E’ il vaccine day, il giorno della speranza per tutta l’Europa che ha deciso di rimettere insieme gli orologi questa mattina
E’ il vaccine day, il giorno della speranza per tutta l’Europa che ha deciso di rimettere insieme gli orologi questa mattina per procedere con le somministrazioni dei primi vaccini realizzati dalla Pfizer-Biontech.
Un giorno particolarmente sentito, dopo 11 mesi di tragedia nuda e cruda, divenuto senz’altro un evento mediatico ma che porta con sé l’attesa di tutti gli abitanti del globo di poter dire ‘addio’ all’incubo che li attanaglia dall’inizio del 2020.
Da ogni dove arrivano messaggi ricchi di conforto e di aspettativa per il prossimo futuro.
Come quello della Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen che assicura “abbiamo vaccini per tutti, iniziamo a voltare pagina”, del Presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte “oggi l’Italia si risveglia; questa data ci rimarrà per sempre impressa”, del Ministro della salute Roberto Speranza “èil giorno che aspettavamo da tempo. La strada è ancora lunga, ma finalmente abbiamo il vaccino”; del Ministro degli esteri Luigi Di Maio “comincia l’ultimo miglio di questa lunga pandemia, presto inizieremo a vedere l’arrivo”.
Anche Papa Francesco, per il tramite di Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha fatto sapere che quella di oggi è “una luce che si accende in un tunnel finora molto buio ma chiede nello stesso tempo una grande responsabilità: affinché il vaccino sia davvero un atto d’amore deve essere disponibile per tutti e in tutti i Paesi“.
Insomma di far polemiche non si sente neanche il bisogno, neanche davanti alle diverse dotazioni di vaccino pervenute in Europa: 9.750 quelle consegnate in Italia (che dal 28 dicembre ne avrà 470mila alla settimana) contro le 150mila della Germania e le 19.500 della Francia.
Vaccine day, Spoleto al centro
Se i primi cinque vaccinati d’Italia si sono avuti alle 7.20 di questa mattina all’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma (la professoressa Maria Rosaria Capobianchi, l’infermiera Claudia Alivernini, l’operatore socio-sanitario Omar Altobelli e due medici infettivologi Alessandra Vergori e Alessandra D’Abramo), in Umbria, all’Ospedale covid di Spoleto, la prima somministrazione è partita poco dopo le 10 con il vaccino fatto alla dottoressa Michela Cardamone (leggi il servizio).
A seguire una sessantina tra medici, infermieri, operatori sanitari e ammnistrativi delle 4 aziende ospedaliere, mentre una ventina di pazienti della Rsa di Perugia sono stati vaccinati in tarda mattinata.
Vaccine day, chi esulta
Sono le 10,30 quando il Commissario De Fino esce dagli ambulatori del San Matteo degli Infermi per un primo, veloce incontro coi giornalisti.
Vicino a lui Mario Mancini che ha voluto assistere alla prima vaccinazione in qualità di consigliere comunale con delega a “sanità e ospedale” (anche se l’opposizione proprio in questi giorni ha accertato che il sindaco De Augustinis non gli ha mai rilasciato alcuna delega o nomina in tal senso; situazione che rischia di compromettere le attività che Mancini sta portando avanti, specie in Ospedale).
“Il sindaco si scusa ma non ha potuto partecipare per impegni istituzionali precedenti, oggi è una giornata importante perché si raggiunge un traguardo e si parte per un progetto ancora più importante” esordisce Mancini.
“Il traguardo raggiunto è fondamentale perché si sono bruciate le tappe; si parlava di mesi, mesi, anni per il vaccino, invece fortunatamente è stato disponibile in tempi molto più rapidi del previsto.
Ora dobbiamo affrontare tutti lo stesso percorso; l’invito quindi è di vaccinarsi tutti perché è l’unica arma che ci permette di debellare questo maledetto virus. L’appello lo rivolgo a tutta la cittadinanza di essere disponibile a vaccinarsi e di rispondere alla chiamata della Usl, sperando che sia abbastanza veloce come ci si augura e come sembra che sia”.
Un messaggio, quello del capogruppo di Laboratorio (la lista civica del sindaco De Augustinis) in linea con il sentire di tutte le autorità. Non proprio con quella del primo cittadino arrivato di lì a poco.
Subito dopo la breve dichiarazione, Mancini ha comunque abbandonato la struttura sanitaria.
Vaccine day, chi alza l’attenzione (e la tensione)
Chi non sembra invece sulla stessa lunghezza d’onda di Mancini, o quanto meno ritiene di spostare su altro la comunicazione, è il primo cittadino di Spoleto, Umberto De Augustinis il quale, dopo aver “apprezzato la scelta di partire con la campagna vaccinale proprio dall’ospedale di Spoleto” , approfitta della giornata europea del Vaccine day per alzare l’attenzione (e la tensione) sui problemi del nosocomio della città del festival.
Così alle 11,40, in piena tormenta mediatica, il sindaco lancia alle redazioni la propria nota che surriscalda la polemica avviata con la Regione, “rea” di aver trasformato l’ospedale di Spoleto in nosocomio covid.
Leggiamo: “Allo stesso tempo ritengo però quanto mai indispensabile, soprattutto oggi, ribadire la necessità di definire una programmazione per il graduale ripristino dei servizi sanitari al San Matteo degli Infermi.
È indispensabile superare questa situazione di emergenza, che di fatto continua a sottrarre servizi ai cittadini di Spoleto e dei comuni limitrofi, per tornare a ragionare insieme del futuro della sanità in Umbria e delle funzioni dei vari presidi ospedalieri.
È in questa prospettiva che va avviato quanto prima un confronto sul Piano Sanitario Regionale: Spoleto ha bisogno di recuperare un livello di assistenza sanitaria sul territorio che garantisca la salute dei suoi cittadini, tornando innanzitutto agli standard pre Covid.
Per farlo, soprattutto in un’ottica di miglioramento della sanità pubblica, c’è bisogno di programmazione e di azioni concrete”.
Solo in chiusura il Sindaco fa un riferimento a quanto avvenuto dalle prime ore dell’alba, cioè al vaccine day, salvo però richiamare i “tragici errori del passato“: “Certamente la somministrazione del vaccino é un fatto importante e non può valere solo in chiave di promozione mediatica, perché altrettanto importante sarà evitare gli errori tragici del passato per fornire ai cittadini rassicurazioni vere e, soprattutto, serie sul futuro sanitario della Regione e della Città”.
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