di Marco Bazzoni, Stefano Corradino, Giuseppe Giulietti, Elisabetta Reguitti (*)
Vorremmo rivolgere un appello al mondo dell'informazione: non chiamate più le morti sul lavoro con il termine “morti bianche” e “tragiche fatalità”. Sono due termini che ci offendono, e offendono in particolar modo i familiari e la memoria dei morti sul lavoro. Queste morti non sono mai dovute al fato o al destino cieco e beffardo, ma solo al fatto che, in molti luoghi di lavoro, non vengono rispettate neanche le minime norme per la sicurezza. Queste non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti, ma sono morti sporche, anzi sporchissime! In queste morti c'è sempre un responsabile, a volte più di uno. E' anche partendo dal linguaggio che si combatte una battaglia di prevenzione e per la sicurezza. E chiediamo ai mezzi di comunicazione anche di tornare ad accendere i riflettori su questo bollettino di guerra quotidiano. Affinchè il tragico contatore dei morti, degli infortunati, degli invalidi, si possa finalmente arrestare.
(*) Primi firmatari dell'appello