Angeli presidente del Consiglio comunale, ma nella maggioranza di centrosinistra restano tre dissidenti - Tuttoggi.info

Angeli presidente del Consiglio comunale, ma nella maggioranza di centrosinistra restano tre dissidenti

Redazione

Angeli presidente del Consiglio comunale, ma nella maggioranza di centrosinistra restano tre dissidenti

Mer, 09/01/2013 - 18:33

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Claudio Bianchini
Da un Consiglio comunale che è ‘saltato’ per ben 14 volte in meno di quattro anni di legislatura, ci si può aspettare davvero di tutto: e infatti ieri sera – o forse sarebbe meglio dire ieri notte – è veramente successo di tutto.
Situazione già paradossale
Innanzitutto, piccolo passo indietro per inquadrare meglio la situazione: la seduta di ieri è stata preceduta da un Consiglio comunale convocato lo scorso 3 gennaio, che aveva all’ordine del giorno un solo punto, ovvero sia l’elezione dello stesso presidente. Un consiglio richiesto dalle forze di opposizione – a norma di statuto hanno i numeri per farlo – e indetto dal vicepresidente vicario Francesco Maria Mancia, esponente del Popolo della Libertà. Un seduta fatta ‘saltare’ dal Partito Democratico (ad eccezione di Silvia Stancati che è rimasta sul suo scranno) e dal capogruppo di Rifondazione Comunista, usciti dall’aula per far mancare il numero legale. Fermi al loro posto rimasero anche i due consiglieri di Sinistra Ecologia e Libertà. Quindi: la minoranza – col ‘presidente provvisorio’ di minoranza – convoca un Consiglio comunale, e la maggioranza (cosa più unica che rara) non garantisce il numero legale per lo svolgimento. Un'inversione dei ruoli eclatante. Come se non bastasse, ci scappa pure la gaffe istituzionale: quella seduta sarebbe potuta non iniziare affatto, ma in quel modo – seppur breve – è stata considerata valida, di conseguenza per rimediare, i consiglieri piddini hanno promesso di devolvere in beneficenza i relativi gettoni di presenza.
Quattro estenuanti votazioni
Per arrivare all’elezione di Graziano Angeli come nuovo presidente del Consiglio comunale sono state necessarie quattro votazioni. Basti pensare che la maggioranza – compreso il sindaco – può contare ben 20 voti a disposizione su 31. Per dirla tutta, occorre comunque ricordare che per eleggere il predecessore Sergio Gentili, ci vollero ben 14 votazioni e due giorni di lavori. Nella prima votazione di ieri Angeli ha preso 14 voti – due in meno della soglia minima necessaria – ma sei in meno di quelli previsti secondo gli accordi di coalizione. Qualche ‘alleato’ ha infatti votato Franquillo, poi ci sono state quattro schede bianche ed una nulla. Al secondo scrutinio Angeli è salito a 15 preferenze, con una scheda poi annullata perché avrebbe presentato ‘segni di riconoscimento’ e con quattro ‘franchi tiratori’ che hanno deposto schede bianche. Dopo oltre mezz’ora di accese polemiche, anche il parere del Segretario comunale confermava l’annullamento della scheda decisiva per Angeli. Si è così deciso di procedere alla terza votazione, costringendo tutti a saltare la cena. Esito: ancora 15 voti per Angeli, un voto per Belmonte, una scheda bianca e due nulle, poi un’altra definita ‘clamorosamente non valida’ annullata ad Angeli, e siamo a quota 20, la fetta relativa al centrosinistra.
Il caso dei 'pallini sbaffati'
Per evitare i trucchi da prima repubblica, quando per rendere identificabile il voto bastava scrivere il nominativo con alcuni ‘trucchetti’ (tipo “Graziano A.” o “Angeli Graziano” o magari “G. Angeli”) e rendere segrete le votazioni – su indicazione delle minoranze – sono state utilizzate delle particolari schede con tutti i nomi dei consiglieri già scritti, accanto ai quali è stato segnato un piccolo cerchietto. Né nominativi né crocette identificabili quindi, bastava soltanto annerire il pallino. Facile no? Ma proprio su questi ‘pallini’ si sono consumati feroci scontri, momenti di tensione e persino estenuanti contestazioni. Sono bastate piccole sbaffature – sia nella prima che nella seconda votazione – per annullare la tanto agognata ‘sedicesima scheda pro Angeli'. Nel gioco delle parti ci può stare anche ‘lo show’ ma ieri le ‘liti sul pallino’ si sono davvero trasformate e sono degenerate in uno spettacolo tragicomico. Quando poi, era evidente – come si è confermato – che quelle ‘sbaffature’ erano tutt’altro che accidentali, anzi erano decisamente volute e premeditate.
La sparata socialista
E’ passata da tempo l’ora di cena quando, dopo la terza votazione beffa, prende la parola il consigliere socialista Emiliano Belmonte, accusando il Partito Democratico di non avere i numeri per procedere all’elezione di un presidente del Consiglio comunale espressione della maggioranza. Belmonte chiede anche chiarimenti al sindaco Mismetti e alza ancora – pericolosamente – il tiro: si autocandida alla presidenza, come espressione della seconda forza del centrosinistra e chiede apertamente il sostegno delle forze di opposizione. Non solo, aggiunge una promessa/provocazione: quella di donare gli interi compensi ad associazioni con finalità culturali, sociali e assistenzialistiche.
Lo sconcerto del PD
Il capogruppo del Partito Democratico, Giovanni Patriarchi, replica a stretto giro al collega socialista, e lo avvisa: ‘sono dichiarazioni inaccettabili e scorrette per chi vuol restare nella maggioranza’. Chiarissimo l’altolà, un cartellino giallo che ha tanto il sapore dell’ultimatum.
L’appoggio del PDL
Coglie la palla al balzo Riccardo Meloni, capogruppo del Popolo della Libertà, che si dichiara interessato a valutare la candidatura di Belmonte e al tempo stesso 'prende atto' delle due proposte messe sul tavolo dalla maggioranza, che in questo modo – rileva – si spacca clamorosamente ed ufficialmente.
Chieste le dimissioni del sindaco
In questa fase Daniele Mantucci – leader del centrodestra folignate – coglie il momento giusto per affondare il coltello nella piaga. Il centrosinistra presta il fianco e zac: “il sindaco prenda atto che in Consiglio comunale non esiste più una maggioranza, e non avendo una maggioranza sulla quale contare, la giunta non è in grado di operare, pertanto – attacca Mantucci – la invito a rassegnare le dimissioni”.
La Filipponi: “farsa grottesca”
Stefania Filipponi si ‘gode’ lo spettacolo di quello che definisce un ‘teatrino della politica’. La capogruppo della lista civica di minoranza ‘Impegno Civile’ non aveva mai preso a parte alle votazioni, ma dichiara: ‘ho fatto bene a non partecipare a questa farsa, oggi la seconda forza della coalizione di sfila e la maggioranza di fatto non esiste più”.
Conclave con Mismetti
La richiesta di ‘dieci minuti di sospensione’ si trasforma in una sorta di conclave di ben oltre mezzora con il sindaco Nando Mismetti. Una reprimenda che ha prodotto i suoi effetti, dato che al ritorno in aula la fumata bianca c’è stata, seppure di misura. Mismetti non ci sta più a farsi consumare sulla graticola e batte i pugni: alla fine i ranghi sono serrati, seppure qualche ‘franco tiratore’ riesce a scappare.

Angeli vince di misura

Usciti dal vertice, si torna alle urne. Quarta votazione: Graziano Angeli ottiene – finalmente – 17 preferenze, non sono le famose 20 che dovrebbe avere sulla carta, ma posson bastare. Ormai il dado è tratto, la partita è salva e Angeli si può accomodare sulla poltrona più alta.
Vittoria, ma con tre dissidenti
Dopo ore e ore di seduta, dibattiti, contestazioni, votazioni e richiami del sindaco, restano ancora ben tre dissidenti tra gli scranni del centrosinistra. La vittoria c’è stata ma c’è ben poco da festeggiare: la coalizione ne esce con le ossa rotte e per giunta si tratta di puro e pubblico ‘autolesionismo’.
Undici voti per Belmonte
Il socialista Belmonte raggranella undici voti (uno poi sarà annullato) col sostegno pieno del centrodestra, che evidenzia così la spaccatura della coalizione Mismetti. E’ tarda notte e tutti sono stremati, non c’è nemmeno voglia di infierire più di tanto, visti anche i clamorosi autogol della maggioranza.
PSI, il giallo dell’espulsione
A un certo punto era cominciata a circolare la voce di un’espulsione – via telefonica – di Emiliano Belmonte dal Partito Socialista, ma a smentire tutto è il diretto interessato, che però ammette di aver fatto tutto di testa sua, senza avvertire né il segretario politico né il vicesindaco Massimiliano Romagnoli, che – secondo i bene informati – non avrebbe affatto gradito l’incidente diplomatico.
Angeli: ‘ho pensato di lasciare’
Alla fine è andata meglio della volta precedente, stavolta – dopotutto – ‘sono bastate’ quattro votazioni e si è chiuso tutto entro la mezzanotte: così, giusto per sdrammatizzare la situazine. Eppure, come confessa lo stesso Angeli: ‘a un certo punto ero pronto a fare un passo indietro, ma mi hanno chiesto di andare avanti per seguire la linea politica indicata dalla coalizione’. In fin dei conti è stato il consigliere comunale più votato all’indomani delle elezioni, e non a caso spettò proprio a lui dirigere le operazioni d'insediamento e quelle di elezione di Gentili. Sedendosi prima di lui su quella poltrona, che ora torna ad occupare.


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