Chiariamo da subito che noi di Tuttoggi.info agli jettatori non crediamo. A Napoli la jella è una cosa seria, ma per fortuna qui da noi può esser argomento utile anche per sorridere. Certo però che qualche dubbio ce lo hanno fatto venire un paio di storie, dai più ritenute autentiche, di due personaggi spoletini, neanche tanto sconosciuti, capaci di tirare la malasorte con una potenza galattica. Il male, si sa, si annida specialmente dove meno ce lo immaginiamo, incarnandosi a volte in persone che sembrano a prima vista innocue. I nostri due, di cui si fa un gran parlare in città e nelle stanze dei bottoni , sono rispettivamente un uomo e una donna. Quest’ultima ha modi che ricordano la signorina Rottermeier: non sorride mai, non scherza mai, vorrebbe sgridare e punire tutti. Faccela essere anche brutta? Beh, una bellezza non è. Stesse terga larghe della istitutrice di Heidi, vestiti presi dai bunker della 2a Guerra mondiale: insomma non è proprio una velina. Guai poi a rimproverarla o a farle notare certe mancanze. L’ultima volta ha mandato un colpo, nel senso proprio di un accidenti, ad un malcapitato che, in meno di quattro giorni, non l’ha più potuta raccontare. Nel senso letterale del termine. L’infelice battuta, alla notizia della scomparsa del poveretto, ha gettato nel panico quanti ne erano stati partecipi.
Più sottile, ma altrettanto devastante, la posizione dell’uomo, anch’egli solerte frequentatore del salotto buono di Spoleto, la piazza delle piazze. Passa dalla giacca e cravatta ad abbigliamenti al limite della decenza: ciabattaccie (da cui l'evocativo soprannome di “ciavatta”), canotta come quelle con cui Miguel Bosè lanciò “Bravi ragazzi” nel 1982 e pinocchietti color avanuccio da spiaggia. Peccato che fra pancia, ascella pelosa e una carnagione bianchiccia, il nostro assomigli più a Pasquale Ametrano (la mitica interpretazione di Carlo Verdone del migrante che tornava in Italia per le elezioni) piuttosto che ad un distinto salottiero di piazza. Il suo potere di jettatore è al di fuori del comune: ad avvicinarlo c’è il rischio di esplodere dalla sfiga, di finire in malora, di perdere anche il posto di lavoro. C’è persino chi giura e spergiura che riesca a far sviluppare una quantità impressionante di testosterone in chi lo avvicina, da farlo diventare genitore in pochi giorni. Chi conosce i malèfici prodigi dei due e non può permettersi di frequentare la scuola di Hogwarts può far ricorso ai rimedi che la tradizione tramanda da secoli. In primis la mistura, secondo il rito di origine meridionale, a base di prezzemolo e finocchio. Scomoda da portarsi dietro e di pessimo gusto al palato, può esser sostituita da un ferro di cavallo. Ancor più pratico un corno di corallo rosso, ovviamente di quelli fatti a mano. L’ideale però sarebbe trovare un quadrifoglio da lasciare nel portamonete: le quattro foglie rappresentano infatti, sempre secondo tradizione, reputazione, ricchezza, salute e amore sincero. E poi il quadrifoglio compare, con scopo benaugurale, sul marchio dell’Alfa Romeo, la macchina appunto di Pasquale Ametrano. In caso di necessità infine basta puntargli addosso l’indice e il mignolo tesi e le altre dita piegate: insomma, fategli le corna. Sembra che lo jettatore spoletino, molto sensibile al risvolto economico delle cose, vorrebbe emulare Rosario Chiàrchiaro, lo sfortunato personaggio de La Patente di Luigi Pirandello, e chiedere al tribunale l’autorizzazione ad esercitare la professione che meglio di tutte gli viene attribuita. Ma tutto ciò è solo dovuto alla fantasia dei cattivi. Come poterci credere?
p.s.: il presente articolo è stato scritto e pubblicato tenendo le gambe incrociate.