Fondi Eu, all'Umbria 1 miliardo e mezzo entro il 2020 - Tuttoggi.info

Fondi Eu, all’Umbria 1 miliardo e mezzo entro il 2020

Redazione

Fondi Eu, all’Umbria 1 miliardo e mezzo entro il 2020

Coinvolte Perugia, Terni, Foligno, Spoleto e Città di Castello | Soldi per ricerca, agenda digitale, cultura, ambiente ed energia
Mer, 23/09/2015 - 19:35

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La presidente della giunta regionale, Catiuscia Marini, ha partecipato stamani alla seduta della prima commissione del consiglio regionale per un’informativa sulle politiche comunitarie e sui fondi europei.
La nuova programmazione europea 2014-2020 – ha spiegato la presidente – complessivamente mette a disposizione dell’Umbria un miliardo 585 milioni di euro tra risorse comunitarie, nazionali e regionali, con un aumento di circa 215 milioni di euro rispetto alla precedente programmazione 2007-2013. 877 milioni di euro sono destinati al Programma di sviluppo rurale (Psr), 356 milioni al Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr), 237 milioni al Fondo sociale europeo (Fse), 92 attraverso il piano operativo nazionale per le azioni integrate sul lavoro e 23 dal programma garanzia giovani. Abbiamo deciso come Regione di cofinanziare in maniera rilevante i programmi comunitari perchè crediamo che rappresentano la principale fonte di finanziamento per le politiche di sviluppo della Regione. Basti pensare all’effetto moltiplicatore delle risorse: per ogni euro di questi fondi si genera un investimento sul territorio di 7-8 euro, con punte di 11-12 euro per alcuni settori particolari come la ricerca”.
L’Umbria – ha sottolineato Marini – è già avanti nel lavoro fatto. La Commissione europea ha approvato i programmi operativi di sole cinque le regioni italiane, tra cui la nostra. Per l’Umbria il primo è stato il piano operativo regionale del Fse nel dicembre 2014, che è operativo da febbraio 2015 e sono già stati attivati gli strumenti. Il piano operativo regionale del Fesr è stato approvato nel febbraio 2015 ed è entrato in fase operativa dall’insediamento della nuova Giunta. Il Psr è stato approvato dalla Commissione a giugno 2015 ed è subito operativo. Questo anche grazie al fatto che nel precedente Psr non solo avevamo utilizzato il 100 per cento dei fondi, ma eravamo andati in overbooking di domande che sono state subito utilizzate per il nuovo Psr. Visti i tempi burocratici, il nostro sforzo deve essere quello di concentrare l’azione della programmazione settennale in cinque anni. La Commissione europea ha previsto una verifica intermedia dopo tre anni, quindi entro la fine del 2016 dobbiamo aver impegnato le risorse dei primi tre anni di programmazione. Serve velocità e capacità di programmazione non solo della Regione ma da tutti i soggetti coinvolti, dai comuni al sistema delle imprese”.
Abbiamo deciso – ha spiegato la presidente – di gestire i fondi 2014-2020 concentrando le risorse su un numero limitato di obiettivi. Per il Fesr abbiamo scelto di dare l’85 per cento dei fondi sei assi prioritari: 100 milioni di euro a ricerca e innovazione; 31 all’agenda digitale; 85 milioni alla competitività delle Pmi; 56 all’energia sostenibile; 36 milioni ad ambiente e cultura; 31 milioni allo sviluppo urbano sostenibile. Per il Fse abbiamo concentrato l’80 per cento delle risorse su 5 priorità: circa la metà dei fondi è stata dedicata all’occupazione con 107 milioni di euro; 55 all’inclusione sociale e alla lotta alla povertà; 56 a istruzione e formazione, con particolare attenzione a chi esce dalla scuola dell’obbligo e alla fascia universitaria e della ricerca; 9 milioni per rafforzare le prestazioni della pubblica amministrazione alla capacità amministrativa, ad esempio con il piano di rafforzamento amministrativo; 9 all’assistenza tecnica. Per il Psr la dotazione è rilevante anche in termini assoluti, visto che abbiamo più risorse di Marche e Lazio. Nello specifico 203 milioni di euro sono destinati agli investimenti in immobilizzazioni materiali, 175 all’agricoltura biologica e a pagamenti climatico-ambientali; 103 ai servizi di base delle zone rurali; 98 all’innovazione; 80 alle aree forestali; 63 alle zone montane svantaggiate; 46 per lo sviluppo locale; 35 per l’avvio di imprese agricole. Puntiamo, insomma, a sostenere i distretti più innovativi, quelli che fanno da traino all’economica umbra“.
Rimane fuori – ha precisato la presidente – il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) che questa volta il Governo gestisce direttamente in accordo con le regioni. Si tratta di 30 miliardi di euro che per l’Umbria dovrebbero valere 200-250 milioni. Nella nuova programmazione questi fondi dovrebbero servire per le infrastrutture e per il dissesto idrogeologico. Il confronto è aperto. Noi abbiamo avanzato la nostra proposta e se ci assegnano almeno 80 milioni di euro noi siamo pronti a partire con gli interventi più urgenti”.
Nella nuova programmazione – ha continuato Marini – abbiamo inserito anche la dimensione territoriale con l’agenda urbana, che coinvolge Perugia, Terni, Foligno, Spoleto e Città di Castello, e che punta sulla mobilità sostenibile, su interventi per l’efficienza e il risparmio energetico, sulla digitalizzazione di servizi, la fruizione di attrattori culturali e la loro messa in rete e l’inclusione sociale. Allo stesso modo attenzione particolare viene dedicata alle tre aree interne della regione (l’Eugubino-Gualdese, la Valnerina e l’Orvietano-Pievese) per rompere i vincoli dell’isolamento, garantire quantità e qualità dei servizi pubblici, mettendole in grado di contribuire maggiormente al rilancio della regione. Sono previste poi misure particolari su realtà di particolare pregio ambientale, come il bacino del Trasimeno e di Piediluco, con interventi di riqualificazione e sviluppo”.
Per favorire le imprese e semplificare i processi – ha evidenziato la presidente – puntiamo molto sulle misure a sportello. Vorremmo evitare i bandi, lasciandoli per le procedure più complesse e selettive. Puntiamo ad attivare uno sportello informativo per aiutare imprese e cittadini sui fondi che la Commissione dà direttamente senza l’intermediazione della Regione, come il programma di ricerca, quello ambiente o quello cultura e media. Si tratta di programmi molto poco utilizzati, che dovrebbero essere sfruttati meglio”.

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