Francis Menotti ha una sua strategia nel chiudere (o aprire) una volta per tutte la partita con la Fondazione. E così dopo la causa civile per il marchio del Festival, che il Tribunale di Firenze discuterà il prossimo 11 giugno, dopo aver parzialmente oscurato il sito mettendo una semplice e un po’ troppo triste foto insieme al padre, eccolo tornare all’attacco pubblicando una lettera scritta dal Maestro Gian Carlo nel 1999.
Una lettera-bilancio per il fondatore del Festival che in quell’anno festeggiava i 42 anni della manifestazione e i suoi 88 di età. Una lettera equilibrata, come quando ammette che “son troppe le amarezze che dovrei mettere in conto, anche se le gioie e le soddisfazioni sono state di più. A che vale tirare le somme?”. “Per me è sempre stato penoso – scrive il Duca di Spoleto – sentirmi ai margini della società, e ho sentito il bisogno di convincere almeno una piccola comunità come Spoleto che l’artista è altrettanto utile e necessario quanto il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Ci vuol pazienza per dimostrare ai concittadini che l’uomo civile “vive” d’arte senza neppure accorgersene. La melodia che fischietta mentre si rade è pure stata scritta da un compositore, e sono scrittori quelli che preparano il giornale del mattino….” Poi ipotizza il futuro della sua creatura “C’è chi vorrebbe dare al Festival un volto nuovo; ma io non credo che giovi sempre rifarsi la faccia. L’importante è crearsi una fisionomia che sappia mantenersi giovane”. E l’augurio per la sua Spoleto “….auguro al Festival due cose: che Spoleto sappia conservare questa sua fisionomia d’indipendenza e che continui a sapersi difendere da manovre politiche….”.
Forse Francis avrebbe fatto meglio a ‘tagliare’ la parte che lo riguarda, ma anche questo fa parte della sua strategia comunicativa “Francis – scrive il padre – è stato nel passato un attento e vigile discepolo…., si è rivelato un formidabile manager, capace di saper risparmiare in campo amministrativo, ma anche di arricchire il Festival di nuove idee artistiche e di nuovi sponsor”. Gian Carlo Menotti ricorda come fu proprio grazie all’aiuto di Francis che riuscì a disfarsi del suo staff, di quei collaboratori a cui si era affidato incondizionatamente “….nessuno di loro ha saputo ritirarsi con grazia e con stile, né si è offerto di collaborare con la nuova organizzazione…..hanno subito reclamato per vie legali grossi indennizzi ….” ricorda il compianto Maestro nella sua lettera.
Poi i rapporti con la Fondazione : “ancora non vogliono convincersi che il Festival è una mia creatura e che non possono essere loro a decretarne il futuro, e che il ruolo della Fondazione, secondo legge, è semplicemente quello di amministrare i soldi dello stato…ben venga il giorno quando la Fondazione, invece di servirsi del nostro patrimonio e dei nostri sponsor, si impegni a trovare nuovi sponsor e incrementi così le possibilità del Festival”. E quelli con la municipalità: “né posso dire che il Comune abbia sempre collaborato col Festival….sarebbe anche ora che il Comune protestasse con il sindaco di Charleston per l’uso arbitrario del nome di Spoleto che ormai non rappresenta in nessun modo e crea soltanto confusione e imbarazzo…”
“Dopo questa lunga cronaca – conclude Gian Carlo Menotti – che segna molte vittorie e anche qualche sconfitta, molti giorni felici ma anche qualche periodo di amarezza, è con vera gioia che oggi guardo verso il futuro con la convinzione di aver affidato il Festival a mani non solo più giovani e vigorose, ma anche più esperte delle mie”. Insomma il successore lo aveva individuato e consacrato. Ma le cose, più di recente, sono andate diversamente.
(Ca.Cer.)
La lettera integrale del M° Gian Carlo Menotti – gennaio 1999 (clicca qui)
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