al Cantiere Oberdan (piazza San Gabriele dell’Addolorata; tel. 0743-221904), lunedì 10 e martedì 11 luglio, ore 21.30, nell’ambito di La Mama Open.

Lo spettacolo, che attraversa in modo originale teatro, cinema e radio, vede in scena Leonardo Bianconi, Olga Durano, Gianluca Enria e Francesca Mazza. Scene e costumi di Andrea Barberini. Una produzione di Teatri di Vita (Bologna), con il sostegno del Comune di Bologna, della Regione Emilia Romagna e del MiBACT.

Francesco lo studente, Francesco il militante, Francesco la vittima, Francesco l’eroe, Francesco il nome su una lapide.

L’11 marzo 1977 – esattamente quarant’anni fa – Francesco Lorusso, studente e militante di Lotta Continua, veniva ucciso a Bologna durante una manifestazione da un colpo d’arma da fuoco. Un colpo sparato da un carabiniere, che fu successivamente prosciolto.

Fu l’apice tragico della stagione del Movimento del ’77 e l’inizio di una guerriglia che mise a ferro e fuoco Bologna.

A Francesco Lorusso, all’interrogazione sulla sua memoria è dedicato il nuovo spettacolo diretto da Andrea Adriatico.

C’è il bisogno di andare oltre le parole sulla lapide di via Mascarella, il bisogno di ricordare e comprendere dalla prospettiva odierna un evento traumatico per la città e per l’Italia, il bisogno di aprire un confronto con la stagione complessa e contradditoria del Movimento del ’77, il bisogno di raccontare la storia di un ragazzo che a 25 anni, con la sua morte, è diventato suo malgrado l’icona di un’epoca.

Leonardo Bianconi, diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna Galante Garrone, ha lavorato con Andrea Adriatico nel trittico Bologna 900 e duemila e in A porte chiuse. Inoltre è attore e autore del progetto #narrandoBO-dal web al teatro, prodotto da Caffettino area, e ha partecipato a diverse altre produzioni teatrali dirette da Pierpaolo Sepe, Michele Collina e Giacomo Armaroli.

Olga Durano inizia la sua carriera al Teatro Pier Lombardo sotto la direzione di Franco Parenti. A Bologna giunge per lavorare con Nuova Scena e, tra i molti registi, con Leo de Berardinis. Inoltre fa parte del Gran Pavese Varietà con Patrizio Roversi e Syusi Blady. Per la televisione ha preso parte a numerose trasmissioni (tra cui il varietà Drive in) e fiction, sia sulla Rai che su Mediaset. Per Adriatico ha recitato in L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi di Copi, Jackie e Un pezzo per Sport da Elfriede Jelinek, Bologna 900 e duemila.

Gianluca Enria, attore e regista, stretto collaboratore di Giancarlo Sepe dal 1998, è stato diretto tra l’altro da Luca Ronconi (La morte innamorata), Carmelo Bene (Hommelette for Hamlet), Andrea Camilleri, Attilio Corsini, Roberto Guicciardini. Con la regia di Andrea Adriatico ha interpretato diversi spettacoli (tra cui Il ritorno al deserto, Giorni felici, Bologna 900 e duemila). Inoltre ha lavorato per il cinema, la radio e la televisione. Come regista ha messo in scena opere di Schwarz, Ripoll, Jarman.

Francesca Mazza, attrice protagonista del teatro contemporaneo italiano, ha lavorato a lungo con Leo de Berardinis con il quale ha fondato il Teatro di Leo negli anni 80. Ha lavorato, tra gli altri, con Alfonso Santagata, Raul Ruiz, Fernando Solanas, Jacques Lassalle, Julie Ann Anzilotti, Fanny & Alexander e Pietro Babina. Con la direzione di Andrea Adriatico ha interpretato, tra l’altro, Madame de Sade, Il ritorno al deserto, Non io e il film Il vento, di sera. Ha vinto il Premio Ubu due volte, nel 2005 e nel 2010.

Grazia Verasani, scrittrice e cantautrice, ha la sua prima affermazione nel 1995, aggiudicandosi il Premio Recanati per la canzone d’autore, a cui seguono due album (Nata mai, Sotto un cielo blu diluvio). Più costante l’attività di autrice di racconti e romanzi, tra cui Quo vadis, baby?, da cui sono tratti l’omonimo film diretto da Gabriele Salvatores e una serie televisiva, e Accordi minori, Mare d’inverno, Senza ragione apparente. Per il teatro ha scritto From Medea, diventata anche film col titolo Maternity blues, e poi Vuoto d’aria, Vincerò e Bo Bohème diretto da Andrea Adriatico.

Andrea Adriatico compone partiture della parola e dello spazio, facendo base nella casa bolognese di Teatri di Vita creata nel 1993, incontrando drammaturgie come quelle di Koltès, Pasolini, Beckett, Copi, Jelinek, attraversando numerosi festival da Santarcangelo alla Biennale Teatro. Al cinema racconta rimozioni intime (nei film Il vento, di sera; All’amore assente) e pubbliche (nei documentari +o- il sesso confuso. racconti di mondi nell’era aids, e Torri, checche e tortellini), presentate e premiate in festival internazionali.

Cantiere Oberdan,Spoleto, 10-11 luglio 2017

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