“Al centro del nostro cammino quaresimale in preparazione alla Santa Pasqua devono esserci la preghiera, la penitenza, il digiuno, la condivisione delle povertà altrui”. E’ quanto evidenzia a inizio Quaresima l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti nel rivolgersi a tutti i fedeli, in particolar modo agli operatori e volontari delle Caritas parrocchiali. «Il tempo “forte” di Quaresima – aggiunge il presule – ci richiama anche ad essere moderati nel consumo dei cibi e a qualche volontaria rinuncia, soprattutto attenti a spese superflue, che oggi, più che mai, offendono i poveri e le famiglie bisognose di tutto. Il digiuno è anche la fatica di mettere se stessi a disposizione degli altri e spendere un po’ del proprio tempo per servire le necessità dei fr atelli attraverso le varie forme di volontariato. Il cristiano sa come conservare la propria libertà, a non diventare schiavo delle cose e, insieme, avere la possibilità di condividere con i fratelli i frutti delle proprie rinunce». Soffermandosi sulla “carità quaresimale”, mons. Bassetti ricorda che “il digiuno senza carità non è gradito al Signore. Continuo a raccomandarvi di sostenere il “Fondo di solidarietà delle Chiese umbre” per le nostre famiglie in difficoltà”. “Preghiera, penitenza, digiuno, carità – conclude l’arcivescovo – sono i passi per muoversi nel tempo di Quaresima, per vivere questo periodo come liberazione dal peccato e dall’egoismo per aprire la nostra vita alla presenza del Signore con gli occhi fissi sulla croce e la Pasqua di Risurrezione”.
Nel concreto la Caritas diocesana, in vista della Prima Domenica di Quaresima (17 febbraio), propone alcune iniziative che “non sono solo semplicemente solidaristiche o umanitarie – spiega il direttore Daniela Monni –, ma quelle che riescono a portare in questo tempo buio e di grande crisi una speranza per il futuro. Sono iniziative che ci aiutano anche ad educare i giovani ad essere attenti ai più bisognosi, come la tradizionale “Grande raccolta viveri” per le popolazioni delle Ande peruviane”. Quest’iniziativa, promossa con la Pastorale Giovanile e l’Operazione Mato Grosso, coinvolge da anni tantissimi bambini, ragazzi, educatori, catechisti e sacerdoti ed è un buon antidoto alla crisi nell’avere occhi, cuore, mani per chi da sempre soffre la fame”.
La Caritas diocesana è attenta a ciò che sta accadendo in questo inizio di 2013, rilevando nuove povertà ma anche nuove forme di solidarietà attraverso il suo Centro di Ascolto diocesano, dove settimanalmente una quarantina di persone si rivolgono per chiedere un aiuto ma anche per darlo. Sono in aumento le situazioni di povertà causate dal binomio “disoccupazione-malattia”, come si rileva dalle trentacinque domande presentate nell’ultimo mese alla Caritas di Perugia per accedere all’aiuto del “Fondo di solidarietà”.
Un impegno quaresimale della Caritas perugina è il “censimento” di tutte le iniziative socio-caritative che vengono portate avanti dalle singole parrocchie che rientrino nell’animazione della carità. “Attraverso questa rilevazione – commenta il direttore della Caritas – si andrà a fotografare quelle iniziative “istituzionali”, ma ci sono tante altri segni di carità diffusa e spontanea, di cui veniamo a conoscenza in parrocchia e al Centro di Ascolto diocesano. Penso alla famiglia benefattrice che ha messo gratuitamente a disposizione della nostra Caritas quattro appartamenti in Perugia (già assegnati a famiglie e singole persone con sfratto in corso), o all’imprenditore che ha chiuso a fine anno la sua attività commerciale donandoci i prodotti invenduti. In questi ultimi mesi sono sempre più i ristoranti e le tavole calde, come anche le macellerie, i bar, le panetterie, che a fine giornata donano i prodotti invenduti a famiglie in difficoltà attraverso la rete delle Caritas parrocchiali o direttamente. Tutto questo avviene perché sono in costante aumento le richieste di aiuti di generi alimentari”. Infine, «è recentissima la notizia di alcune mamme – racconta sempre il direttore della Caritas – che, non lavorando o che hanno perso il lavoro, si sono rese disponibili nel pomeriggio per svolgere attività di “aiuto compiti” presso una scuola elementare. Sono tanti piccoli gesti – conclude Daniela Monni – che in questo momento assai problematico accendono speranza. Se qualche anno fa il benessere ci divideva, oggi la necessità ci richiama alla condivisione e alla solidarietà”. Ha scritto nei giorni scorsi un padre della nostra comunità diocesana: “ho la sensazione di vivere un black out post bellico. Sarà il grigiore del tempo o il silenzio cerebrale che mi circonda. Mi consola comunque e mi dà la forza di non mollare tutto il calore e il sorriso di chi mi vuole bene”.