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Elezioni Orvieto, TO presenta il candidato sindaco Giordano Conticelli

Redazione

Elezioni Orvieto, TO presenta il candidato sindaco Giordano Conticelli

Gio, 09/05/2024 - 06:58

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Elezioni amministrative 2024, viaggio tra i candidati sindaco di Orvieto: 5 domande al candidato Giordano Conticelli

Continua il viaggio di TO alla scoperta dei 4 candidati sindaco per il Comune di Orvieto, in vista del voto dell’8 e 9 giugno 2024 per le Amministrative. Abbiamo proposto cinque domande chiave ai 4 candidati sindaci, che ricordiamo in ordine alfabetico: Stefano Biagioli (centrosinistra), Giordano Conticelli (liste civiche), Roberta Palazzetti (liste civiche), Roberta Tardani (centrodestra).

La prima candidata ad aver risposto alle nostre domande era stata la candidata di Proposta Civica, Roberta Palazzetti. Ora, invece, è il turno di Conticelli. Di seguito le sue posizioni.

  1. Cosa non va nella sanità orvietana? Quali sono le prestazioni da potenziare?

Le criticità della sanità orvietana sono molteplici e la prossima amministrazione dovrà affrontarle con tempestività ed urgenza. Al momento, presso l’ospedale di Orvieto abbiamo una consistente mancanza di personale: i reparti di cardiologia, urologia e ortopedia non hanno un primario, mentre in pediatria l’incaricato è un facente funzione. L’integrazione di personale medico, infermieristico ed ausiliario consentirebbe di risolvere l’atavico ed annoso problema delle liste d’attesa; inoltre sarebbe possibile attuare in maniera effettiva l’ospedale DAE di I livello e rispondere, quindi, ai bisogni dei cittadini e di tutto il territorio con un servizio rapido e di qualità. Occorre intervenire sul problema della carenza di personale attraverso una politica di rete tra i comuni dell’area, focalizzata sull’offerta di benefit, servizi e opportunità che rendano attrattiva la città per medici e infermieri, figure che oggi vivono Orvieto come un passaggio breve e non come luogo di sviluppo per le proprie carriere.

Nel Distretto di Orvieto sussiste anche la criticità delle cure intermedie, poiché mancano quelle strutture che vanno a collocarsi tra l’ospedale e il domicilio (RSA e Hospice): è necessario assistere adeguatamente quei pazienti che, pur non necessitando di un’alta intensità di cura, non possono essere assistiti adeguatamente presso il proprio domicilio. Occorre potenziare i protocolli di dimissioni e rafforzare il coordinamento tra medici di medicina generale, centri di salute, ospedale e strutture per le cure intermedie, investendo su una visione dell’assistenza domiciliare che sia veramente forte ed integrata.

Pensiamo siano necessari dei tavoli di coprogettazione socio-sanitaria e sportiva, che abbiano l’obiettivo di costruire una rete di promozione della salute e che rispondano ai bisogni dei cittadini. Il territorio orvietano non può rappresentare agli occhi della Regione Umbria soltanto il luogo di elezione per il conferimento di rifiuti. Serve un’azione forte e decisa per il rilancio della sanità orvietana, un’azione non più procrastinabile.

2. Orvieto è una città sicura? Quali sono le principali criticità? Dai fatti di cronaca sembra che il consumo di droga tra i giovani sia un problema.

Penso che questo tema tocchi aspetti profondi della vita comunitaria e vada, dunque, affrontato in una prospettiva consapevole, in grado di abbracciare le dinamiche sociali, economiche e generazionali che lo definiscono. Per superare una cultura della semplificazione e del pregiudizio che invoca soluzioni tanto rapide e facili quanto inadeguate. Questo significa pensare la sicurezza di una città come indice della qualità delle relazioni del suo tessuto sociale, come misura della sua capacità di inclusione e contrasto alle disuguaglianze. Non può esserci sicurezza senza un processo condiviso di organizzazione e trasformazione degli spazi del comune da non luoghi, isolati e disumanizzati a luoghi significativi, vissuti, partecipati da cittadinanza e associazioni. Significa concepire l’intero spazio urbano come occasione di incontro, collegamento, espressione, avvicinando le realtà e promuovendo una qualità dell’abitare e dello spostamento a misura d’uomo. Puntare sul coinvolgimento e l’ascolto costante di chi quei luoghi li vive quotidianamente per risvegliare il senso di appartenenza e di “responsabilità civica” principio fondante di ogni discorso possibile sulla sicurezza.

La partecipazione in questo senso diventa forma di prevenzione, specialmente rispetto alle fasce più giovani, per arginare la frammentazione sociale e il disagio ad essa legato, in un’ottica di interculturalità e intergenerazionalità.
Dobbiamo allargare, dunque, il concetto di sicurezza da dimensione psicologica individuale a vero e proprio “bene comune”, processo collettivo di cui aver cura. Per questo è necessario creare e coordinare una rete degli enti del terzo settore presenti sul territorio, per individuare bisogni, criticità e soluzioni per la comunità raccolte in un’unica strategia di coprogrammazione. Costituire tavoli di lavoro tematici permanenti che uniscano associazioni, enti e comuni.

E’ prioritario dar vita a poli sociali-espressivi-ricreativi adeguati per le fasce di età e al tempo stesso strettamente interconnessi tra loro: luoghi di incontro direttamente partecipati e animati dalle associazioni locali e gruppi di studenti, in grado di ospitare eventi, spettacoli, corsi e laboratori. Luoghi privilegiati per l’attivazione di percorsi di inclusione sociale, prevenzione e contrasto al disagio giovanile. La sfida è quella di sviluppare una comunità educante che promuova il ruolo della scuola come presidio di formazione, di incontro e di integrazione fra le varie identità sociali e culturali del nostro territorio. Crediamo che l’efficacia di un piano di intervento per le nuove generazioni non possa prescindere da una serio dialogo e alleanza con i vari attori della comunità: studenti, asl, forze dell’ordine, associazioni e comune. Non una mera e occasionale azione repressiva dunque, ma un percorso di corresponsabilità moderno e condiviso.

3. La viabilità è compatibile con una città dalla vocazione turistica come Orvieto? Cosa migliorare?

La viabilità di Orvieto vede un’anomala presenza di infrastrutture viarie significative che non siamo in grado di sfruttare a pieno: ferrovia lenta, direttissima, autostrada. Su questo occorre lavorare intensamente affinché la viabilità venga pensata in maniera organica e diventi uno strumento efficace per rilanciare un territorio, che altrimenti rischia di restare relegato al ruolo di area di passaggio. L’idea di implementare un sistema di mobilità pubblica all’interno del comune e nel comprensorio capace di offrire un’alternativa di spostamento condivisa e sostenibile va di pari passo con la volontà di attrarre un turismo lento, consapevole che prediliga un’esperienza totale del territorio orvietano.

Occorre concentrare l’arrivo dei flussi turistici verso Piazza della Pace. E’ urgente lavorare nella direzione di una riqualificazione sostanziale di Via Angelo Costanzi e degli spazi della stazione ferroviaria. Senza esitazione dobbiamo puntare ad una moltiplicazione dei posti auto con strutture, anche pluripiano, da dotare di un sistema di produzione di energia rinnovabile, per soddisfare parte del fabbisogno delle famiglie di Orvieto Scalo. La funicolare acquisisce così un ruolo fondamentale nel sistema di viabilità della città, motivo per cui il funzionamento deve essere garantito, così come quello dell’ascensore di campo della fiera, in maniera continuativa H 24. Noi di Nova siamo convinti che sia necessario, soprattutto nel caso di progetti che comportano un grande impatto sul territorio, rendere partecipe la cittadinanza; ci impegniamo pertanto in un progetto che punti al coinvolgimento diretto di chi abita i territori interessati da possibili modifiche sostanziali.

4. A livello culturale c’è un’offerta adeguata e di livello internazionale?

Fatta eccezione per pochi eventi, Orvieto ha purtroppo perso il ruolo di centro culturale di un tempo. La stessa Umbria Jazz Winter, per scelte non del tutto attribuibili alle amministrazioni comunali, non è più la rassegna prestigiosa che raccoglieva i nomi più importanti del panorama musicale jazz globale. Mancano importanti occasioni di confronto con il mondo contemporaneo, così come mancano adeguati spazi espositivi per mostre d’arte: riteniamo necessaria una maggiore e più proficua apertura verso il mondo dell’arte, della danza, del cinema, della musica e della cultura attuale. Orvieto deve essere quella che noi abbiamo definito come una fucina propositiva, che sfrutti il proprio capitale culturale e umano, facendo leva anche sulle eccellenti risorse locali.

Per questa ragione riteniamo opportuno creare una fondazione di comunità che metta a sistema i luoghi della cultura e della formazione, creando hub culturali e trasformando il Comune in uno spazio performativo ed espositivo diffuso che dia voce ad artisti locali ed internazionali, estendendo oltre il perimetro della rupe la produzione e la fruizione culturale. Vogliamo candidare Orvieto ad ospitare Manifesta, la biennale europea itinerante d’arte contemporanea, così da attrarre artisti, collezionisti, galleristi, istituzioni museali internazionali ed aprire le bellezze del nostro territorio al mondo. Riteniamo opportuno candidare Orvieto per essere inserita all’interno del patrimonio dell’umanità in un progetto di rete che veda protagoniste le rupi della Tuscia così da costruire un’identità territoriale più ampia e favorire una migliore promozione turistica e una maggiore tutela del nostro territorio. La candidatura per il riconoscimento UNESCO dovrebbe essere lanciata contestualmente all’illuminazione del masso tufaceo su cui poggia il centro storico, per dare luce alla nostra città e a tutto il territorio.

5. Quali sono i margini di sviluppo della città e verso quali direzioni?

Abbiamo bisogno di politiche per lo sviluppo economico e per la formazione, cui si leghino uno slancio produttivo ed un’inversione di tendenza del trend demografico. Vogliamo rendere Orvieto una meta per progetti di delocalizzazione di aziende, che operano in smart e remote working: il telelavoro in modalità ibrida rappresenta la formula maggiormente adottata, pertanto un progetto simile non può prescindere dal potenziamento dei collegamenti con le grandi città. Non possiamo pensare ad un reale scatto in avanti in termini di sviluppo economico, senza pensare ad un ampliamento dell’offerta di servizi per cittadini ed imprese: il reperimento dei fondi necessari è possibile dando vita a una struttura dedicata, messa anche a disposizione della cittadinanza, quotidianamente impegnata nella ricerca, nella progettazione e nella raccolta di finanziamenti regionali, nazionali ed europei.

La vocazione turistica – seppur cruciale – non può e non deve essere l’unico volano su cui costruire la rinascita di Orvieto: occorre investire anche in politiche di formazione e fare di Orvieto la sede di un polo universitario e di un ITS Academy: dobbiamo rendere il nostro territorio attrattivo per le imprese, capace di trattenere le nuove generazioni evitandone la fuga, e di attirare cittadini di altri comuni e di altre regioni. In quest’ottica riteniamo importante puntare alla realizzazione di un’unione di comuni, prendendo come riferimento il sistema locale del lavoro, che possa valorizzare il nostro territorio e in grado di trasformare Orvieto da area periferica rispetto al potere centrale regionale, a fulcro della macroregione della Tuscia.

Le due liste a sostegno di Conticelli

NOVA PARTECIPA
Luca Angelozzi
Valentina Dalmonte
Giulio Bottai
Micaela Marrocco
Marco Corba
Rachele Santori
Andrea Dal Savio
Marta Savoia
Luca Devigili
Silvia Vermicelli
Fabio Graziani
Francesca Vincenti
Lorenzo Marcucci

NOVA CAMBIA
Diletta Riccetti
Mirco Allegretti
Gilda Angelino
Patrizio Angelozzi
Federica Fantauzzi
Federico Balin
Martina Tomassini
Giacomo Bacchio
Katrin Christina Zernial
Luca Coppola
Serena Santoni
Luca Del Sole
Luca Fringuello
Alberto Maria Martino

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