Ha parlato per circa 2 ore davanti al gip, chiarendo vari aspetti dell’inchiesta che lo ha travolto, il giudice civile del Tribunale di Spoleto Tommaso Sdogati, indagato a piede libero per corruzione.
La vicenda è quella che all’alba di lunedì ha portato agli arresti domiciliari gli avvocati Mauro Bertoldi e Nicoletta Pompei, soci di uno studio legale di Perugia. Contestualmente era stato notificato un avviso di garanzia nei confronti del giudice Sdogati, compagno della Pompei. Con numerose acquisizioni di documenti e materiale informatico all’interno del Tribunale di Spoleto.
I tre sono accusati tutti di corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio.
Le accuse nei confronti dei 3
Nello specifico, il magistrato spoletino, su pressioni della fidanzata, avrebbe spinto per far iscrivere l’avvocato Bertoldi tra le liste dei delegati per le vendite giudiziarie. Ma avrebbe anche sollecitato un altro giudice (estraneo al momento alle accuse) affinché a questi fosse assegnata un’asta. Tra gli avvocati Bertoldi e Pompei sarebbe esistito un accordo per la spartizione del denaro provento dalle esecuzioni immobiliari poi assegnate.
I due legali sono anche accusati di traffico di influenze illecite per aver fatto pagare ad una coppia 11.500 euro per pilotare l’asta della loro casa pignorata. In realtà l’avvocato Bertoldi avrebbe millantato conoscenze inesistenti. Nascondendo la verità – secondo quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare – anche alla collega di studio, con cui però avrebbe diviso parte dei soldi percepiti indebitamente.
L’interrogatorio di Sdogati, giudice si riserva la decisione sulla sospensione dal Tribunale
Venerdì mattina al tribunale di Firenze si è tenuto l’interrogatorio di garanzia per tutti e tre gli indagati, davanti al gip Angelo Antonio Pezzuti.
Il giudice Tommaso Sdogati, difeso dall’avvocato Guido Maria Rondoni, ha risposto a tutte le domande del collega. Con il gip che ora dovrà pronunciarsi sulla misura interdittiva richiesta dal pm Luca Tescaroli, vale a dire la sospensione dai pubblici uffici di Sdogati. Pezzuti, all’esito dell’interrogatorio, si è riservato la decisione, ma la difesa è fiduciosa.
“Il dottor Sdogati ha risposto a tutte le domande, riteniamo che abbia fornito elementi decisivi sull’insussistenza di una sua responsabilità nella vicenda” evidenzia l’avvocato Rondoni.
“Alcuni documenti acquisiti successivamente all’ordinanza – spiega ancora – secondo noi evidenziano che il giudice Sdogati non c’entrava nulla con la redazione delle liste dei delegati alle vendite giudiziarie. Inoltre, come confermato dal presidente del Tribunale di Spoleto, non c’è nessuna causa civile lì pendente che riguarda la morte del fratello dell’avvocato Mauro Bertoldi”.
L’incidente mortale da cui è nata l’inchiesta
L’inchiesta giudiziaria approdata poi per competenza alla Procura della Repubblica di Firenze, infatti, è nata da un’inchiesta del pm di Spoleto Michela Petrini sulla morte, in un incidente sul lavoro, del fratello dell’avvocato Bertoldi, un anno fa. Indagando sulla tragedia, infatti, sono scaturiti altri due fascicoli, uno relativo all’accusa di sfruttamento della prostituzione, l’altro sulla presunta corruzione.
Dalle carte sull’inchiesta sulla presunta corruzione, emerge anche come l’avvocato Mauro Bertoldi fosse intenzionato ad intentare una causa civile contro l’assicurazione del fratello, facendola seguire all’avvocato Nicoletta Pompei tramite un altro legale prestanome e confidando che la causa fosse assegnata proprio al giudice Tommaso Sdogati.
Chiesta la revoca dei domiciliari per Pompei e Bertoldi, gip si riserva
Davanti al gip venerdì mattina è comparsa anche l’avvocatessa Pompei, che però si è avvalsa della facoltà di non rispondere. “E’ molto provata da questa settimana ed ha preferito in questa fase non parlare” ha spiegato l’avvocato Rondoni, che difende la professionista insieme al collega Roberto Erasti.
I difensori hanno chiesto comunque per lei la modifica della misura cautelare. Lo stesso ha fatto il difensore di Mauro Bertoldi, l’avvocato Luca Maori, che però non commenta l’interrogatorio del suo assistito.