“Io ho bisogno di morire presto e il motivo della mia scelta è soltanto il corpo. Tutte le sere il corpo mi parla e mi dice che è ora”. Queste le parole che la giornalista Laura Santi, affetta da una grave forma di sclerosi multipla ha affidato ad un messaggio indirizzato agli iscritti dell’Associazione Luca Coscioni e ai sostenitori della campagna “Liberi Subito”.
Laura informa che le sue condizioni in questi ultimi mesi sono peggiorate. Ed anche se ha trovato persone che la assistono, superando il problema legato alla possibile perdita di fondi, spiega le ragioni della scelta che l’hanno indotta a rivolgersi alla Svizzera per poter avere il farmaco che le consenta di morire, nella sia abitazione. “Le giornate stanno diventando sempre più una tortura, sia per il caldo che comincia -e dovrei affrontare l’estate come l’anno scorso ma con dodici mesi in più di progressione clinica di malattia- sia i dolori (e ne stanno venendo di sempre nuovi), sia la paralisi progressiva, sia la fatica neurologica.
Le giornate si stanno svuotando di tutto a livello di minima attività e partecipazione sociale, sono sempre più un corpo inerte pieno di dolori e da gestire in modo sempre più complicato. Lo dico per me ripeto, non per chi mi assiste: anche ricevere sempre più mani addosso è un continuo strazio”.
Quindi Laura informa di aver preso contatto con un’organizzazione che si occupa di fornire l’aiuto alla morte volontaria in Svizzera. “Quello della Svizzera – ricorda – è diventato un orizzonte concreto e obbligato, perché la mia regione, l’Umbria, e la mia ASL, Perugia, non mi hanno dato mai risposta sulle modalità pratiche per ottenere l’attuazione di quello che è un mio diritto riconosciuto su carta, e confermato dalle visite mediche che riconoscono la presenza delle condizioni previste dalla Corte costituzionale per accedere al diritto al suicidio medicalmente assistito qui in Italia”.
Laura aggiunge: “Affrontare la Svizzera per me significa pianificare un viaggio di oltre 9 ore, che saranno anche di più nelle mie condizioni, quando devo essere movimentata ogni momento, quando ho necessità di gestione vescicale e intestinale continua, incontinenze continue, quando il tronco non resterebbe dritto su nessuna autovettura, nessun braccio che mi aiuta, solo dolore protratto per oltre 9 ore. Per cosa poi? Per andare in un Paese straniero con persone estranee e seguire una procedura che francamente non pensavo di dover subire, perché da novembre scorso io ho il diritto di morire qui”.
“Quello a cui l’inerzia di Regione Umbria mi espone – accusa la giornalista – è un calvario che si aggiunge a quello che già affronto ogni giorno con la malattia in progressione. Spero di non doverlo fare. Continuerò fino all’ultimo momento utile, cioè fino al giorno prima di partire per la Svizzera, a battermi per ottenere il rispetto in Italia del diritto che mi è già stato riconosciuto sulla carta. Mi manca un tanto così: è da dicembre che attendo l’approvazione di un protocollo farmacologico terapeutico e le modalità per eseguire la mia volontà. Conto sul vostro aiuto per ottenerlo – il suo appello – e spero che Regione Umbria ponga fine all’ostruzionismo in atto”.
Un annuncio shock a cui rispondono, con una nota, Usl Umbria 1 e Regione: “Il percorso della dottoressa Laura Santi è seguito con molta attenzione e vicinanza umana. In un ambito tanto complesso e delicato, la Regione Umbria conferma il proprio impegno a garantire il massimo rispetto dei diritti delle persone, assicurando un accompagnamento fondato su umanità, ascolto e rigore istituzionale. Con lo stesso modus operandi lavora l’Azienda Usl Umbria 1, che da sempre si è interessata alla vicenda di Laura Santi con la massima attenzione, sensibilità e scrupolo. In attuazione dell’ordinanza del 7 luglio del 2023, la Usl Umbria 1 ha avviato il percorso di valutazione del protocollo presentato dalla stessa Santi che è attualmente oggetto di esame da parte di un gruppo multidisciplinare, che si esprimerà formalmente nella seduta già fissata per il prossimo 15 maggio”.
“La Regione Umbria, insieme al proprio sistema sanitario – si legge – continuerà a operare con umanità, serietà, responsabilità e trasparenza, nella piena consapevolezza dell’impatto umano, etico e giuridico che questi temi comportano. Alle persone che si trovano in condizioni di estrema sofferenza va tutta l’attenzione e la vicinanza istituzionale e personale”.