Condannato per aver rilasciato il certificato medico ad Andrea Zampi. La Corte d’appello di Perugia ieri ha emesso il verdetto: un anno di reclusione per il medico che rilasciando il documento con cui Zampi ottenne il porto d’armi ad uso sportivo, di fatto rese possibile l’acquisto della pistola che uccise Daniela Crispolti e Mrgherita Peccati il 6 marzo del 2013 negli uffici della Regione.
L’uomo gravato da problemi psichici entró nel palazzo della Regione al Broletto e fece fuoco uccidendo le due impiegate. L’ imprenditore tessile, convinto di doversi vendicare per quella che riteneva una “persecuzione”, dopo aver messo in atto il suo folle piano, si suicidò. La Procura aveva dunque aperto un fascicolo per indagare se ci fossero responsabilità terze nel riconoscimento a Zampi del porto d’armi per poi accusare quattro persone di ‘concorso colposo in omicidio doloso’. Ad aprile 2015 per due di loro era arrivato il proscioglimento da parte del gup Semeraro, ‘perché il fatto non sussiste’.
La Corte suprema ha poi deciso di annullare quella sentenza e di far celebrare un nuovo processo. Per gli altri due imputati, il medico di base dell’autore della strage che rilasciò il certificato medico e una funzionaria della Questura, che furono giudicati con rito abbreviato e assolti dal gup, il processo d’appello si è svolto ieri.
L’avvocato di Sabatini, Franco Libori, annuncia già il ricorso in Cassazione, mentre a novembre torneranno in aula il dirigente della questura e il funzionario amministrativo che lo stesso Gup aveva prosciolto. Questo perchè la Quarta sezione penale della Corte di Cassazione, in esito al ricorso del pm Massimo Casucci, ha annullato con rinvio la sentenza.
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