Zaffini (Fd'I), paletti su elezioni per Latini e dopo Romizi-Tesei. “Ospedale? Pretesti per vederlo chiuso. Festival? Incontrerò Ministro”
Che siano rose, Fd’I ha dimostrato di averle piantate con le recenti elezioni (30% in Umbria, in pratica il doppio di Lega e FI messe insieme) e per questo ha visto anche i suoi vertici umbri premiati a Roma, il senatore Franco Zaffini presidente della “potente” 10ma Commissione Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale (interfaccia politica di ben 5 ministeri più l’Inps), Emanuele Prisco a Sottosegretario agli Interni con delega a Pnrr e ai Vigili del fuoco, accolta con entusiasmo, un unicum, dalle sigle sindacali di categoria Cgil, Cis e Confsal.
Ma per vederle fiorire, le rose, almeno a livello regionale, bisognerà attendere le prossime elezioni cui saranno chiamati gli umbri e su questo Zaffini, coordinatore regionale del partito della Meloni, sa bene che le tante e intricate partite sui tavoli andranno condotte in punta di fioretto. E forse qualche sbattuta di porta.
Il 2023 quindi, a cominciare dalle urne fissate per la città dell’acciaio, Terni, sarà un secondo banco di prova per Fd’I in vista dell’anno successivo in cui, nel giro di pochi mesi, si giocherà il destino amministrativo di Perugia, la chiamata per le Europee e il futuro di Palazzo Donini.
In un momento difficile per il centro-sinistra, l’avversario sa bene che il solo non commettere errori sarà quasi certamente premiante. Anche se qualche tensione la registra lo stesso partito di maggioranza.
Ne abbiamo parlato con il coordinatore Zaffini in una intervista esclusiva in cui anticipa a Tuttoggi non solo la linea da seguire da qui all’autunno 2024, ma anche i problemi che si dovranno affrontare, in ordine prettamente cronologico, a Terni, Perugia, per le europee e le regionali. Lasciando infine uno spazio alla sua città originaria, Spoleto, dove l’amministrazione mostra già più di qualche crepa.
Senatore Zaffini ancora alla finestra per quanto riguarda Palazzo Donini.
Non siamo alla finestra, perché Fd’I è il partito che maggiormente sostiene l’amministrazione, e non da oggi ma da almeno un anno e mezzo, mantenendo però un atteggiamento responsabile nonostante una evidente disfunzione. Certo oggi è più evidente l’assenza del primo partito dalla governance regionale ma proprio perché siamo responsabili lasciamo gestire tale criticità in totale autonomia alla presidente Donatella Tesei.
Le vostre sollecitazioni non hanno prodotto molto, pensa che la Giunta regionale cerchi di guadagnare tempo per danneggiarvi?
Guardi, sollecitazioni non ne abbiamo fatte, abbiamo solo rappresentato l’anomalia. Peraltro danni per il partito di Fd’I non ce ne sono e lo dimostrano i risultati elettorali, non ce ne sono neanche per l’elettore del centrodestra e per il cittadino perché partecipiamo a tutti i processi in cui veniamo coinvolti facendo la nostra parte e vedendo accolte le nostre proposte. Certo come tutte le disfunzioni queste alla fine possono rivelarsi un difetto di sistema. Per ciò ogni minuto che passa è peggio, soprattutto per la Tesei.
In che senso?
Quando e se andremo a Roma ad annunciare il nostro coinvolgimento in Giunta, superati ormai già 3 dei 5 anni di legislatura, potremmo anche ricevere l’indicazione di lasciar perdere e aspettare la prossima legislatura, le elezioni dell’autunno 2024.
Le prossime tre scadenze elettorali vedranno in sequenza Terni ad aprile 2023, Perugia e Regione ad aprile e ottobre 2024. Cominciamo da Terni, come giudica la situazione politica e l’operato di Latini?
Se i partiti avevano qualche dubbio su questa prima amministrazione Latini, e Fd’I ne ha molti, atteso che non si vede ancora una “Terni di centrodestra”, credo ci siano però le condizioni per fare quadrato intorno al suo nome pretendendo però di più. Certo Latini dovrà accontentarsi di “fare il sindaco”, perché tutto il resto dovrà essere messo sotto la responsabilità dei partiti in proporzione al peso elettorale che riceveranno. La democrazia funziona così, rispettando l’elettorato e la volontà popolare. Se cinque anni fa Latini era frutto di un partito (Lega, n.d.r.) che esprimeva il 40%, oggi il suo nome può essere solo la sintesi della coalizione. Gli riconosco i tanti problemi affrontati, dal buco di bilancio alla difficile gestione, alla pari con tutti gli altri sindaci d’Italia, dell’emergenza covid, alla crisi Ast che con soddisfazione si è risolta con l’arrivo del gruppo Arvedi, al blocco delle assunzioni….attenuanti importanti, ma nei prossimi 5 anni si dovrà fare molto di più e non dovremo più registrare certi paradossi
Come ad esempio?
Beh, anche qui Fd’I è la prima forza politica, eppure sindaco e vice sindaco appartengono alla stessa Lega, penso possa bastare per spiegare la situazione
Come giudica il lavoro degli assessori?
Mi limito a quello svolto dai nostri che è stato eccellente. Il grande lavoro svolto da Orlando Masselli che, anche in contrasto con i dubbi del partito regionale di prendere una così pesante delega, ha risanato il bilancio, al netto di quello commissariale, chiuso partite complesse come la vicenda Asm. Poi Elena Proietti grazie alla quale Terni oggi registra il miglior risultato regionale in termini di arrivi turistici e Maurizio Cecconelli che ha rilanciato l’assessorato alla cultura
La preoccupa l’esuberanza imprenditoriale e anche politica di patron Bandecchi. Teme qualche conflitto di interessi che può pregiudicare la partita del governo cittadino?
Non trovo contraddizioni o conflitti se si resta nell’ambito di quello che è legalmente consentito. Lui fa l’imprenditore e lungi da noi considerare demoniaca una collaborazione con l’imprenditoria, certò però che non devono né dovranno verificarsi situazioni anomale; registro che ad oggi Bandecchi è di fatto, suo malgrado, il primo supporter della ricandidatura di Latini.
Il vero anno caldo sarà il prossimo per il Comune di Perugia, le Europee e per finire le regionali. Partiamo dalla città del grifo, sarà la volta buona di un sindaco Fd’i?
Beh mi pare evidente che se a Terni confermiamo Latini, Perugia inevitabilmente dovrà vedere un nostro candidato o candidata.
Pensando per la Regione ancora alla Tesei o magari all’uscente sindaco Andrea Romizi?
Lei cammina a chilometri, la politica va a centimetri – risponde scherzando Zaffini –, sull’eventuale ricandidatura della Tesei incombe la questione del riequilibrio e quindi del ritorno della politica nella amministrazione regionale: sarebbe davvero difficile per noi accettare una ricandidatura di chi non ha voluto governare con la prima forza politica. Vedremo a tempo debito
E di Romizi?
Il giudizio su Andrea Romizi è ampiamente positivo, alcune sue scelte le condivido pienamente, su altre mi fa agitare perché da un giovane capace e preparato come lui vorrei un po’ più decisionismo. Come amministratore è stato al di sopra delle più rosee aspettative e non dimentichiamo che ha aperto la stagione del centrodestra in Umbria 9 anni fa. EÈ una grande risorsa del centrodestra, potenzialmente può fare tutto: dal governatore al parlamentare europeo. E sono disponibile a lavorare per il futuro di Romizi, ma non dimentichiamo che stiamo parlando di chi è anche segretario regionale di un partito come Forza Italia, quindi il problema, per essere diretti, non è di Fd’I.
Dica due emergenze che bisogna affrontare per Perugia, la sicurezza è ancora una di queste?
Sicuramente quello della sicurezza è un tema ancora di qualche attualità anche se non più drammatico come ci avevano lasciato le precedenti amministrazioni. Grazie agli sforzi dell’amministrazione, delle forze dell’ordine che ringrazio e dello stesso Esercito con l’operazione Strade sicure. Oggi che abbiamo Prisco agli Interni ci sentiamo più sicuri. Quello che invece mi preoccupa sono le infrastrutture a cominciare dalla viabilità, e queste sono scelte che attengono alla politica. Penso al caos di Collestrada e vorrei che in 4-5 anni al massimo il problema venisse risolto perché quella non è arteria viaria degna di una città capoluogo di regione. Penso poi al quartiere Monteluce… basta, non sto qui a snocciolare quello che sarà il programma di Fd’I per le prossime elezioni.
Ha sentito il vescovo Boccardo dopo lo scontro a suon di comunicati stampa sulla nomina di Castelli alla ricostruzione post terremoto del Centro Italia?
No, ma non avendo mai avuto grandi rapporti, non è cambiato nulla. Da coordinatore regionale del partito Fd’I che guida il governo nazionale e senatore eletto nel collegio umbro mi sono sentito chiamato in causa e ho replicato a dichiarazioni che ripeto fuori luogo e inappropriate; mi pare sia un po’ troppo presente sulle questioni terrene a scapito dei temi etico sociali che hanno coinvolto la società regionale. Dopodiché lo spoil systems è firmato da quel Bassanini di centrosinistra e il governo ha applicato ragionevolmente la legge con un nome di alto profilo come l’avvocato Castelli cui, peraltro, sono giunte le congratulazioni del presidete della CEI delle Marche. Ciò non toglie che Legnini abbia svolto dignitosamente il proprio lavoro, a differenza dei suoi tre predecessori, sempre voluti da governi di centrosinistra, su cui non mi risulta una sola critica di monsignor Boccardo.
Veniamo alla sua città di origine, Spoleto. La convince davvero il piano di integrazione tra gli ospedali di Foligno e Spoleto?
Sì e dico, finalmente! Dopo anni di spoliazioni e smantellamenti tutti riferibili alla debolezza del centrosinistra spoletino, suddito dello stesso centrosinistra folignate, che nel frattempo eleggeva presidente della regione, assessore alla sanità, eccetera, e perugino. Talmente depauperato che quando si è stati costretti a decidere in meno di 48 ore dove fare un ospedale covid la scelta è stata scontata, tanti posti letto erano liberi. Oggi, in virtù di quel sacrificio, abbiamo chiesto un serio piano di integrazione tra due ospedali troppo vicini per rimanere altrimenti in vita entrambi; questo piano assicura i prossimi 10 anni di vita del nosocomio e, se sarà finalmente avviato, sono convinto che sarà strategico anche per gli ulteriori 10.
Ormai la sanità che si è voluta “aziendalizzare” deve ragionare con queste scadenze temporali. Mi preoccupano però certe prese di posizione da parte di chi, anziché andare a leggere gli elementi caratterizzanti del Piano, si appiglia a elementi come il punto nascite: sappiamo bene che il governo precedente non ha concesso la quarta deroga e che oggi la sanità, ogni singolo reparto, deve fronteggiare i costi con le prestazioni. Ma al di là di questi aspetti tecnico-economici c’è un problema di natura sanitaria: oggi una donna che deve partorire, merita un ospedale che possa garantire una eccellenza di prestazioni sopratutto in caso di complicanze. È evidente che rimanere sotto i 500 parti l’anno significa non poter assicurare una tale “esperienza” e si metterebbe in pericolo tanto il nascituro che la partoriente; non lo dico io o Fd’I ma l’OMS. Il fatto che qualcuno, come certe associazioni che non si sa chi sono, chi rappresentano – e che sui social incita allo sciopero persino gli studenti, facendoli disertare dal loro dovere – vogliono gettare all’aria il terzo polo per questo o altri aspetti marginali, mi preoccupa fortemente per la sopravvivenza stessa dell’ospedale. Io personalmente e tutto il partito Fd’I abbiamo chiesto chiarezza, e oggi il Piano dice chiaramente cosa farà Spoleto e cosa Foligno, ovvero cosa non dovrà fare Spoleto e cosa non dovrà Foligno. Negli anni della confusione del centrosinistra ovviamente tutto ‘rotolava’ verso Foligno.
E sulle accuse di una cronica mancanza di personale sanitario?
In termini politici e di presenza continueremo a monitorare la situazione; non spetta alla politica decidere le assunzioni ma vigileremo perché questo progetto trovi piena luce anche con adeguate risorse di personale. Cercando di attrarre quei professionisti che, se si continuerà a denunciare che l’ospedale è morto, ben difficilmente verranno a Spoleto. È evidente che il Terzo polo costituisce quella unica e ultima possibilità di mantenere in vita l’ospedale di Spoleto che prima del covid era di fatto in chiusura. Non capire questo significa essere in totale malafede a danno degli spoletini.
Festival dei due mondi…
Idem come sopra, va definitivamente fatta chiarezza sui ruoli perché c’è troppa confusione tra decisioni artistiche, che debbono rimanere autonome, e gestionali. Con Menotti non si poteva pretendere perché era il fondatore e neanche con Giorgio Ferrara che ha salvato e rilanciato il festival. Ma oggi si devono creare i presupposti per una gestione di “normalità” nella straordinarietà della kermesse, ancora unica al mondo nel suo genere. C’è bisogno di un direttore artistico e di un direttore generale, manager, chiamatelo come volete, incaricato di gestire le risorse dello Stato, e su questo il festival è privilegiato rispetto a tante altre manifestazioni culturali, e dei privati. Non mi azzardo, pur sensibile al mondo delle arti, a parlare delle scelte artistiche ma sono turbato da quanto mi si riferisce di scelte di altra natura e di sovrapposizioni con altri Festival che, se confermato, rischiano di compromettere la nostra manifestazione. Vi anticipo una notizia: nei prossimi giorni incontrerò il Ministro della Cultura proprio per sottoporgli le segnalazioni che ricevo quotidianamente.
Trova necessaria l’iniziativa, non ancora ufficiale, di aprire uffici al di fuori di Spoleto?
Non scherziamo, il Festival da Spoleto non si deve muovere, né per l’amministrazione, né per gli spettacoli. Gli spazi ci sono, abbiamo tanti professionisti dello spettacolo cresciuti a Spoleto che lavorano altrove e che bisognerebbe riportare qui. Perché essere spoletini è un valore; chi ama questa città può lavorarci anche meglio con le giuste, chiare e serene condizioni.
Una posizione a dir poco critica nei confronti della Fondazione Festival
Beh io ad esempio qualche perplessità sul rappresentante della regione (Matteo Marzotto, n.d.r.) la nutro perché non si è mai visto in città e mi pare che anche il cda si riunisca davvero poco nonostante la manifestazione richiederebbe ben altre energie. Invece vedo un board poco presente, quasi stanco, con prassi che si reiterano in modo paradossale se non ridicolo.
Si riferisce alla Fondazione CaRiSpo?
Le rispondo così: vedo la Fondazione Cassa Risparmio di Terni più brillante e attiva nelle dinamiche in favore del proprio territorio, forse un po’ di ricambio anche generazionale non sarebbe male neanche a Spoleto. Abbiamo già vissuto vicende scioccanti per le due banche cittadine… e qui mi fermo”.
Un’ultima domanda, parteciperà al Consiglio comunale aperto di domani, giovedì 12 gennaio?
Sarò presente anche se nutro enormi perplessità sulla organizzazione di questo appuntamento che rischia di essere più che l’illustrazione tecnica e politica di un progetto che la città aspetta almeno da 20 anni, un processo al progetto stesso orchestrato politicamente. Però certo non mi sottraggo, anche perché è alto il rischio che le strumentalizzazioni politiche evidenti e la scarsa conoscenza sugli aspetti tecnico-sanitari compromettano la “messa a terra” a Spoleto del Terzo polo e questo davvero da spoletino non lo posso permettere.
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