Bartolini, CIA Umbria: “La Regione chieda lo stato di calamità naturale”. Per l'associazione è la peggiore degli ultimi 20 anni
Una gelata storica, la peggiore degli ultimi 20 anni. CIA Umbria fa il punto della situazione dopo il brusco crollo delle temperature nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 aprile, con la colonnina che ha raggiunto il segno meno in diverse zone del territorio umbro, con punte fino a -8 nella piana eugubina. A registrare le difficoltà maggiori, in attesa di verifiche sull’olivo, è il settore ortofrutticolo e quello vitivinicolo, con il Sangiovese e il Grechetto che registrano un danno di produzione notevole, ma non ancora quantificabile.
Le due varietà della vite sono, infatti, le più precoci, oltre ad essere quelle maggiormente coltivate in Umbria. Nel corso delle passate settimane, quando siamo stati sorpresi da temperature elevate che anticipavano l’estate, con punte di 27 gradi, si sono visti i primi germogli. La gelata delle ultime ore, però, denuncia CIA Umbria, ha bloccato lo sviluppo delle viti nel momento più importante con il risultato, anche con un clima ottimale da adesso fino alla vendemmia, di una pianta che sarà ancora in salute ma che darà ben pochi frutti. Gli imprenditori vitivinicoli da questa mattina si sono confrontati in un tam tam di telefonate e videochiamate: una simile condizione metereologica si ricorda solo nei primi anni 2000, con una gelata tremenda che segnò in modo drammatico la produzione agricola nel Centro Italia, e un’altra, ma di minore impatto, nel 2017, sempre in aprile.
Cia Umbria sottolinea, inoltre, l’anomalia del caldo della settimana scorsa, che di certo non ha portato i benefici sperati alla vite, maturata in poco tempo per poi soccombere al precipitare delle temperature in una sola notte.
“In una situazione in cui i cambiamenti climatici sono sempre più vistosi e dagli effetti devastanti, soprattutto per il comparto agricolo, – dichiara il presidente Cia Umbria Matteo Bartolini – occorre attenzionare la Regione affinché valuti l’opportunità di chiedere al Governo lo stato di calamità naturale, così da potersi presto attivare per gli indennizzi ai produttori per i danni provocati dalle gelate. Anche con le esistenti coperture assicurative, infatti, in pochi riescono a ripararsi da tali perdite in quanto le franchigie per i danni da gelo sono ancora troppo esose. La maggior parte riesce a sostenere i costi per le assicurazioni sulle grandinate, ma non sui danni causati da gelate. E quelle primaverili sono tanto inaspettate, quanto micidiali”.