Gender a scuola nuova caccia alle streghe | Politici medioevali e Chiesa illuminata - Tuttoggi.info

Gender a scuola nuova caccia alle streghe | Politici medioevali e Chiesa illuminata

Luca Biribanti

Gender a scuola nuova caccia alle streghe | Politici medioevali e Chiesa illuminata

In Umbria niente testi gender sui banchi |L'opinione del Ministro Giannini e di Don Mazzoli
Lun, 07/09/2015 - 07:25

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A poche ore dal suono della campanella, la scuola italiana si trova a fare i conti con il caos dell’assegnazione delle cattedre scaturito dalla normativa della “Buona Scuola”, e con le polemiche generate dall’opportunità di inserire nella programmazione didattica gli ormai ‘famosi’ libri gender. Gli insulti tra il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro (che ha fatto ritirare 49 titoli gender dalle scuole), e la popstar Elton John (che ha accusato il primo cittadino della laguna di essere “cafone e bigotto”) hanno portato la questione all’attenzione della cronaca nazionale e del dibattito politico. In teoria, la questione, non dovrebbe avere niente a che fare con gli sfottò tra il sindaco e il baronetto inglese, ma è evidente che il gender inteso nell’accezione popolare divide per ideologie e orientamenti.

Capita così che il “Piccolo blu e piccolo giallo”, capolavoro della letteratura per l’infanzia di Leo Lionni, diventi improvvisamente un racconto eversivo da tenere lontano dai bambini. Il blu e il giallo sono talmente amici che decidono di mischiarsi per formare il verde; soltanto la malizia della politica può leggere qualcosa di ‘equivoco’ in questa racconto, tanto che il sindaco di Venezia, Brugnaro, dopo aver bandito 49 titoli di libri per bambini sta facendo marcia indietro, sommerso da proteste e contestazioni, decidendo di riabilitare alcuni libri dopo averli fatti esaminare da un’apposita commissione.

 La teoria gender nelle scuole è uno dei temi più ambigui e dibattuti del momento, tirata inopportunamente  per la giacchetta da destra, sinistra come scudo o come spada, a difesa di un ideale che nell’essenza della stessa teoria non esiste. Già, la teoria gender, come caso politico, esiste solo in Italia, nel resto del mondo lo studio di genere affronta il problema da un punto di vista globale.

Lo studio di genere si basa fondamentalmente sull’andare oltre l’appartenenza sessuale, che nella cultura tradizionale occidentale costituisce un carattere genetico e biologico di distinzione tra uomo e donna, mentre per gli studi di genere la differenza genetica e biologica è supportata da una costruzione culturale e di comportamenti, e come è concepito cosa è tipico femminile e cosa è maschile, dati variabili nel tempo e nelle varie culture. In sostanza; si nasce uomo o donna, ma si diventa uomo o donna.

Antropologia, filosofia, teologia, letteratura, la teoria del genere raccoglie una serie di riflessioni che, a partire dagli anni ’70 negli Usa, e negli anni ’80 in Europa, hanno condizionato l’interpretazione della società moderna. È innegabile che la teoria abbia punti di riferimento anche nei movimenti femministi, gay e lesbici, ma bisogna usare tutta la cautela possibile quando si parla di gender nella scuola.

Inclusione o confusione? – Gli studi di genere si occupano di emancipazione sessuale soltanto in una minima parte e, soprattutto, in certe frange estreme presenti in area anglosassone e del Nord Europa. La maggior parte di questi studi è relativa a minoranze etniche, razzismo, discriminazione di minoranze linguistiche e problematiche connesse alle aree di povertà lasciate in eredità dal post-colonialismo e dalla globalizzazione.

Un altro aspetto fondamentale studio di genere è quello legato al rispetto dei principi delle pari opportunità e della prevenzione della violenza di genere. Questi ultimi due sono gli aspetti che interessano l’offerta formativa triennale nelle scuole italiane. Impropriamente si parla dunque di gender a scuola. La teoria che fa riferimento agli aspetti sessuali è lasciata, o dovrebbe essere lasciata, fuori dalle aule scolastiche, come confermato dal Miur, che TuttOggi.info ha sentito per avere un chiarimento sulla posizione ufficiale dello Stato italiano al riguardo: “Il Miur non orienta assolutamente nessuna scuola nell’adozione di testi gender e non c’è alcun catalogo di libri consigliati in questo senso. Il nostro ministeroparole del Ministro Gianniniè impegnato a promuovere nelle scuole la cultura del rispetto delle differenze, dei diritti e doveri che ne derivano, e quindi della formazione di cittadini responsabili. In questa cornice si colloca il comma 16 della legge 107 che molto puntualmente parla di un principio educativo e stabilisce che il piano triennale dell’offerta formativa assicuri l’attuazione di principi di pari opportunità tra sessi e la prevenzione della violenza di genere e di qualsiasi forma di discriminazione”.

Non esiste dunque un’offerta formativa gender e niente a che vedere con la caccia alla streghe su deliranti e presunte lezioni di masturbazione in classe.

A quanto ci risulta da un’indagine svolta tra i distributori di testi scolastici in Umbria, sia nelle provincia di Perugia che in quella di Terni, non ci sono scuole che hanno adottato testi di tipo gender.

Ogni consiglio d’istituto può decidere in autonomia l’adozione di un testo gender, su proposta del consiglio dei docenti e spetta alla sensibilità di insegnanti, genitori, e dirigenti, scegliere eventuali titoli che non creino aberrazioni da un punto di vista pedagogico sull’orientamento sessuale dei bambini, che non può e non deve essere condizionato da interventi ‘esterni’.

Diamo uno sguardo ai titoli messo ‘all’Index Librorum Proibitorum’ dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha fatto ritirare dalle scuole della laguna 49 titoli. Tra questi la favola del pesce “Guizzino”, la storia di “Se io fossi te”, di “Piccolo Uovo” e “Ninna Nanna per una Pecorella”, sui quali lasciamo che i lettori possano farsi un’idea personale.

La teologia – La Chiesa non combatte contro la diffusione di questo tipo di pensiero, come facilmente si potrebbe essere portati a  credere, e le Scritture rimangono un punto di riferimento. La differenza sessuale è un dato imprescindibile perché ciò che Dio vuole non è né la solitudine dell’assoluto perfetto o una sterile autosufficienza, né il dominio su un qualcuno “inglobato” in se stesso in modo fusionale. La differenza sessuale richiama l’uno e l’altro a non chiudersi in se stessi e ad accettare l’irriducibile alterità di chi si ha di fronte, per camminare insieme, nella comunione, nell’aiuto, nel confronto, nel rispetto. L’altro che ha un sesso diverso è il segno eminente dell’altro che è lo straniero, dell’altro che è il figlio, dell’altro che è Dio stesso. L’altro ricorda che non basto a me stesso e mi mantiene vigilante sulla tentazione di usarlo come una cosa invece di rispettarlo come persona, rimanendo aperto alla relazione. Di tutto questo è simbolo la differenza sessuale secondo il messaggio biblico. Con “genere” invece si intende il modo in cui una cultura interpreta il dato sessuale biologico, ed essendo un’interpretazione, è soggetta a varietà e mutamenti. per questo non c’è una stabile differenza di genere e certamente non si può invocare la Bibbia a questo proposito.

Sulla questione gender abbiamo sentito l’illuminata opinione di Don Stefano Mazzoli (Direttore dell’ufficio catechistico e condirettore dell’ufficio di pastorale familiare della diocesi di Terni-Narni-Amelia) che spiazzerà, forse, quelli che hanno sempre creduto in una posizione reazionaria e ‘medioevale’ della Chiesa: “Si sta per celebrare il secondo sinodo (il prossimo 4 ottobre, giorno di San Francesco), dove per un mese i vescovi italiani si troveranno a discutere non solo il tema della famiglia, ma anche alcune problematiche come i divorziati risposati, dell’omosessualità e delle coppie di fatto, secondo gli orientamenti di dialogo e apertura già espressi da Papa Francesco. Per quanto riguarda la teoria gender, la Chiesa riconosce un uomo e una donna e una famiglia naturale, la dottrina è chiarissima su questo discorso.

Sono impegnato in una ricerca di dottorato nella quale proporrò un percorso di fede per persone con orientamenti sessuali diversi; molti, non avendo chiaro quello che la Chiesa pensa, hanno paura del giudizio. Affermare una verità biblica, e di fatto una verità giuridica come previsto dalla Costituzione, non significa escludere altre forme di affettività che non siano però equiparate alla famiglia naturale.

Papa Francesco ci sta richiamando a un atteggiamento non di attacco, ma ad un’apertura; non significa che se la Chiesa ha un’idea  si escluda poi l’altro. Questo discorso della misericordia che arriva come un fiume da ogni luogo, è molto chiaro nella bolla per il prossimo Giubileo di Papa Francesco “Misericordiae vultus”, bisogna avere un cuore verso tutte le persone. Il nostro non è solo un discorso dottrinale e di principio, ma di coinvolgimento e inclusione.

C’è un filone gender che fa riferimento esplicitamente alla sessualità che non possiamo sostenere, ma condividiamo la posizione del ministro Giannini, sull’attenzione dell’offerta formativa contro la discriminazione di genere  e la difesa delle pari opportunità.

Personalmente non credo che nelle scuole ci sia un’equiparazione dei due filoni gender di cui si parlava: molti aspetti sono poco chiari perché frutto di una caccia alle streghe, dovuta alla disinformazione e alla politicizzazione di queste tematiche. Nella Verità, per tutti, c’è una via che Nostro Signore ci indica per un’espressione di sé”.

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