Tensioni internazionali e aumento dei tassi frenano gli investimenti, l'inflazione erode il potere d'acquisto delle famiglie. Dati positivi da occupazione e turismo
La crisi fa paura anche in Umbria, dove nel corso dell’anno è proseguita la fase di progressivo indebolimento dell’attività economica in atto dalla metà dello scorso anno.
In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) nel primo semestre il prodotto è
cresciuto dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2022, in linea con il dato italiano, ma in forte rallentamento. L’indicatore coincidente RegiocoinUmbria, che fornisce una stima dell’evoluzione delle componenti di fondo dell’economia regionale, mostra un peggioramento a partire dal mese di marzo; nella fase più recente è divenuto negativo.
Il settore industriale
Nei primi nove mesi dell’anno le vendite del settore industriale hanno evidenziato una modesta crescita. L’attività ha perso vigore in relazione alla debolezza della domanda sia interna sia estera, che si è riflessa anche sul clima di fiducia delle imprese. Dopo un biennio in forte espansione, le esportazioni si
sono ridotte (-0,9% nel primo semestre in termini reali). Vi ha inciso il marcato calo registrato nel settore dei metalli, a fronte della crescita ancora sostenuta delle vendite di abbigliamento e meccanica (+2,8% al netto dei metalli).
L’accresciuta incertezza sull’evoluzione della congiuntura e il sensibile aumento dei costi di finanziamento hanno frenato gli investimenti.
PNNR e incentivi fiscali sostengono l’edilizia
È proseguita l’espansione dell’attività edilizia, sebbene con un’intensità inferiore a quella registrata nel biennio precedente; alla minore spinta derivante dalle misure di incentivo fiscale si è accompagnata la crescita degli investimenti degli enti pubblici territoriali, che hanno cominciato a beneficiare dei progetti
finanziati dal PNRR.
Frenano i consumi, bene il turismo
Nel terziario si è affievolita la dinamica del commercio, che ha riflesso il brusco rallentamento dei consumi connesso con la perdita di potere di acquisto da parte delle famiglie. Il comparto turistico ha invece continuato a fornire un contributo ampiamente positivo grazie all’ulteriore robusto incremento delle presenze (9,6% nei primi nove mesi, ai massimi storici), che hanno raggiunto un nuovo massimo. La crescita è stata più marcata per la componente straniera, ha interessato tutte le tipologie ricettive ed è stata diffusa a quasi tutto il territorio.
L’incertezza porta però a una drastica riduzione nel terziario: -20% la stima per il 2023.
Bilanci delle imprese
La redditività delle imprese si è rafforzata; vi hanno contribuito l’attenuazione delle difficoltà legate all’approvvigionamento e ai rincari energetici e la dinamica salariale ancora modesta. Le disponibilità liquide sono rimaste su livelli elevati. L’aumento del costo opportunità di detenere fondi sui conti correnti ha indotto le imprese a riallocarli in attività con una più elevata remunerazione, a partire dai depositi a scadenza.
I finanziamenti al settore produttivo hanno mostrato una flessione sempre più accentuata (-6,9% ad agosto), a causa del calo della domanda di credito e dell’inasprimento dei criteri di offerta. In particolare si registra una forte contrazione dei prestiti per la manifattura (-12,1%).
Nonostante il progressivo incremento del costo dei finanziamenti, in linea con il rialzo dei tassi ufficiali, gli indicatori di deterioramento della qualità del credito si sono attestati su valori storicamente bassi.
Impennata dei tassi, che per le piccole imprese a giugno hanno superato in media il 10%.
Più occupati dipendenti
Il numero di occupati ha ripreso a crescere (3,1%; 2,0 nella media del Paese). L’aumento ha riguardato esclusivamente i lavoratori dipendenti (+ 5,4%, con una contrazione del 4,5% tra gli autonomi). E ha consentito di completare il recupero dei livelli precedenti l’emergenza sanitaria. Il tasso di occupazione ha raggiunto il 66,4% (dal 64,7 del primo semestre del 2022). Le attivazioni nette di contratti sono aumentate per la componente a termine e, tra i settori, soprattutto nel turismo.
L’inflazione erode il potere do acquisto delle famiglie
Nonostante il rallentamento dell’inflazione rispetto ai massimi dello scorso anno (5,9%, comunque superiore rispetto alla media italiana del 5,3%) , il potere di acquisto delle famiglie ha continuato a essere eroso. I depositi bancari sono diminuiti (-3,1% a giugno), anche per la ricomposizione del portafoglio a favore di attività più remunerative. Le richieste di mutui per
l’acquisto di abitazioni si sono ridotte in misura significativa a causa dell’incremento dei tassi di interesse.
Le aspettative per i prossimi mesi
Le aspettative di breve periodo degli operatori economici regionali sono orientate in larga parte al pessimismo; su di esse gravano anche le possibili ricadute delle tensioni geopolitiche, accentuate dai recenti eventi in Medio Oriente.
I piani aziendali prevedono un calo della spesa per investimenti; vi incidono condizioni di offerta di credito improntate a cautela, per il maggior rischio percepito dalle banche. Un impulso significativo alla domanda aggregata e alla trasformazione digitale ed ecologica del sistema economico è
rappresentato dall’attuazione del PNRR: al 10 ottobre le risorse complessivamente assegnate agli enti territoriali della regione erano pari a 1,8 miliardi di euro.