Il “Saper fare” ci guiderà fuori dalla crisi - In Umbria chiude 1 impresa a settimana, ma per chi crea c’è ancora speranza - Tuttoggi.info

Il “Saper fare” ci guiderà fuori dalla crisi – In Umbria chiude 1 impresa a settimana, ma per chi crea c’è ancora speranza

Redazione

Il “Saper fare” ci guiderà fuori dalla crisi – In Umbria chiude 1 impresa a settimana, ma per chi crea c’è ancora speranza

Mer, 10/04/2013 - 17:31

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La Camera di commercio di Perugia ha organizzato, lunedì 8 aprile, il forum “Obiettivo Impresa”, incontro sulla valorizzazione dei mestieri artigiani e delle abilità manuali. L'argomento al centro del dibattito è stato l'artigianato, una delle categorie produttive che ha più risentito degli effetti della crisi, origine, nell’arco di 5 anni di due successive fasi di recessione.

Di rilievo le personalità intervenute durante l'incontro: Carla Casciari, Assessore Politiche e Programmi Sociali, Istruzione e Sistema Formativo Integrato della Regione dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio di Perugia, il Prof. Enzo Rullani, Professore di Economia della Conoscenza presso la Venice International University, Roberto Giannangeli, Direttore CNA provinciale Perugia e l’imprenditore Luca Mirabassi moderati negli interventi dal giornalista Federico Fioravanti. E' importante precisare il fil rouge della giornata di dibattito è stato l’unanime opinione che la crisi è grave ma grande è la forza dell'artigianato, settore su cui è importante investire e puntare.

Crisi delle imprese in Umbria – “L’Artigianato perugino e Umbro è in profondo rosso e sta attraversando uno dei peggiori momenti della sua storia secolare. Molte piccole imprese, e ovviamente non solo artigiane, ma industriali e del terziario sono stremate, avviate verso un declino, che in alcuni casi difficilmente riusciranno ad invertire”, lo afferma senza tanti giri di parole Giorgio Mencaroni. Secondo le statistiche dal 2008 al 2012 in Umbria é scomparsa un’impresa artigiana al giorno, passando così da 26.662 a 23.165 ossia il 6%. Questo vuol dire che in quattro anni ci sono 1497 aziende in meno, e la flessione del totale delle imprese Umbre si é fermata ad un – 0,8%. In provincia di Perugia in 3 anni (2010-2011 e 2013) sono 796 le imprese artigiane che hanno alzato bandiera bianca, registrando una diminuzione nell'ultimo trimestre del 2012(Produzione – 8,1%, Fatturato – 9,9%, Ordinativi – 8,8%). Il presidente della Camera di Commercio di Perugia tiene a precisare, “Ma la forza dell’Artigianato è ancora viva e capace di proiettarsi nel futuro, ed avere un domani. In alcuni settori come il tessile e l’agro alimentare, ma anche la meccanica, siamo nella condizione di poter competere con chiunque, sia in Italia che all’Estero. Laddove sono necessari eccellenza, intelligenza, creatività, cultura, alta specializzazione possiamo competere e vincere. Una scelta che tuttavia non ci deve trovare isolati: fare sistema, operare per reti di impresa è la condizione necessaria per ripartire e tornare alla crescita dell’artigianato”.
I giovani e l'artigianato – Carla Casciari ha insistito sulla necessità di stingere un rapporto diretto tra mondo dell'artigianato e il sistema della formazione. Un messaggio importante lanciato ai giovani rappresentati in sala dagli studenti dell’Istituto Superiore Patrizi Baldelli Cavallotti di Città di Castello, i quali possono trovare nell'artigianato una rappresentazione delle proprie capacità e un occasione di lavoro vero. “Riflettiamo da sempre sulla necessità di dare un significato forte al rapporto che deve unire il mondo della formazione a quello dell’impresa, ma poi quando sento parlare di difficoltà del mondo del lavoro nel reperire profili professionali adeguati alle loro esigenze, mi rendo conto che c'é ancora molta strada che deve essere percorsa. Gli ultimi dati sulle iscrizioni all’anno scolastico 2013/2014, fanno capire che i percorsi lavorativi verso Impresa e Artigianato non sono tra i preferiti. E difatti, ancora una volta in Italia i ragazzi hanno scelto i licei per il 49,1%, il 31,4% ha preferito l’Istruzione Tecnica e il 19,6% gli Istituti Professionali. In Umbria, si è andati oltre questi risultati: i ragazzi che hanno scelto i licei sono stati il 52,3%, al di sopra della media nazionale, un 29,6% ha scelto l’Istruzione Tecnica e il 18,1% i Professionali. Una situazione che attende una qualche modifica, pensando ad esempio che verso i cluster Tecnologici, dell’Aereospazio, ma anche Agrifood e Chimica Verde esistono spinte forti in termini di capacità di assunzione”, il vice presidente della Giunta Regionale Regionale sottolinea l'importanza nello scegliere da parte dei giovani un percorso che può portare maggiore possibilità lavorative. Anche il direttore di CNA Perugia, Roberto Giannangeli pensa che il punto di partenza per un maggior sviluppo sia la scuola, la quale dovrebbe ridefinire il suo rapporto con il mondo del lavoro. “La speranza che ci tiene in vita è la capacità di “saper fare”, propria sia delle imprese artigiane che di quelle medie, che nella maggioranza dei casi peraltro sono nate artigiane.. Allora, se questo è stato, se il saper fare è un elemento distintivo, la prima cosa sulla quale dobbiamo lavorare è prendere coscienza del valore della nostra cultura del fare, cercare di riposizionarci in un mercato che è comunque cambiato radicalmente”, continua Giannangeli.
Il Made in Italy poggia sull'artigianato – Il Prof. Enzo Rullani, essendo un essendo un docente di Economia presso la Venice International University, cerca di spiegare con attenzione quanto ancora l'artigianato abbia da offrire alle imprese Italiane. “Ai tempi del fordismo pensavamo che la capacità manuale e con essa la piccola impresa e soprattutto l’artigianato sarebbero spariti. E’ avvenuto il contrario: l’organizzazione fordista è entrata in crisi e l’artigianato conserva ancora molta della sua vitalità. Basta vedere ad esempio la realtà empirica del Made in Italy, basato in gran parte sui valori dell’imprenditoria personale, sull’intelligenza di artigiani, stilisti, designer, uniti in una filiera in cui loro si specializzano nel fare design, ma poi occorre che qualcuno trasformi il design in mobili, i bozzetti in vestiti da confezionare e porre in vendita. Il Made in Italy è una sintesi dell’artigianato reinterpretato perché diventa globale e immateriale, uno stilista ha uno stile che si vende anche con la comunicazione televisiva, però ha dentro quell’approccio di conoscenza generativa che sta nella testa della gente, quindi ha dentro la base dell’artigiano, di colui che usa la testa per fare un prodotto”, ricorda il docente universitario.
Settore tessile in incremento – Per smentire quelle interpretazioni che danno per morto l'artigianato Umbro, l'imprenditore Luca Mirabassi ha voluto ricordare con orgoglio le eccellenze produttive nel settore tessile. “Il nostro settore tessile a Perugia sta funzionando e ha segnato da due, tre anni degli incrementi notevoli. Le aziende a marchio proprio e non solo le più note come Cucinelli, Cruciani, Filippi, come la nostra azienda Antoniazzi, da 3 anni hanno cominciato a crescere e si sono portate dietro un vasto settore della subfornitura artigiana, che è cresciuto insieme a noi. Ciò è stato possibile perché cinque anni fa, gli imprenditori a marchio proprio del settore tessile umbro abbiamo fatto scelte specifiche e mirate, decidendo di non delocalizzare, di restare uniti a lavorare e produrre in Umbria”, ha detto Mirabassi.

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