di Ettore Magrini (*)
Dopo l’approvazione della DGR 84 del febbraio 2007, che – nonostante l’ampia documentazione scientifica sui problemi di costo, efficacia e sicurezza della vaccinazione contro il papilloma virus – la includeva tra quelle da erogare a carico del SSR, almeno due avvenimenti avrebbero dovuto indurre al ripensamento la Regione:
– il parere dell’autorevole Istituto Mario Negri di Milano (leggi sul retro), divulgato a fine marzo, che sintetizzando la consistente mole di dati scientifici sul tema conclude che, per quanto promettente, la vaccinazione contro il virus HPV non è una priorità per la sanità pubblica italiana;
– l’inclusione del Cervarix tra le specialità medicinali che hanno portato il giudice Guariniello di Torino prima ad indagare sulla disinvoltura con cui l’AIFA ne approvava l’immissione in commercio e poi ad ottenere, a giugno, il completo ricambio dei vertici dell’Agenzia, a testimonianza delle enormi pressioni che ruotano intorno a questi nuovi vaccini.
Invece niente!! La gara è stata espletata, i soldi impegnati, il vaccino è lì e allora… si vaccina!!
Dato che la vaccinazione avrebbe un costo stimato di 60 ml di € per l’intero Paese, a quasi un milione di € annui ammonterebbe il contributo del SSR alla multinazionale che produce il vaccino, per non parlare di quanto rende (circa 600€ per le tre dosi) la vaccinazione nelle donne in età fertile, offerta in modo selvaggio da più aree professionali senza una corretta informazione da parte pubblica sui reali rischi e benefici.
Perché dobbiamo esporre le dodicenni umbre ad una vaccinazione i cui effetti a lungo termine non sono noti, per non parlare dei problemi che esistono per le donne in età fertile?
Inoltre il Ministro Sacconi ha annunciato di non voler confermare il recente decreto dell’ex Ministra Turco sui Livelli Essenziali di Assistenza e, con esso, la copertura finanziaria anche al vaccino HPV.
Sottrarremo soldi ad altre attività efficaci pur di continuare a vaccinare? Quante altre cose importanti che oggi non si fanno, si potrebbero fare con quel milione di €? Ad esempio: potenziare le attività di educazione sessuale all’interno dei consultori, potenziare lo screening per il cancro della cervice uterina con nuovo personale ostetrico, potenziare le attività di prevenzione nei luoghi di lavoro (se il trend viene confermato questo anno potremmo avere addirittura un nuovo record di morti sul lavoro in Umbria!), potenziare la prevenzione ambientale (il Tevere è una fogna a cielo aperto!), dare dignità contrattuale agli sfruttati “affittati” dalle agenzie interinali alla Sanità …
Pertanto è necessario prendere posizione su questa scelta sbagliata nel merito e ancor più nel metodo, perché
– trasforma la politica sanitaria in “politica di servizio” agli interessi di privati;
– calpesta il principio di precauzione;
– allinea la nostra sanità pubblica con quella di paesi la cui popolazione, nella piena disinformazione, viene arruolata suo malgrado, per sperimentare nuovi farmaci.
(*) Coordinamento Regionale RdB-CUB