Contro il Coronavirus il Collegio dei geometri e dei geometri laureati della provincia di Perugia ha donato 1.050 tute protettive all’Azienda ospedaliera perugina e ai presidi di Spoleto, Foligno, Città di Castello e Branca.
L’obiettivo dei professionisti è quello di contribuire alla lotta per arginare la diffusione del Covid-19 e, nello specifico, di consentire concretamente agli operatori della sanità di lavorare in sicurezza, rispondendo così alle esigenze avanzate proprio dalle stesse strutture ospedaliere.
I prodotti, che in parte sono già stati consegnati, sono in tessuto non tessuto doppio strato idrorepellenti e sono in grado di tutelare chi le indossa da agenti chimici liquidi e agenti infettivi.
“Il geometra – ha ricordato il presidente del Collegio di Perugia, Enzo Tonzani – è da sempre una figura professionale che opera diffusamente in tutto il territorio nazionale, a stretto contatto con cittadini e pubbliche amministrazioni, rappresentandone un anello di congiunzione fondamentale. Sentendo, perciò, dentro di noi una forte responsabilità sociale, non potevamo non fare la nostra parte nello sforzo collettivo che vede tutto il Paese, istituzioni e privati, impegnato nel fare in modo che si possa uscire il prima possibile da questa emergenza”.
In aiuto per gli ospedali della provincia
Alla luce di ciò, l’ente che rappresenta i geometri della provincia di Perugia ha deciso di stanziare la somma di 14.500 euro per l’acquisto dei camici. La metà delle 1.050 tute protettive reperite è destinata all’ospedale del capoluogo, dove maggiore è la necessità di simili prodotti, mentre le restanti saranno ripartite in parti uguali tra i presidi ospedalieri di Spoleto, Foligno, Città di Castello e Branca. “È stata una nostra precisa scelta – ha spiegato Tonzani – quella di venire incontro ai bisogni di tutte le strutture provinciali impegnate nell’emergenza, e di non limitarci a un solo territorio. Noi che svolgiamo la nostra attività in ogni paese e in ogni città sappiamo bene che non è possibile lasciare indietro nessun cittadino e nessun operatore sanitario, ovunque loro vivano o lavorino”.