Il “mistero” del castello di Petroro - Tuttoggi.info

Il “mistero” del castello di Petroro

Christian Cinti

Il “mistero” del castello di Petroro

L’antico maniero tuderte ospita la comunità dei martiniani ed offre ospitalità e spirituaità. La Diocesi: l’Abbazia ortodossa di San Martino è disconosciuta sia dalle Chiese ortodosse che dalla Chiesa cattolica
Sab, 21/04/2018 - 11:12

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Cucina vegetariana, immortalità dell’anima degli animali, esicaismo trascendentale. Tutto questo e molto di più nell’antico castello di Petroro si fonde in una “imprecisata forma di culto” finita sotto la lente della diocesi di Todi-Orvieto, che in un comunicato ufficiale chiarisce: “L’abbazia ortodossa di San Martino in Petroro di Todi è disconosciuta sia dalle Chiese ortodosse che dalla Chiesa cattolica“.

Il Castello

Di proprietà dell’Etab-La Consolazione, il castello risale probabilmente al XIII secolo, si sviluppa su 2.500 metri quadrati, con camere, appartamenti, ristorante e saloni polivalenti. La struttura si completa con un parcheggio di 77 posti auto e un’area verde per oltre 1.000 metri quadrati. Da qualche tempo, il castello è stato affittato all’Associazione accademia nazionale delle arti, che ha la sua sede proprio nella frazione di Petroro e che ha ribattezzato il castello col suggestivo appellativo di Abbazia ortodossa di San Martino.

I monaci martiniani

Sul sito dell’abbazia (www.abbaziadisanmartino.com) viene specificato che la comunità dei monaci di san Martino in Italia è di recente costituzione e fa parte “della Chiesa Cattolica Ortodossa Ecumenica, una Chiesa indipendente ‘murata’ cioè che non si riconosce in altre Chiese poichè crede nella immortalità dell’anima animale, non crede in molte dottrine ‘successive’ come il sacramento della Penitenza (confessione) e crede, fondamentalmente, nella dottrina dei primi cristiani. Nonostante questo tutti i nostri monaci, vescovi e diaconi sono stati ordinati e consacrati in piena Successione Apostolica”, ossia la “discendenza dagli apostoli attraverso la genealogia episcopale”.

Le attività

Il “menù” delle cose da fare è piuttosto variegato. In questo fine settimana è ad esempio in programma il “Corso introduttivo all’esicaismo trascendentale”, ossia la “meditazione profonda ortodossa” o anche il “metodo per il raggiungimento della felicità assoluta”. Il corso alterna spazi di riflessione personale a momenti di preghiera canonici per la Chiesa cattolica (compieta, lodi, vespri), compresa una “divina liturgia”. Piatto forte è sicuramente la cucina vegetariana con piatti preparati secondo le antiche ricette dei monaci, utilizzando molti prodotti che possono essere anche acquistati nello shop del mercatino. La location può ospitare anche matrimoni che, a richiesta, possono essere celebrati secondo il rito ortodosso, “un rito antichissimo e di grande suggestione aperto anche a coloro che vogliono un rito religioso ma che non sono ortodossi”.

La Diocesi

Che tutto questo sia insomma molto più simile ad un business piuttosto che ad un luogo di culto, meditazione e preghiera, non è passato inosservato agli occhi della Chiesa tuderte. Soprattutto dopo che, a quanto sembra, i monaci martiniani avrebbero in più occasioni cercato di stringere contatti con i vertici della Diocesi. “Definendosi ‘ecumenico’, tale culto viene ora detto ortodosso, ora cattolico, ma, a quanto risulta, questa sedicente chiesa, non aderisce al Consiglio ecumenico delle Chiese, non è stata mai riconosciuta da alcun patriarca ortodosso e tanto meno fa parte della Chiesa cattolica, anche se la liturgia che viene imitata, sia nei testi che nei paramenti sacerdotali, è proprio quella Cattolica Romana. Non è facile risalire all’origine di tale realtà, dove sembrano far capolino vescovi autoproclamatisi, preti scomunicati o privi di qualsiasi valida ordinazione. Si rende noto, quindi – spiega un comunicato della diocesi di Todi-Orvieto – che l’abbazia ortodossa di San Martino in Petroro di Todi è disconosciuta sia dalle Chiese ortodosse che dalla Chiesa cattolica. I fedeli cattolici che, coscienti di ciò, partecipano attivamente alle celebrazioni che lì si tengono, o ancor più ricevono i sacramenti da tali sacerdoti, commettono un atto grave e si pongono fuori dalla comunione con la Chiesa cattolica”.


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