Il 49enne imprenditore di San Giustino condannato a 4 anni di carcere nel paese balcanico ma la difesa ricorrerà in Cassazione | Chieste pene detentive alternative, c'è il timore di trattamenti degradanti nella prigione balcanica
Alla fine è arrivato davvero il via libera all’estradizione verso l’Albania per Davide Pecorelli, il 49enne imprenditore di San Giustino fintosi morto nel 2021 nel paese balcanico e riapparso 9 mesi dopo da “naufrago” a bordo di un gommone al largo dell’Isola di Montecristo.
Lo ha deciso oggi (24 maggio) la Corte di Appello di Perugia, in esecuzione del mandato di arresto internazionale emesso nell’ottobre 2022 dal Tribunale di Puke. Pecorelli – secondo quanto riferito dai suoi legali, gli avvocati Andrea Castori e Massimo Brazzi – è stato condannato a 4 anni di carcere all’estero con rito abbreviato per i reati di truffa aggravata in concorso, profanazione di tombe in concorso, intralcio alla giustizia in concorso, distruzione della proprietà tramite incendio in concorso e attraversamento illecito della frontiera.
All’udienza odierna la difesa dell’imprenditore ha chiesto alla Corte perugina eventuali pene alternative al carcere. I legali del 49enne hanno inoltre richiesto un approfondimento istruttorio per verificare se le condizioni detentive in Albania non prevedano trattamenti inumani e degradanti verso i detenuti, che impedirebbero l’esecuzione stessa dell’estradizione. Come peraltro nel noto caso di cronaca che ha visto coinvolto Gabriele Marchesi, compagno di Ilaria Salis “per il quale non si è dato corso all’estradizione per fatti ben più gravi di quelli ascritti al Pecorelli” hanno evidenziato i legali.
“Sul reato di truffa aggravata – hanno aggiunto – sussistono fondate perplessità sia in ordine alla corretta qualificazione del fatto, sia in relazione ad una irragionevole sproporzione del trattamento sanzionatorio rispetto alla pena prevista dal codice penale italiano”.
Il collegio difensivo attenderà ora il deposito della motivazione della sentenza, previsto entro 90 giorni da oggi, e successivamente impugnerà la decisione con il ricorso in Cassazione. “Siamo fiduciosi – hanno sottolineato i legali – nella riforma della pronuncia e della fondatezza della argomentazioni difensive, tenuto conto che la consegna di Pecorelli inciderebbe pesantemente nella sfera familiare, essendo lui sposato e padre di 4 figli“.