Cinghiali abbattuti, i vegani: ecco le soluzioni senza la caccia

Cinghiali abbattuti, i vegani: ecco le soluzioni senza la caccia

Redazione

Cinghiali abbattuti, i vegani: ecco le soluzioni senza la caccia

Alice Delicati (Avi Umbria): eliminare le cattive pratiche e adottare recinzioni elettrificate e sterilizzazioni temporanee
Ven, 26/06/2020 - 10:02

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Cinghiali abbattuti a Perugia, i vegani: ecco le soluzioni senza la caccia. La notizia dell’azione della task force regionale e delle squadre di cacciatori cinghialisti chiamati per risolvere il problema della presenza di numerosi cinghiali nella zona di Collestrada e Ponte San Giovanni ha riproposto il tema della selezione degli animali selvatici. Soprattutto i cinghiali, diventati numerosi e sempre più spesso vicini alle zone abitate, dove più facilmente trovano cibo rovistando tra i rifiuti.

La Regione, soprattutto per limitare i danni agli agricoltori ed i rischi di incidenti stradali, ha annunciato di voler risolvere il problema spingendo sulle attività di selezione degli Atc e consentendo agli agricoltori cacciatori di poter sparare più agevolmente ai cinghiali sui loro terreni.

I vegani umbri: la caccia non è la soluzione

Ma gli animalisti non ci stanno. E ritengono che ci siano altri sistemi per tenere alla larga da abitazioni e strade cinghiali e altri animali selvatici senza doverli abbattere.

“Gli animali selvatici – spiega Alice Delicati, responsabile per l’Umbria di Avi (Associazione Vegani Italiani) – hanno meccanismi di autoregolazione, in condizioni naturali; gli interventi umani, come quelli legati alla caccia, sono causa di squilibri. E’ risultato che la fertilità dei cinghiali è notevolmente più alta quando la caccia è intensa e viene raggiunta prima, a meno di un anno di età. Così i cinghiali raggiungono la maturità sessuale con un peso medio inferiore. I cinghiali hanno una struttura sociale molto sensibile. Una cinghialessa dominante, che va in estro una volta all’anno, guida il gruppo. Il cosiddetto sincronismo di estro fa sì che le altre femmine del gruppo siano feconde contemporaneamente. Inoltre essa trattiene i giovani ed impedisce in tal modo maggiori danni alle coltivazioni. Se la femmina dominante viene uccisa, il gruppo si disperde, gli animali senza guida irrompono nei campi, tutte le femmine diventano feconde più volte nell’anno e si riproducono in modo incontrollato”.

“Cacciatori responsabili delle moltiplicazione dei cinghiali”

“Della motiplicazione esplosiva dei cinghiali – prosegue Alice Delicati – sono dunque responsabili gli stessi cacciatori. Continuamente si leggono notizie che hanno per protagonisti i cinghiali. Aggressioni, incidenti stradali, danni all’agricoltura. Si parla di cinghiali, animali che aggrediscono gli uomini (raramente) e non di uomini che uccidono miliardi di animali ogni anno. IL cinghiale se non è provocato o ferito non aggredisce l’uomo. Ma, continuamente attaccato o costretto a fuggire dai cani ha acquisito una tale avversione verso questi animali da attaccare tutti quelli che gli capitano a tiro”.

Trent’anni di caccia, ma i cinghiali proliferano

“Ma se l’uomo ha sempre cacciato i cinghiali tanto da estinguere quello
autoctono maremmano – scrive ancora la responsabile Avi – domandiamo: com’è che dopo 30 anni di calendario venatorio, caccia di selezione, caccia in deroga, caccia di ogni tipo, i cinghiali proliferano? Gli animali selvatici hanno meccanismi di autoregolazione secondo la legge della ‘capacità portante’ legata a spazio e cibo disponibile. Gli interventi umani, come quelli legati alla caccia, sono causa di squilibri. Uccidere animali non risolve il ‘problema’. Quelli che rimangono diventano più prolifici, o hanno maggior probabilità di raggiungere l’età adulta, cosicché in breve tempo si raggiunge lo stesso numero iniziale. Basta allevamenti, basta ripopolamenti, basta foraggiamenti”.

Gli allevamenti

Nel mirino ci sono gli allevamenti: “Il cinghiale viene prodotto in allevamenti intensivi,semi-intensivi ed estensivi principalmente per ripopolamenti venatori e per scopi alimentari. Le condizioni di vita in un recinto sono spesso aberranti per nutrimento artificiale, sovrappopolazione, struttura sociale anormale e ostacolo al nomadismo. Creano un animale disturbato”.

I ripopolamenti

L’Avi contesta poi le politiche dei ripopolamenti: “I cacciatori li chiedono e le istituzioni sono sempre pronte e disponibili ad accontentarli; i cinghiali si diffondono. Esiste in Parlamento un esemplare Disegno di legge presentato nel 2009 dai senatori Donatella Poretti e Marco Perduca: ‘All’art. 21 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, è aggiunto il seguente comma: 4. È sempre vietato a chiunque immettere in libertà sul territorio nazionale, sia a fini di ripopolamento sia ad ogni altro fine, esemplari di cinghiale di qualunque sottospecie o razza. Per la violazione del divieto di cui al presente comma, si applica la sanzione amministrativa da euro 500 ad euro 1500 per ciascun esemplare”.

Foraggiamento

E poi c’è il tema dei foraggiamenti di cinghiali, sollevato anche dagli agricoltori: “Rompe l’equilibrio biologico – spiega Alice Delicati – rendendo i cinghiali meno soggetti alla selezione naturale operata dai rigori invernali anche se il tasso di mortalità dei porchetti è piuttosto elevato e nei primi otto mesi di vita può raggiungere il 30-40%. Sterilizzazione dei cinghiali per salvaguardare i contadini e i centri abitati. Da molto tempo si lamenta da parte degli agricoltori e delle loro associazioni l’aumento esponenziale del numero di ungulati e particolarmente di cinghiali che danneggiano le coltivazioni. Anche il sistema delle battute di caccia specifiche, la cosiddetta braccata, non ha risolto il problema, anzi addirittura
durante le battute sono morte alcune persone. I cinghiali si spingono sempre più fuori dai boschi e arrivano anche in città”.

Il progetto Lifestrade

Il progetto Lifestrade, finanziato dall’Ue, ha dotato Umbria e Toscana di strumenti tecnologici per dissuadere i cinghiali dall’avvicinarsi ai centri abitati e alle strade di maggior percorrenza. Per legge la caccia al cinghiale è aperta tutto l’anno dal 2005 ma sono poi le Regioni a fissare in autonomia i loro calendari.

I lupi, che sono un forte deterrente per i cinghiali, non sono in numero così consistente da poter risolvere completamente il problema, considerando che i cinghiali si riproducono con grande velocità.

Le sterilizzazioni

“Le amministrazioni – propone Delicati – dovrebbero finanziare di più la ricerca di sistemi per la sterilizzazione temporanea, che potrebbe essere effettuata attraverso la somministrazione di cibo. Attualmente il farmaco Goan-Con per la sterilizzazione temporanea (dai 3 ai 5 anni) può essere somministrato solo tramite iniezione, ma in Inghilterra, dice Vitturi, si sta studiando il modo per somministrarlo attraverso le esche alimentari e anche in Maremma si è attivata questa ricerca. Questo farmaco, già testato su animali in cattività, non altera il comportamento sociale e non genera stress nell’animale. Tenuto conto che una femmina partorisce in media due volte l’anno si comprende bene come la sterilizzazione di una parte degli animali porterebbe a risolvere un problema che sta diventando ogni giorno più evidente. Lo stesso sistema potrebbe essere anche utilizzato nelle Regioni in cui l’eccessiva abbondanza di altri ungulati può diventare un problema per le colture”.

Recinzioni elettrificate

Le associazioni animaliste sostengono che si debbano mettere in campo quelle modalità di prevenzione e gestione del territorio che riducono la possibilità di accesso della fauna alle coltivazioni, riferendosi in particolare alle recinzioni elettrificate da installare nei periodi di maggiore vulnerabilità delle colture, soprattutto dopo la semina, con la comparsa dei germogli o dei frutti maturi.

“Sono strumenti previsti dalla legge come obbligatori e prioritari – ricorda Alice Delicati – raccomandati da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ma largamente ignorati. Per la difesa di appezzamenti inferiore all’ettaro sono sufficienti poche ore di lavoro e poche centinaia di euro per realizzare recinzioni elettrificate a prova di cinghiale nei periodi più delicati. Azioni realizzabili grazie ai relativi fondi messi a disposizione dai Piani di sviluppo rurale cofinanziati dall’Unione europea, finora scarsamente utilizzati”.

(foto di archivio)

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