Ceneri e rifiuti in Valnestore, comitato in Commissione "bonifica non rinviabile" - Tuttoggi.info

Ceneri e rifiuti in Valnestore, comitato in Commissione “bonifica non rinviabile”

Redazione

Ceneri e rifiuti in Valnestore, comitato in Commissione “bonifica non rinviabile”

Tutti gli interventi e la proposta del M5S "i consiglieri paghino i carotaggi con le proprie indennità"
Ven, 24/06/2016 - 12:11

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Si è svolta ieri pomeriggio a Palazzo Cesaroni l’audizione della Terza commissione dei rappresentanti del Comitato “Soltanto Salute” di Colle San Paolo sulle “Criticità ambientali della Valnestore”. Invitati dal presidente Attilio Solinas su proposta del consigliere Marco Squarta (FdI), hanno partecipato all’incontro Ivano Vitali (presidente), Marco Scorpioni, Sabrina Cipriani, Cristiana Sarchioni e Marcello Volpi (legale). Gli interventi hanno messo in evidenza le preoccupazioni degli abitanti della zona per la eventuale contaminazione del terreno e delle falde a causa dello stoccaggio delle ceneri, per la correlazione tra immissioni in atmosfera e nel sottosuolo e problemi sanitari degli abitanti. Infine per l’attività di ripristino ambientale e bonifica che i rappresentanti del Comitato ritengono necessaria e non più rinviabile.

Durante il lungo incontro è emerso che le prime preoccupazioni sulla tutela della salute pubblica sarebbero state espresse dalla pro loco di Pietrafitta, che avrebbe richiesto ai Consigli comunali di Panicale e Piegaro di approfondire l’incidenza della mortalità per certe patologie nella popolazione della zona. Anche in seguito ad esposti presentati da singoli cittadini è emersa la necessità di svolgere analisi sulle falde acquifere per verificare se discariche ed emissioni della centrale (che ha bruciato lignite gasolio e altri combustibili) possano avere generato inquinamento. Le ceneri prodotte dalla centrale sono state stoccate in alcune discariche ed anche vendute ed usate per spianare il terreno su cui realizzare strutture e impianti. Alla metà degli anni ’80, è stato evidenziato, la Centrale e la vetreria occupavano, indotto e trasporti compresi, quasi mille persone su 9mila abitanti dei due Comuni. Si sarebbe quindi badato poco alle conseguenze ambientali e sanitarie di certe scelte: “Le ceneri sono state prima portate in discarica e poi rivendute alle cementerie. Parte sono state sepolte insieme ai rifiuti. Poi sono arrivate le ceneri dalla centrale Enel di La Spezia, con le proprie caratteristiche e problemi, usate anche per riempire e fare da base per campi sportivi”.

I rappresentanti del Comitato hanno sottolineato di aver intrapreso azioni mirate a comprendere se esistono effettivamente elementi inquinanti e pericolosi sepolti nel sottosuolo, se questo ha comportato riflessi negativi sulla salute dei cittadini e se acqua e suolo hanno subito contaminazioni: “Speriamo che tutte le analisi, anche epidemiologiche, diano esito negativo. Non vogliamo di certo rovinare l’immagine del nostro territorio, su cui abbiamo investito tutte le nostre risorse, vogliamo anzi tutelarlo. Non esprimiamo alcuna soddisfazione quando una grande fetta di territorio viene sequestrata, ci aspettiamo solo che siano fatte le bonifiche necessarie e ci aspettiamo dalle istituzioni le decisioni giuste per il futuro. Tutti noi osserviamo la massima cautela ma la stessa cautela così deve essere per tutti coloro che si occupano della questione, per evitare pericolosi conflitti”.

Già da uno studio dell’Università di Perugia del 2002, è stato riportato, fu evidenziato un forte inquinamento dei terreni a causa della presenza di piombo, titanio e cromo. Mentre le ultime analisi evidenzierebbero la presenza di manganese, selenio, vanadio e altri nocivi per la salute. I Comitati sorti già negli anni ’80 riuscirono a far abbandonare l’uso del carbone nella centrale e si opposero all’interramento delle ceneri, per il quale non sarebbe chiaro se siano state rispettate le procedure necessarie ad evitare la contaminazione del suolo e delle acque.

Un altro capitolo affrontato riguarda il ruolo svolto dalla società pubblica “Valnestore sviluppo”, che avrebbe ricevuto appositi finanziamenti proprio per l’attività di bonifica dei territori e su cui i componenti del Comitato vorrebbero fosse fatta chiarezza. È stato fine evidenziato che in atti pubblici del 2009 e del 2010 si faceva già riferimento agli interventi di bonifica intorno alla centrale, “a dimostrazione che era conosciuto il problema dell’inquinamento delle aree ed era nota l’esigenza di un intervento”.

GLI INTERVENTI

Al termine dell’incontro il presidente Solinas ha spiegato di essere “molto sensibile ai problemi di salute degli umbri. Abbiamo interesse per quello che verrà scoperto dalle indagini di Asl, Arpa e magistratura. Sono preoccupato dal fatto che possa essere compromesso un territorio importante per l’Umbria a causa di strumentalizzazioni ed esagerazioni dei media. Si dovrà piuttosto verificare se gli atti della Regione Umbria sul ripristino ambientale ci sono ed hanno avuto seguito. Le indagini verificheranno se metalli pesanti, idrocarburi e radioattività delle ceneri possano aver determinato o determinare danni alla salute. L’indagine sanitaria verificherà se c’è un incremento dell’incidenza delle neoplasie su quel territorio. Auspico che tutto ciò dia esito negativo e sono vicino alle famiglie che hanno avuto propri cari malati o morti”.

MARCO SQUARTA (FdI): “Ho chiesto questa audizione e l’attivazione della Terza commissione in seguito alle numerose segnalazioni ricevute dai cittadini. Il compito della politica è di accertare la verità dato che siamo di fronte a persone che vogliono sapere se sotto quelle terre ci sono materiali tossici o pericolosi. Nel caso bisogna procede alla bonifica. L’avvio delle indagini spetta alla magistratura ma la politica non può voltarsi dall’altra parte. Nel 1991 un decreto del presidente della Giunta regionale ha autorizzato lo stoccaggio provvisorio di rifiuti tossici e nocivi (batterie esauste e rifiuti solidi contaminati da pcb) nei pressi della Centrale di Pietraffitta, da parte di Enel. Nel 2002 la Regione ha deciso di affidare quei terreni alla ‘Valnestore sviluppo’, società pubblica a cui viene affidato l’obbligo del ripristino e recupero ambientale dei terreni e delle condizioni di sicurezza entro 18 mesi. Nel 2004 una determinazione dirigenziale della Regione cita un protocollo di intesa del 2001 tra la presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione Umbria, i Comuni di Panicale e Piegaro, Enel, che impegna quest’ultima a cedere i terreni dopo averli bonificati. È dunque necessario verificare cosa ha fatto la ‘Valnestore sviluppo’ e come ha utilizzato i fondi che aveva a disposizione. Da quanto ci è stato riferito servirebbero 50/100mila euro per effettuare uno studio epidemiologico sulla zona: questi fondi devo essere trovati”.

CLAUDIO RICCI (Rp): “Durante l’ultima seduta dell’Assemblea tutti i consiglieri si sono impegnati a chiedere l’attivazione degli organismo preposti alla pubblica incolumità, in modo da procedere alla misurazione verifica dei dati ambientali. Oltre al piano di bonifica bisognerà pensare ad un piano di sviluppo economico e culturale dell’area e ad azioni compensative per il territorio. Servirà anche una richiesta di attenzione da parte del Governo, affinché anche la Valnestore possa beneficiare dei fondi stanziati in altre località per la bonifica e valorizzazione di siti inquinati”.

VALERIO MANCINI (Lega Nord): “Da quello che emerge ci sono i presupposti di danni e reati abbastanza gravi. Il Comitato ha portato oggi informazioni importanti oltre ad aver riportato la questione della salute all’ordine del giorno. La necessità di fondi per fare indagini è un falso problema perché probabilmente certe studi sono stati fatti, anche da strutture della Regione. Dobbiamo incaricare il presidente della Terza commissione di richiedere alla Giunta i dati sui fondi trasferiti alla ‘Valnestore sviluppo’ per effettuare la bonifica e se questa è stata svolta. La stampa regionale sta recuperando il tempo perso e sta contribuendo a riportare questa questione all’ordine del giorno, anche della politica. Un lavoro importante per il quale dobbiamo ringraziare”.

SILVANO ROMETTI (Ser): “Riscontro un atteggiamento consapevole ed equilibrato da parte dei rappresentanti del Comitato. La magistratura sta lavorando, nel frattempo le istituzioni possono svolgere i propri compiti. I giornali stanno enfatizzando la vicenda, anche in modo un po’ distorto. Bisogna fare controlli sui terreni, sulle acque, sui prodotti agricoli. Certo, quando di parla di indagini epidemiologiche con numeri piccoli non sempre si riesce ad avere dati significati. La prima volta che la Regione ha ricevuto indicazione da Arpa per inserire questa area nel piano delle bonifiche è una settimana fa. Le responsabilità sono importanti, soprattutto se bisogna pagare per bonificare”.

EMANUELE FIORINI (Lega nord): “Ho saputo che sono in corso lavori di manutenzione alle fognature nei pressi di Pietrafitta e la terra che è stata asportata non potrà essere rimessa al suo posto perché risulta inquinata. Presenteremo una interrogazione su questo fatto per capire se sono stati fatti tutti i rilievi opportuni”. Sempre Fiorini, con il collega Mancini firma una nota “Siamo allibiti dall’atteggiamento del Partito Democratico sulla vicenda Valnestore. Ormai quasi quotidianamente leggiamo gli interventi del segretario regionale Leonelli che rassicura i cittadini circa le opere di bonifica finora mai attuate e ancora tutte da programmare. Dall’altra parte, invece, leggiamo del Partito Democratico locale che, nonostante l’evidenza dei dati circa l’andamento tumorale della zona e dei fatti ormai acclarati dalle indagini della Procura, minimizza la vicenda bollandola come “sciacallaggio giornalistico”. A questo punto ci interessa capire quale sia la posizione ufficiale del Pd in merito alla questione, considerando poi che proprio il Pd ha governato quei territori negli anni dal dopoguerra ad oggi, cioè nel periodo in cui non solo la centrale di Pietrafitta utilizzava il territorio come propria discarica, ma nel periodo in cui rifiuti di dubbia consistenza provenivano da numerose parti d’Italia. Lo stesso Pd che oggi si diletta in un teatrino di bassa politica, contrapponendo, tramite i suoi rappresentanti, dichiarazioni di natura completamente opposta. Vogliamo sia chiaro il percorso che si intende perseguire da qui in avanti per restituire ai cittadini il territorio che meritano. A tal proposito, in sede di Consiglio Regionale dello scorso martedì, abbiamo ribadito la necessità di riaprire i lavori della Commissione regionale sui rifiuti, provvedere alla mappatura delle aree a rischio e avviare la conseguente stesura di un serio piano di bonifica. In attesa dell’esito delle indagini della Procura, auspichiamo, inoltre, di conoscere le responsabilità sia tecniche che politiche in merito alla vicenda, affinchè chi ha sbagliato paghi”. 

GIACOMO LEONELLI (PD): “Non siamo due parti contrapposte. Non c’è diversità di parti tra il Comitato e i consiglieri regionali. Le determine e i documenti citati servono ad avere maggiore contezza dei fatti ma noi non rappresentiamo un ente sovraordionato che vuole nascondere gli effetti dell’inquinamento del territorio. È necessario capire cosa le istituzioni hanno fatto fa quando il caso è venuto fuori nel marzo scorso e cosa potranno fare. Dall’audizione con Arpa è emerso che la normativa del tempo consentiva azioni ora non più permesse. I rifiuti solidi sepolti nella Valnestore risalirebbero alla metà degli anni ‘80. Da parte nostra c’è piena volontà di non speculare politicamente ma anche di andare fino in fondo, come dimostrano gli impegni che abbiamo messo nero su bianco nel documento firmato ieri da Pd e M5S e votato dall’Assemblea legislativa dell’Umbria”.

CARLA CASCIARI (Pd): “Il problema principale è quello della salute e delle correlazioni tra inquinamento e malattia. Vedremo l’esito delle indagini epidemiologiche, anche se i piccoli numeri possono creare difficoltà nello stabilire correlazione. Bisogna fare attenzione a non strumentalizzare situazioni in cui è in ballo la salute delle persone. Trovo positivo l’approccio del Comitato, anche di fronte ad una indagine e ad un sequestro cautelativo in corso. Dal confronto con Arpa abbiamo visto che sono stati individuati gli ambiti da verificare, tra cui le falde acquifere”.

ANDREA LIBERATI (M5S): “Il Comitato ci chiede un contributo concreto da parte dei consiglieri ed io sono favorevole a che una quota della nostra indennità venga destinata ai carotaggi e alle verifiche ambientali. Stiamo facendo una valanga di accessi agli atti su ‘Valnestore sviluppo’, non appena avremo i dati li renderemo pubblici. Già nel 1985 c’erano dei consiglieri regionali che avanzavano dei dubbi sulla vicenda delle ceneri. Evidentemente l’attività dei giornali è stata un’opera meritoria per riportare l’attenzione su certi argomenti. Ci siamo occupati delle ceneri di Fabro a fine 2015. Poi abbiamo ricevuto molte segnalazioni. E i cronisti hanno avuto la forza e il coraggio di stare sopra a questa storia. Dobbiamo affrontare la questione con coraggio e trasparenza, senza timori di far danno a qualche vecchio amico della politica, magari della Prima repubblica. Dobbiamo convocare i vertici Enel per dirci cosa hanno fatto intorno alla centrale”.

L’onerevole Cipirni (M5S)

“Dopo trent’anni di omertà fatta di silenzi e insabbiamenti, l’Umbria ha scoperto di avere la sua “terra dei fuochi” concentrata nella Valle del Nestore. Ma, la cosa più grave, è che non si tratta solo di questa area poiché si stanno sollevando vasi di Pandora inimmaginabili che, in questi mesi, hanno portato alla scoperta di inquinamenti ambientali diffusi sul territorio. Recentemente, si è attivata anche la Procura della Repubblica di Perugia che ha aperto un’indagine in merito a carico di ignoti con l’ipotesi di reato di disastro ambientale. Il M5S è stato il primo a porre l’attenzione su queste spinose problematiche, al punto tale da sollevare la questione anche in Parlamento con un’interrogazione presentata dalla deputata Tiziana Ciprini ai ministeri dell’Ambiente e della Salute. “I carabinieri del Noe hanno posto i sigilli su un’area di 255 ettari tra i comuni di Panicale e Piegaro e il decreto di sequestro ha raggiunto anche la società Valnestore Sviluppo, la Comunità Montana, il Consorzio Consenergia Green, l’Enel e svariati privati i cui possedimenti ricadono nella zona interessata – afferma Ciprini. Un aspetto non trascurabile è poi quello relativo all’aumento di tumori e altre gravi patologie registratosi negli ultimi anni nella regione Umbria, altamente imputabile alla presenza di sostanze tossiche sul territorio: nella mappa interattiva del Registro tumori umbro di popolazione, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2011, l’area racchiusa tra le frazioni di Pietrafitta, Tavernelle e Piegaro, per i nuovi casi di tumore, si tinge di rosso. Si tratta di un dato – continua Ciprini – la cui incidenza è stata dimostrata da studi scientifici. Carlo Romagnoli, referente dell’associazione internazionale dei medici per l’ambiente dell’Umbria, lo scorso febbraio ha presentato una relazione davanti alla Commissione bicamerale di inchiesta sugli eco-reati, in cui è chiaramente emerso il nesso tra fattori ambientali e patologie. Alla luce di tali fatti, vogliamo sapere quali iniziative intenda il Governo mettere in campo, anche in accordo con le istituzioni locali, per tutelare i cittadini dalle possibili ripercussioni sulla salute, causate dalla contaminazione dei terreni e delle falde acquifere della Valnestore. Inoltre, chiediamo se siano previsti progetti di bonifica, affinché la superficie interessata riacquisti la bellezza originaria e ai residenti venga garantita la sicurezza rispetto alla salubrità del luogo” – conclude Ciprini.

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