In una cava di Poreta sta sorgendo un impianto di riciclo di inerti che sarà attivo h24, insorgono i cittadini e si muove anche la politica
A poche centinaia di metri dal borgo di Poreta, castello medievale tra gli ulivi alle porte di Spoleto, sta nascendo un impianto “tritura-macerie”. I lavori fervono e dal cartello del cantiere l’impianto dovrebbe entrare in funzione quest’estate. L’intero paese, però, si sta allarmando: la quiete del piccolo borgo presto sarà interrotta dalla trituratrice in funzione – da progetto – 24 ore su 24.
Rumore, polveri, viavai continuo di mezzi pesanti: queste le preoccupazioni che hanno spinto i residenti ed i titolari dei vari agriturismi presenti a due passi dall’impianto a costituirsi in comitato, dando vita ad una petizione (circa 800 le firme raggiunte in quella online, ma ce n’è anche una cartacea) ed ora ipotizzando un’azione legale.
Ufficialmente tutto è in regola, con il progetto approvato da mesi, opere di mitigazione dell’impatto ambientale ed acustico. Ma la questione sta allarmando anche la politica, visto che il “tritura-macerie” sorgerà proprio al confine della fascia olivata Spoleto – Assisi, a due passi dalle case e da strutture ricettive, accanto ad una grande tartufaia nell’ambito del progetto Truffleland, a metà tra un’area compromessa e appunto un antico borgo circondato dagli ulivi.
Il problema riguarda proprio la vocazione mai ben definita dell’area: da una parte c’è il “gioiellino” di Poreta, oggetto anche di un programma di interventi di riqualificazione da parte del Comune, inserito all’interno della fascia olivata che si vuole candidare a patrimonio Unesco; dall’altra, tra il cimitero di San Giacomo ed il cartello che segnala l’inizio del paese di Poreta, una serie di cave, per lo più dismesse.
Dall’alto – come si nota dalle immagini satellitari – si vedono enormi chiazze bianche, tra cui la nota zona del cosiddetto “ipposcandalo“, l’ippodromo mai realizzato che sarebbe dovuto sorgere su un terreno della Regione Umbria. Ed in arrivo, all’interno di un’altra cava, ci sarebbe anche un grande impianto fotovoltaico (si parla di quasi 5 ettari di pannelli solari).
La cava più prossima al paese è quella cosiddetta “eredi Marcucci”. Ferma per anni, è qui che ora si sta realizzando l’impianto tritura-macerie.
Il progetto è stato illustrato un paio di settimane fa dai tecnici dell’azienda al comitato di cittadini, durante un incontro che ha visto anche la presenza del sindaco Andrea Sisti. Da una parte ci saranno macchinari destinati al riciclo di inerti, dall’altra si riempirà la cava esistente con il materiale non riciclabile. Ad occuparsene sarà un’azienda del settore, di Rimini, a cui i proprietari locali hanno di recente venduto l’area. Un’attività che – visti anche i numerosi interventi di ricostruzione post sisma in Valnerina ed a Spoleto – colmerà delle carenze esistenti attualmente in questo ambito. Ma ovviamente si tratta di un impianto rumoroso e che solleverà polveri, considerando anche che è stata annunciata un’attività h24. I tecnici presenti all’incontro, poi, hanno evidenziato i benefici che ci sarebbero per il territorio, con appunto la cava esistente che sarà risanata. Inoltre il progetto prevede opere di mitigazione dell’inquinamento acustico, attraverso alberature e quant’altro necessario. Questioni che però non hanno convinto per niente i cittadini.
Dal punto di vista legale, insomma, sarebbe tutto in regola. Anche perché per la realizzazione dell’impianto non è stato necessario chiedere alla Regione nessuna nuova valutazione di impatto ambientale. La cava ex Marcucci è infatti già autorizzata fino al 2028 e le attività previste all’interno rientrano tutte in quelle già ammissibili con le autorizzazioni in essere. Per dare il via ai lavori è stato necessario soltanto richiedere il permesso a costruire, rilasciato dal Comune di Spoleto alla fine del 2021. Ma i cittadini sono molto preoccupati per l’impatto che i macchinari di riciclaggio degli inerti avranno, per il rumore continuo, ma anche per il continuo viavai di mezzi pesanti che si prospetta e pure per il possibile inquinamento delle falde acquifere. Anche le attività di mitigazione dei disagi, per quanto nel rispetto delle prescrizioni delle norme, rischiano di essere insufficienti, almeno inizialmente. Gli alberi che saranno piantati, infatti, ci metteranno anni a crescere e a fare da “barriera”. Considerando poi che nelle vicinanze ci sono diverse strutture ricettive, apprezzate proprio per la quiete dell’area in cui sorgono, almeno finora. Per questo nell’ultima riunione del comitato si è deciso comunque di dare mandato ad un legale per cercare di fermare l’impianto magari scovando qualche cavillo burocratico.
Come detto, anche la politica si sta muovendo. Il sindaco Sisti – che tra l’altro conosce bene le questioni inerenti all’area pure per la sua attività professionale – durante l’incontro pubblico a Poreta ha cercato di mediare tra le varie posizioni. Ed ha poi affrontato la questione nell’ultima seduta del consiglio comunale, rispondendo alle sollecitazioni di diversi consiglieri comunali di opposizione. Prima Maria Elena Bececco (Spoleto Futura), che ha reso nota la petizione in essere, chiedendo chiarimenti. Quindi Gianmarco Profili (Alleanza Civica), che ha ricordato i problemi dell’area, compresa quella del mai nato ippodromo, ma ha anche spiegato che nella stessa zona dovrebbe sorgere un grande impianto fotovoltaico, all’interno di un altro sito compromesso, ed ha chiesto di affrontare la questione in conferenza dei capigruppo o in commissione. Richiesta a cui si è accodato Paolo Piccioni (Insieme per Spoleto) che ha osservato come l’intervento nella cava ex Marcucci è stato autorizzato a novembre 2021 ma in consiglio comunale non se ne è mai parlato e si è iniziato a farlo solo ora che sono iniziati i lavori.
“L’area di Poreta è da tempo interessata da attività estrattive, in parte abbandonate” ha ricordato il sindaco Andrea Sisti, annunciando anche che la Regione Umbria ha inserito quella in cui doveva sorgere l‘ippodromo tra le cave da riambientare “con una dotazione di 600mila euro, su cui non abbiamo ancora preso nessuna decisione”. In merito al progetto nella cava eredi Marcucci, il sindaco ha confermato che il permesso a costruire è stato rilasciato a seguito di una conferenza dei servizi a novembre 2021 e che ora che i lavori sono iniziati la popolazione ne ha preso coscienza “e quindi c’è stata una giusta preoccupazione”. “Io ho dato la massima disponibilità per vedere tutta questa situazione” ha spiegato, confermando di aver incontrato la popolazione, e dando la sua disponibilità a valutare la questione in commissione o conferenza dei capigruppo, anche per dare migliori risposte ai cittadini su ciò che sta avvenendo. Ma Sisti ha anche evidenziato come qualsiasi tipo di azione da effettuare o meno nell’area comporterebbe dei problemi, cioè sia lasciare la situazione immutata, sia puntare al riambientamento della cava ha delle conseguenze. “E’ una situazione – ha aggiunto – che comunque va presa in mano e va studiata la miglior soluzione che deve andare a riqualificare quell’area, che comunque non è inserita nell’area olivata, che è ai bordi. Dall’alto, se uno passeggia, è evidente che oggi vede dei crateri. Un domani uno non deve più vedere dei crateri ma delle situazioni migliorate“.
“Per quanto riguarda invece i pannelli fotovoltaici previsti in ex cava Brocanello, c’è una conferenza dei servizi in atto, istituita dalla Regione, a cui noi abbiamo dato parere parzialmente positivo, perché lì si è formata una cenosi boschiva” ha detto ancora.