I militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Perugia, nel corso delle verifiche sulle istanze di emersione dei rapporti di lavoro domestico per colf e badanti (Legge 102/2009), hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Perugia 14 persone ritenute colpevoli di aver inoltrato al Ministero dell'Interno una falsa documentazione attestante rapporti di lavoro di fatto insussistenti al fine di far ottenere fraudolentemente la regolarizzazione di cittadini extracomunitari clandestini in Italia.
I capi di imputazione ipotizzati vanno dal falso al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina allo scopo di lucro e alla truffa. Tra le persone denunciate figurano anche un consulente del lavoro di Perugia, un medico di Foligno ed un avvocato di Napoli, nonché il titolare di un internet-point di Bastia Umbra, che avrebbero collaborato nello svolgimento delle pratiche. Le investigazioni, coordinate dai Sostituti Procuratori Giuseppe Petrazzini e Angela Avila, hanno portato alla luce la realtà delle legalizzazioni facendo emergere situazioni anche curiose, come quella dei rapporti di lavoro intestati a persone ormai defunte o quella dell'utilizzo di documenti denunciati come smarriti intestati però a soggetti inconsapevoli, dichiarati per l'occasione datori di lavoro, ovvero utilizzando false attestazioni mediche. Singolare anche il caso di un perugino risultato coinvolto in ben 20 pratiche di emersione.
I militari, investiti delle verifiche da parte dello Sportello Unico per l'Immigrazione presso l'Ufficio Territoriale del Governo e la Direzione Provinciale del Lavoro di Perugia, hanno condotto prolungate indagini per oltre un anno che hanno permesso di accertare l'esatta dinamica delle comunicazioni informatiche risalendo agli effettivi mittenti delle comunicazioni on-line, riscontrando l'inesistenza di fatto dei rapporti denunciati che davano titolo alla legalizzazione. L'esito degli accertamenti ha consentito così il respingimento di 29 pratiche di emersione relative ad altrettanti cittadini stranieri, risultati per lo più di origine magrebina, asiatica e sudamericana.
Le indagini hanno evidenziato un vero e proprio traffico delle sanatorie nel quale è emerso che, in alcuni casi, gli stranieri desiderosi di legalizzare la propria posizione sul territorio italiano hanno dovuto corrispondere agli organizzatori somme variabili fino a 1.500,00 € a pratica.