Bisogna riconoscere, con una certa soddisfazione, che la volontà di disorientare il proprio pubblico, il Festival dei Due Mondi non l’ha persa. Tra le pieghe dei programmi si trova sempre qualcosa che ha il crisma della diversità, che confonde gli schemi o provoca reazioni anche violente. Ricordiamo quando a Spoleto53, andò in scena al Caio Melisso, Descendents of the Eunuch Admiral e a metà della rappresentazione più di un terzo della platea si svuotò, e nemmeno tanto elegantemente, tanto era difficile e provocatoria la piece giapponese, tutta in lingua originale e con l’uso di marionette recitanti.
Quando si parla invece di Opera, seppure consci del fatto che si tratti di musica contemporanea, riesce davvero difficile uscire dal canone di una partitura per voci e orchestra e magari anche coro, con scene e costumi. La prevalenza della “stranezza” dovrebbe riferirsi principalmente alla partitura musicale.
Nel caso di L’Amor che move il sole e l’altre stelle, andata in scena per la prima ieri, 1 luglio al Teatro San Nicolò,si è trattato della novità di una Video Opera.
La curiosità dunque era molta. E’ già abbastanza difficile collimare voci, orchestra e movimenti scenici, figuriamoci l’aggiunta delle immagini video.
Si legge nel programma di sala: “La nuova composizione – definita Video Opera – commissionata da Ravenna Festival ad Adriano Guarnieri e che ha debuttato a Ravenna il 5 giugno 2015, è un “viaggio” che si nutre del valore universale dell’opera dantesca e che intende evidenziarne tutta l’inesauribile modernità e l’attualità vivificante: in poche parole la sua contemporaneità. Ed è proprio un Dante “contemporaneo” quello che spira nella partitura di Guarnieri che con questo suo nuovo lavoro completa il trittico che, partito nel 2007 con l’Apocalisse trasfusa in Pietra di diaspro e proseguito nel 2010 in Tenebrae, approda ora alla luce abbacinante del Paradiso. Un “racconto” articolato lungo le 14 sezioni di una partitura che accosta frammenti del Paradiso appropriandosi della forza evocativa della parola dantesca, del suo stesso suono. Un racconto percorso da un filo rosso che collega, come ci dice Guarnieri, “i temi della luce, dell’infinito, dell’amore terreno, fisico, traslato poi metafisicamente nelle visioni di Beatrice e della Vergine; e temi che ci riconducono al moto delle sfere e degli universi. In un intreccio di simbologie, anche teologiche che si incarnano in linee melodiche, polifoniche, corali, strumentali, e simulano fisicamente e spazialmente quell’armonia delle sfere insita nella struttura della Divina Commedia”.
La regia della Video Opera è affidata a Cristina Mazzavillani Muti, moglie del M° Riccardo Muti ed essa stessa donna di teatro. La Mazzavillani Muti è l’anima del Ravenna Festival e la collaborazione con il Festival dei Due Mondi è foriera di novità interessanti.
Come inizio, L’Amor che move il sole e l’altre stelle, è già un primo passo di spessore della Mazzavillani Muti, diremmo visionario.
Il colpo d’occhio all’apertura di sipario è notevole. Una sorta di antro magico, dove le voci dei cantanti diventano il vertice emerso di propaggini misteriose, quasi fossero tanti piccoli vulcani da cui far uscire un magma ribollente, sinonimo di creazione. Un doppio schermo (uno al boccascena ed uno come fondale) su cui scorrono in perfetto sincrono una serie di immagini coordinate con la partitura e le luci disegnate magnificamente da Vincent Longuemare. Un enorme lavoro di produzione e coordinamento che lascia a bocca aperta per la perfezione esecutiva.
L’Orchestra è posizionata in una sala attigua al teatro San Nicolò, mentre il Direttore d’Orchestra, Pietro Borgonovo, è invece in platea, collegato con una telecamera che trasmette la sua direzione agli orchestrali. Ciò che si sente a teatro però è talmente ben riprodotto che si ha l’idea di una orchestra posizionata appena dietro alla scena. Anche in questo caso un grande lavoro di fonica che proprio al Teatro San Nicolò, da sempre martoriato da una acustica deplorevole, mette nella migliore delle condizioni di ascolto il pubblico in sala.
Un piccolo appunto forse, al volume di suono dell’Orchestra a tratti sovrastante quello delle voci che in alcuni punti sembravano forzare.
Per quanto riguarda invece la partitura operistica, anche i meno smaliziati in musica contemporanea tra il pubblico hanno apprezzato invece il respiro della scrittura di Adriano Guarnieri che si è preoccupato forse più di come non essere invasivo in una eventuale rappresentazione scenica che della riuscita della sola esecuzione musicale. Si potrebbe tranquillamente dire che la musica senza il contesto delle luci e delle immagini proiettate sarebbe stata indirizzata solo agli addetti ai lavori, perdendo parte della sua profondità.
Menzione d’obbligo per gli artefici di Tempo Reale, centro di ricerca produzione e didattica musicale, fondato da Luciano Berio nel 1987. Il loro lavoro di regia del suono e live electronics è stato decisivo per la riuscita della Video Opera.
Indubbiamente la proposta del Festival susciterà pareri discordi, ma non si può dimenticare come la produzione di musica contemporanea in Italia, oltre ad avere una lunga storia creativa, sia anche molto apprezzata in tutto il mondo. E’ proprio la mancata diffusione del fenomeno che fa diventare la “contemporaneità” in arte musicale qualcosa di alieno rispetto alla tradizione operistica. Né vale la scontata obiezione di sempre a Spoleto, che certa musica “non è da Festival”. Ricordiamo che il Festival dei Due Mondi alla fine dei giochi è un contenitore e come tale va riempito. Si può discettare pensosamente su tutto ma non che ci sia qualcosa che a priori al Festival non va proposto. Era proprio questa la forza propulsiva che disorientava il pubblico negli anni dello splendore menottiano, ed è questo che può e deve proseguire, fin che sarà, nell’era Ferrara. Per la cronaca il pubblico, anche se non del tutto concorde nel giudizio, ha applaudito generosamente.
L’Amor che move il sole e l’altre stelle
video opera di Adriano Guarnieri
per tre voci soliste, quintetto vocale, coro, ensemble strumentale, sette trombe e live electronics
direttore Pietro Borgonovo
regia di Cristina Mazzavillani Muti
set e visual design Ezio Antonelli
regia del suono e live electronics Tempo Reale
(Francesco Canavese, Francesco Giomi, Damiano Meacci)
light designer Vincent Longuemare
video programmer Davide Broccoli
solisti
Sonia Visentin soprano
Claudia Pavone soprano
Carlo Vistoli controtenore
quintetto vocale
Bianca Tognocchi soprano primo
Antonella Carpenito soprano secondo
Annalisa Ferrarini contralto primo
Valentina Vanini contralto secondo
Jacopo Facchini controtenore
mdi ensemble
7 trombe
Fabio Cudiz, Luigi Daniele Cantafio, Alberto Condina, Giuseppe Iacobucci, Luca Vallauri, Luca Piazzi, Dario Folisi
coro
soprani primi Federica Livi, Samantha Pagnini
soprani secondi Martina Bonanzi, Laura Palma
contralti Elisa Bonazzi, Linda Dugheria
tenori Alessandro Tronconi, Sergio Martella
bassi Giovanni Augelli, Decio Biavati
maestro preparatore, maestro alle luci e alle video proiezioni Davide Cavalli
assistente alla regia e direzione scenica Maria Grazia Martelli
responsabile allestimento Roberto Mazzavillani
capo macchinista Francesco Orefice
capo elettricista Uria Comandini
maestro collaboratore video programmer Silvia Gentilini
produzione grafica e video set e visual design Unità C1:
fotografie Federica Caraboni
riprese video Matteo Semprini
realizzazione grafica e video Roberto Santoro
assistente costumista Margherita Savorani
realizzazione scene e costumi Laboratorio del Teatro Alighieri
commissione di Ravenna Festival
coproduzione con Festival dei Due Mondi di Spoleto
Riproduzione riservata
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)