Cominciano a trapelare le prime intercettazioni a disposizione dei magistrati che ieri mattina hanno dato il via libera all’operazione Brushwood (boscaglia) che ha portato all’arresto dei cinque giovani spoletini accusati di essersi organizzati in associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico. I carabinieri dei Ros e quelli della compagnia di Spoleto li tenevano d’occhio da tempo, anche con l’ausilio di cimici e gps sistemati nelle loro autovetture. I primi stralci dell’inchiesta li ha anticipati il corrispondente del Corriere della Sera Giovanni Bianconi. Sarebbero i cinque spoletini, a vario titolo, gli autori delle scritte sui muri contro Brunini o di quelle in cui si esaltava il gesto dell’ottuagenario Tersilio Corinti (il pensionato che accoltellò il primo cittadino poco più di un anno fa), un paio di incendi ai quadri elettrici di altrettanti cantieri edili fino alla lettera di minacce inviata alla presidente Lorenzetti.
“Che scrivo?” dice uno dei cinque indagati. In sottofondo il rumore di una bomboletta di spray. “Scrivi ‘Uno di noi’” risponde una seconda voce maschile. Il giorno dopo comparve la scritta “Tersilio, uno di noi”. Era il mese di maggio 2007. ancora un’altra scritta, ancora una volta contro il primo cittadino della città del festival. “Fa una cosa al volo….un ‘Brunini crepa’….faccio il giro della piazza”. Detto fatto, anche se la scritta sarà diversa, non senza egual orgoglio dell’autore “eccola….’brucia grasso di merda’”.
Anche il cantiere della mobilità alternativa della Posterna sarebbe stato nelle mire del gruppo anarchico. Ma un passante li avrebbe notati chiamando il 113 e facendo fuggire il gruppetto. Il giorno dopo però c’era una nuova scritta “Spoleto non si sventra”. Uno degli autori si era premurato di avvisare la propria madre “stai tranquilla ci vediamo domani a pranzo, ieri ci siamo addormentati guardando un film”. Il complice invece ha telefonato ad una amica (la studentessa di Firenze che risulta indagata dalla procura di Perugia?) “stanotte non ho dormito nulla…..è stato tutto complicato…..semo sbucati all’Api!”. Se i gesti che vengono addebitati ai cinque escludono che possa trattarsi di ‘ragazzate’, sono certi commenti intercettati dagli inquirenti che li mostrano come dei ragazzini convinti delle loro idee. Così alla manifestazione a L’Aquila contro il 41bis dicono di esser soddisfatti, che è stata un’esperienza “positiva perché la gente ci batteva le mani”. Oppure sulla vicenda dei lavavetri di Firenze “cò la scusa che so de sinistra fanno quel cazzo che je pare. Allora è meglio…de destra a ‘sto punto, almeno fa opposizione”.
Gli inquirenti evidenziano che la minaccia di innalzare lo scontro è più che reale, come dimostra la lettera alla Lorenzetti. E poi c’è il collegamento alla FAI, la Federazione delle azioni ‘fai da te’ che in giro per l’Italia ha provocato azioni e attentati, anche se per la verità sono stati ben più pericolosi di quelli addebitati ai cinque spoletini.
E’ sicuramente sulla base di queste prime intercettazioni che i senatori Brutti e Ferrante hanno poco fa diramato un omunicato in cui da una parte ribadiscono la “piena fiducia ai magistrati nell’indagine contro gli anarco-insurrezionalisti”, dall’altra invitano a “non sbattere il mostro in prima pagina, prima di aver fatto chiarezza sulle reali intenzioni e possibilità dei cinque arrestati che potrebbero avere come principale colpa quella di essere un gruppo di perditempo più imbecilli che veramente pericolosi”. “Le minacce e gli atti intimidatori verso i rappresentanti delle istituzioni umbre – hanno aggiunto i due Senatori dell’Unione – sono state gravi e sicuramente da non sottovalutare. Per questo è necessario intervenire ed approfondire l’inchiesta, affinché si giunga a conclusioni certe, rispettose dei diritti di tutti, anche a quelli degli indagati, che restituiscano sicurezza e tranquillità ai cittadini umbri”.